Estratto dell’articolo di D. F. per il “Corriere della Sera”
benjamin netanyahu yoav gallant benny gantz
Yoav finisce di parlare e Benny gli stringe la mano. Benny finisce di parlare e Yoav gli stringe la mano. Prima di andarsene dopo il discorso alla nazione, […] i due ex generali si abbracciano mentre Benjamin Netanyahu riordina da solo i fogli degli appunti qualche metro più in là.
Anche sabato sera tutti e tre portavano la camicia scura: eppure Gallant, il ministro della Difesa, e Gantz, suo predecessore ed ex capo di Stato Maggiore, sembrano gli unici ad aver fatto spogliatoio nella stanza del consiglio ristretto di guerra.
Benny ha lasciato l’opposizione a tempo, per la durata del conflitto, perché ha passato 38 dei suoi 64 anni in divisa e non ha potuto sottrarsi alla chiamata per l’emergenza nazionale. Yoav a Netanyahu si è opposto, è stato licenziato a parole, mai cacciato sul serio: aveva osato chiedere di fermare il piano giustizia portato avanti dal governo e contestato da migliaia di israeliani perché considerato anti-democratico.
A preoccupare il ministro era soprattutto la frattura nelle forze armate, con il rifiuto di presentarsi tra i riservisti delle squadre speciali e dell’aviazione. Per mesi […] ha provato ad avvertire il governo e il suo capo dei pericoli che stavano crescendo su più fronti.
La madre Fruma, morta a maggio, era arrivata dalla Polonia nell’allora Palestina sulla nave Exodus, ma rispedita dai britannici con la famiglia nell’Europa sotto dominio nazista.
La sera del benservito ricevuto da Netanyahu un video mostra Gallant che ascolta la sua voce, la mamma gli dice di star tranquillo: «Sei in gamba e tutto si sistemerà». A non sistemarsi era stata la sua nomina a capo di Stato Maggiore […]: l’ascesa ai vertici era saltata per presunte irregolarità nell’acquisto di alcuni terreni in Galilea, dove abita.
L’incarico è andato a Gantz che da comandante delle forze armate ha combattuto i quasi due mesi di conflitto con i fondamentalisti tra luglio e agosto del 2014. […] Gallant ha un anno in più e tra i due è giudicato il più bellicoso. È lui che ha spinto […] per un attacco preventivo contro l’Hezbollah libanese ed è a lui che si è rivolto direttamente Lloyd Austin, il segretario alla Difesa americano, per scongiurare reazioni massicce ai continui bersagliamenti di truppe e civili sul confine nord effettuati dai paramilitari sciiti sponsorizzati e armati dall’Iran.
2. NETANYAHU PENSA A UN RUOLO PER BLAIR
Estratto dell’articolo di Salvatore Drago per “La Verità”
TONY BLAIR - BENJAMIN NETANYAHU
Nessun cessate il fuoco. Nessun passo concreto sulla strada che porta alla risoluzione diplomatica del conflitto tra Israele e Hamas. Lo Stato ebraico punta alla vittoria militare e non ha alcuna intenzione di fermare l’offensiva all’interno della Striscia di Gaza. È quanto è trapelato ieri dalle parole di Benjamin Netanyahu nel corso di una visita al battaglione di ricognizione del deserto, l’Unità 585: «Noi vinceremo. Non ci saranno pause. Stiamo andando verso la vittoria totale», ha detto ai soldati il premier israeliano.
Bibi, però, deve fare i conti sul fronte interno con le bordate dal leader dell’opposizione, Yair Lapid, che lo ha pubblicamente invitato a rimanere focalizzato sulla guerra e sulle condizioni economiche del Paese, anziché incolpare altri per ciò che è successo il 7 ottobre; e su quello esterno con le opinioni pubbliche e la pressione internazionale di gran parte dei governi. Si spiegherebbe così l’indiscrezione lanciata ieri dal sito di informazione Ynet secondo cui Netanyahu avrebbe chiesto a Tony Blair di assumere il ruolo di coordinatore umanitario per la Striscia di Gaza.
L’ex primo ministro britannico nel suo curriculum vitae può vantare l’esperienza di inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente, quel gruppo creato a Madrid nel 2002 a cui appartengono Stati Uniti, Russia, Ue e Onu. Dal 2007 al 2015 Blair partecipò a diverse missioni, in una delle quali, nell’agosto del 2009, presentò un piano di pace che includeva nei negoziati la presenza sia di Hamas che di Hezbollah.
TONY BLAIR - BENJAMIN NETANYAHU
Ora, stando agli alti funzionari anonimi citati dal portale israeliano, Tel Aviv prova a giocare questa carta per attenuare le inquietudini provenienti dall’estero in merito alle condizioni umanitarie causate dall’intervento militare e al prezzo fin qui elevatissimo che stanno pagando i civili. Dall’ufficio di Blair hanno commentato la notizia dicendo di non aver ricevuto alcuna offerta. […]