Enrico Marro per il “Corriere della Sera”
Si apre una settimana decisiva per la tenuta della maggioranza. Oggi si terrà il Consiglio dei ministri che dovrebbe decidere la struttura di governance dei 209 miliardi di euro del Recovery fund, ma i ministri renziani sono pronti a dare battaglia, sino alla minaccia di votare contro le decisioni del premier, perché non condivise con gli alleati.
E la stessa riunione del governo potrebbe essere solo interlocutoria.
Mercoledì invece in Senato si voteranno le risoluzioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, in primo luogo sulla riforma del Mes, e anche qui la maggioranza traballa, perché Forza Italia al contrario del recente passato non sosterrà il governo, e almeno una cinquantina di senatori del Movimento 5 Stelle non sono d' accordo sulla riforma. Un tentativo di mediazione è in corso ma non è detto che vada tutto liscio.
Sulla gestione del Recovery che dovrebbe essere approvata oggi dal Consiglio dei ministri i renziani ormai parlano apertamente di «maggioranza nella maggioranza», di non essere più disposti a tollerare il metodo di lavoro del capo del governo, la ministra Teresa Bellanova dice di «aver appreso dai giornali del Cdm e dei suoi contenuti. Non voteremo documenti al buio», è la minaccia di Italia viva.
Un vertice di maggioranza molto teso si è svolto ieri sera proprio per cercare un punto di incontro su entrambi i temi. Per Iv hanno partecipato sia Maria Elena Boschi che Ettore Rosato, ma hanno abbandonato la riunione prima della fine. Conte avrebbe garantito loro un' ulteriore pausa di riflessione sulla governance del Recovery. Prima del Cdm di oggi potrebbe essere convocato un altro vertice oppure lo stesso Cdm potrebbe servire per illustrare ai ministri il piano per il Recovery senza alcuna decisione. Insomma ancora tutto in alto mare, potrebbe anche saltare tutto.
maria elena boschi ettore rosato
La maggioranza rischia anche sul voto che riguarda il Mes, perché il M5S sta addirittura lavorando ad una risoluzione autonoma e i firmatari potrebbero essere una quarantina di senatori, anche se Vito Crimi, capo politico del Movimento, assicura che «verrà trovata una sintesi, a noi basta che si dica che non prenderemo i 37 miliardi per le spese sanitarie, sul resto si può guardare avanti». Insomma una cosa è la riforma del Mes, su cui l' Italia darà il via libera a Bruxelles, un' altra è il suo utilizzo.
Il Consiglio dei ministri di oggi in teoria è stato convocato per approvare un documento e una norma. Il primo, che verrà inviato al Parlamento e poi a Bruxelles, dovrebbe contenere una ripartizione delle risorse del Next Generation Eu destinate all' Italia tra i 6 capitoli del piano già anticipati dal governo. Le cifre sono state anche ieri continuamente aggiustate, in collegamento costante con Bruxelles. Dei 209 miliardi di euro che l' Ue destinerà nei prossimi tre anni al nostro Paese, le prime due voci, ovvero Rivoluzione green (misure per la transizione verso l' economia verde) e Digitalizzazione del Paese, a partire dalla Pa, dovrebbero assorbire più della metà; 30-35 miliardi andrebbero alle Infrastrutture, e 20-25 a testa a Salute, Istruzione e ricerca, Inclusione sociale.
Ogni capitolo verrà riempito in seguito con progetti dettagliati (una sessantina).
Quello che dovrebbe assorbire più risorse è il nuovo programma Industria 4.0 per l' ammodernamento tecnologico delle imprese (circa 30 miliardi). Solo una parte dei 209 miliardi, intorno a 120 miliardi, sarà di risorse che andranno a finanziare nuovi progetti. Il resto sostituirà finanziamenti nazionali già previsti.
La norma che dovrebbe uscire dal Cdm è invece l' emendamento sulla governance del piano che l' esecutivo presenterà alla legge di Bilancio. A guidare l' attuazione del Next Generation Eu in Italia sarebbe una cabina di regia a Palazzo Chigi, formata dal premier e dai ministri dell' Economia Roberto Gualtieri e dello Sviluppo, Stefano Patuanelli (5 Stelle). Per seguire l' attuazione del piano verrebbe costituita una task force di 6 manager, con 90 tecnici (ma anche questo numero è in discussione) alle loro dipendenze. I manager saranno figure operative, con poteri sostitutivi rispetto ad amministrazioni inadempienti.
Intanto 24 Regioni europee, tra cui Lazio ed Emilia-Romagna, scrivono a Bruxelles per chiedere di essere coinvolte nel piano.