Massimo Lomonaco per ANSAmed
Mentre Israele si prepara a nuovi provvedimenti restrittivi per affrontare l'emergenza coronavirus, il premier incaricato Benny Gantz ha ricevuto il mandato e si è messo subito al lavoro per costruire la tela del prossimo governo. Ma la strada per un governo nazionale che ha promesso al presidente Reuven Rivlin appare ad ora in salita, segnata - come sempre in queste 3 ultime elezioni - dal rebus Benyamin Netanyahu e dalla sua coalizione. "Farò - ha detto l'ex capo di stato maggiore dal pugno di ferro in guanto di velluto - ogni sforzo per costituire nel giro di alcuni giorni un governo nazionale patriottico e il più largo possibile al servizio dell'intera popolazione di Israele".
"Guiderò un governo - ha insistito escludendo qualsiasi ritorno alle urne - per curare la società israeliana sia dal coronavirus sia dal virus dell'odio e delle divisioni interne". Nonostante i media parlino di qualche timida apertura fra le parti, i segnali non sembrano andare nella direzione di quel governo nazionale sollecitato alla vigilia da Rivlin quando ha riunito i due contendenti nel suo studio. I leader dei partiti della coalizione di destra (dai religiosi agli altri) che Gantz ha contattato telefonicamente gli hanno fermamente fatto presente di rivolgersi a Yaariv Levin, l'uomo del Likud - designato da Netanyahu - per trattare con l'opposizione a nome di tutti.
Destinato a destreggiarsi fra l'appoggio del leader Avigdor Lieberman che non vuol sentire parlare di coalizione con i partiti arabi e con quest'ultimi decisi ad alzare il prezzo del sostegno, Gantz tuttavia non è sembra per nulla intimorito. E non ha esitato ad assestare due fendenti a testimonianza del suo pugno di ferro. Alla Knesset appena inaugurata - dove i nuovi deputati hanno giurato a 3 a 3 per le precauzioni da Covid 19 - ha presentato subito la richiesta di votare per il nuovo presidente con l'obiettivo di rimuovere dalla carica Yuli Edelstein, un fedelissimo di Netanyahu.
benny gantz benjamin netanyahu
Di fronte alle rimostranze e ai temporaggiamenti di questi, ha minacciato bruscamente il ricorso alla Corte Suprema se Edelstein continuasse a bloccare la votazione. Ma il colpo più forte lo ha portato facendo presentare dal suo partito ben 3 proposte di legge tutte volte ad impedire la permanenza di Netanyahu come primo ministro, sia per il numero dei mandati, sia per la sua incriminazione. Mossa subito doppiata da una simile proposta presentata dal partito di Lieberman.
Queste iniziative legislative hanno mandato su tutte le furie il Likud che le ha bollate come un evidente "ostacolo irresponsabile e cattivo" ai negoziati per il governo di unità in un momento di "crisi internazionale e interna", con riferimento alla pandemia in atto. E che Israele si trovi alla vigilia di un nuovo inasprimento di regole lo indica la volontà del ministero della sanità di portare il paese ad un lockdown più massiccio, almeno in quelle aree dove la diffusione del Covid19 è maggiore.
I media hanno riferito a questo proposito della cittadina ortodossa di Kiryat Ye'arim, non distante da Gerusalemme. E in previsione di un aumento dei casi - ad ora circa 277 - il Fronte del Comando interno ha annunciato che potranno essere requisiti alberghi (ora vuoti di clienti) da destinare ai pazienti in convalescenza.