Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “la Stampa”
BENJAMIN NETANYAHU IN COPERTINA SU TIME
Il volto leggermente asimmetrico, con la palpebra un po' calante sull'occhio destro e un lieve rigonfiamento del labbro superiore sinistro. Dettagli che conferiscono all'espressione di Benjamin Netanyahu un'aria cupa. Così l'ha colto Paolo Pellegrin, autore dello scatto in bianco e nero per la copertina del magazine statunitense Time che titola "Bibi in guerra".
[…] Alcuni giornalisti israeliani non l'hanno presa bene. Frustrati e infuriati con il premier - che fin dall'inizio della guerra si sottrae a interviste di approfondimento con la stampa locale - hanno approfittato della trascrizione integrale dell'intervista registrata dal collega del magazine statunitense, Eric Cortellessa, per fare le pulci alle dichiarazioni e alle risposte di Netanyahu. E per denunciarne il comportamento discriminatorio verso i media di casa sua.
«Bibi ci evita per sfuggire a domande difficili e controlli», ha scritto su X Nadav Eyal, commentatore politico per Yediot Ahronot, il più diffuso quotidiano israeliano. Ad esempio, mette in risalto Eyal, ha «ambiguamente» affermato che «tutto l'apparato di difesa ha detto che Hamas era stato dissuaso. La verità è che lo Shin Bet israeliano, l'organismo responsabile dell'arena palestinese, ha ripetutamente avvertito che Hamas stava pianificando la sua guerra d'indipendenza. L'Idf la pensava diversamente. Bibi ha preso la decisione sbagliata». [...]
benjamin netanyahu con i soldati israeliani a gaza
A elencare, punto per punto in una serie di tweet, le «bugie» di Bibi (il diminutivo con cui è universalmente noto Netanyahu) è il reporter israeliano Barak Ravid che, da Washington, scrive in ebraico per la testata online Walla! e per quella statunitense Axios ed è un commentatore regolare delle relazioni tra Israele e Stati Uniti per la Cnn.
Ad esempio, Ravid sottolinea un passaggio dell'intervista sul finanziamento della fazione palestinese di Gaza da parte di Doha. «Perché - domanda Cortellessa - lei e il suo governo avete permesso al Qatar di finanziare Hamas?». «Ebbene - gli ha risposto Netanyahu - non è stato solo il mio governo. Anche il governo precedente, quello prima di me, e il governo successivo». Un'affermazione «falsa», commenta il reporter israeliano, perché «il trasferimento sistematico di denaro del Qatar a Gaza è iniziato nel 2018, quando era lui primo ministro».
Un'altra «bugia significativa» contenuta nell'intervista al Time riguarderebbe la questione della "conceptzia", un termine usato per spiegare il presupposto, andato in frantumi il 7 ottobre, che, messo alla prova di dover governare la Striscia di Gaza, Hamas sarebbe stato sensibile alla tranquillità economica e, per questo, "scoraggiato".
Nel dialogo con il giornalista statunitense, Netanyahu attribuisce la responsabilità di questa "conceptzia" solo al sistema di sicurezza. «Il 7 ottobre ha dimostrato che coloro che affermavano che Hamas era scoraggiato si sbagliavano - risponde Bibi -. Anzi, non ho messo in discussione abbastanza il presupposto comune a tutte le agenzie di sicurezza». «Una bugia», decreta Barak Ravid. «Ed eccone un'altra - continua -. Ha negato di aver mai voluto annettere la Cisgiordania».
«Non ho cercato l'annessione. Ho spiegato che il nostro obiettivo è raggiungere una soluzione negoziata», ha precisato Netanyahu nell'intervista. E ha aggiunto: «Finora non è successo, e spero che accadrà un giorno, ma non riesco a vederlo accadere senza un cambiamento sostanziale nell'Autorità nazionale palestinese».
PROTESTE CONTRO BENJAMIN NETANYAHU
Ravid contesta le sue parole e sostiene che la realtà è «all'opposto. Nel 2020, Netanyahu ha tentato due volte di approvare una risoluzione del governo per l'annessione del 30% della Cisgiordania, ma ha dovuto arrendersi di fronte all'opposizione dell'amministrazione Trump».
Ma la domanda che Eric Cortellessa desiderava porre al premier israeliano prima di tutte le altre, arriva a circa un terzo della conversazione durata 66 minuti, il 4 agosto, nell'ufficio del Primo Ministro a Gerusalemme. E cioè: «Si scuserebbe proprio qui, adesso?» per i fallimenti che hanno portato al massacro del 7 ottobre nelle comunità israeliane nel Sud del Paese, a ridosso della Striscia di Gaza.
È messo alle strette dalla domanda diretta, Netanyahu. Non che non l'avesse messa in conto, naturalmente. E trova la scappatoia in una espressione di mezze scuse: «Non credo che possiamo farlo adesso, nel mezzo di una guerra. Scusarsi? Certo, certo. Mi dispiace, profondamente, che sia successo qualcosa del genere. E ti guardi sempre indietro e dici, avremmo potuto fare cose che avrebbero potuto impedirlo?». Non è ancora tempo, per Bibi di rispondere a questa domanda.[...]
proteste contro il governo di benjamin netanyahu in israele 8 proteste contro il governo di benjamin netanyahu in israele 9