Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 3
Trumpisti contro moderati, populisti contro liberal-popolari. Il fine settimana non sarà magari risolutivo per i destini del centrodestra, ma la sfida si delineerà nitida. Sabato, a Firenze, la manifestazione per il No al referendum della Lega. In cui Matteo Salvini indicherà con ogni chiarezza la fine del centrodestra così come è stato negli ultimi vent' anni per tenere a battesimo la «cosa» populista. A Padova, Stefano Parisi pronuncerà un discorso che i suoi annunciano come «importante» per chiamare a raccolta i suoi sostenitori e quelli che il centrodestra di domani se lo immaginano tutto diverso da quello del leader leghista.
In Santa Croce, a Firenze, ci sarà certamente Giorgia Meloni con i Fratelli d' Italia. Qualcuno di Forza Italia ci sarà. Certamente il consigliere politico del partito, Giovanni Toti, che nelle ultime settimane non ha affatto nascosto di credere in un nuovo corso a trazione diversa da quella del passato. Il governatore ligure respinge però con fermezza l' ipotesi di rotture con Forza Italia: «Da quando sono entrato in politica ho sempre detto una cosa sola: uniti vinciamo».
DANIELA SANTANCHE E DIMITRI DASBURGO
Certamente, aggiunge, «questo non ci esime dal ragionare sul futuro e sulla possibilità di allargare la coalizione». E questo è un ragionamento da cui «non è esentato nessuno, neppure Silvio Berlusconi». E come mai in molti sono convinti che lei sia pronto alla svolta? «Perché io parlo. E in molti scaricano sui miei ragionamenti di puro buon senso tutti i nervosismi che ci sono dentro al partito».
E a Firenze ci sarà certamente anche Daniela Santanchè, che attribuisce alla sua presenza il valore di una scelta di campo: «È il tempo delle scelte. Ma io credo che non si possa diventare trumpiani il giorno dopo la sua vittoria, così come non si potrà dirsi a favore di un certo modello dopo che Renzi sarà stato mandato a casa». Senza nascondere che «al referendum si vota per il merito del quesito, ma anche per mandare a casa Renzi. Se a qualcuno non interessa, affari suoi».
Alla giornata di domani Salvini pensa da tempo. Non per nulla la manifestazione sarà a Firenze, la città di Matteo Renzi. E non per nulla ieri il capo leghista è arrivato sin quasi sulla soglia di casa del premier, a Rignano sull' Arno. Per dire che di essere «pronto anche domani mattina a sfidare il premier-segretario del Pd. Se me lo chiedono, io ci sono».
Il capo leghista non ha ancora mostrato le sue carte, il modello del centrodestra del futuro è ancora coperto. Di certo, la benedizione della piazza per Matteo Salvini sarebbe un' investitura utile anche a placare i malumori interni alla Lega. E intanto, ieri è arrivata la benedizione di Luca Zaia. Il governatore del Veneto è un leghista storico ma non certo un estremista e per lui Matteo Salvini è «l' unico che può garantire un progetto che sia di rottura ma anche di governo».
A Padova, per l' iniziativa Megawatt di Parisi, si sentirà suonare tutta un' altra musica. Il «ristrutturatore» di Forza Italia fino a qui non ha fatto sentire la sua voce sulla vittoria di Donald Trump negli Usa. Ma i suoi annotano che «è servita a sbugiardare coloro che sostengono che una vittoria del No porterà a chissà quali crolli di sistema».
renzi referendum costituzionale
Il riferimento è al ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan che ha paventato un rialzo dello spread in caso di battute d' arresto per il governo. Ma la convinzione che regge la sfida dell' ex candidato sindaco di Milano è che il centrodestra italiano abbia bisogno di una trazione moderata. In caso contrario, i parisiani ne sono convinti, gli unici a ridere sarebbero Beppe Grillo e i 5 Stelle.