1. CI SONO DUE GIORGETTI: UNO FA IL MINISTRO DA ANNI, L’ALTRO LO CRITICA SEMPRE
Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”
GIANCARLO GIORGETTI AL MEETING DI RIMINI
Ormai è certo, i Giancarlo Giorgetti in circolazione sono due: uno fa il ministro da oltre tre anni e mezzo di fila in due governi, l’altro è un’analista indipendente che spesso si trova in disaccordo col primo e non manca di farlo notare pubblicamente.
Prendiamo il caso di venerdì. Il Giorgetti ministro era stato invitato al meeting di Rimini a parlare del tema “Il primo capitale dell’impresa è la persona”: a un certo punto però […] il Giorgetti analista indipendente ha sostituito il primo iniziando a criticarlo. Pnrr, Patto di Stabilità, incentivi, se non fosse tornato il ministro a un certo punto avrebbe detto che Giorgia Meloni deve dimettersi.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Partiamo dal Piano di ripresa italiano, duramente attaccato dal Giorgetti 2: “Nel mitico Pnrr abbiamo svariati miliardi per l’upskilling, il reskilling o il progetto Gol, il piano nazionale competenze. Potrei riempirvi di titoli che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica”.
In sostanza, dice l’analista, stiamo buttando miliardi in politiche attive gestite dallo Stato, mentre “è più efficiente l’apprendimento tirato dalle imprese e tarato sulle necessità delle stesse, rispetto a quello immaginato da qualche politico o burocrate”.
CETRIOLONI PER L ITALIA - MEME BY EDOARDO BARALDI
[…] Sempre a Rimini l’analista indipendente, nato a Cazzago Brabbia come il ministro a cui somiglia come una goccia d’acqua, prima di lasciare spazio al politico leghista – che del paese del varesotto fu a lungo sindaco – se l’era presa col nuovo Patto di Stabilità europeo firmato dal ministro e festeggiato come un buon compromesso da Giorgia Meloni:
“Anche nella misura in cui la politica volesse avere il pensiero lungo, subentrano delle regole, decise magari a livello europeo come le ultime del Patto di stabilità rinnovato, in cui il concetto di investimento, cioè il pensiero lungo, non è adeguatamente valutato e quindi costringe gli Stati a fare valutazioni di breve e di corto respiro”.
GIANCARLO GIORGETTI AL MEETING DI RIMINI
Il ministro dell’Economia – firmatario di quel Patto e impegnato in questi giorni a fornire a Bruxelles un piano settennale di consolidamento fiscale basato su quel testo – sarà sobbalzato sulla sedia.
Va detto che, quanto ai nuovi vincoli europei, questo è niente rispetto alla beffa del dicembre scorso, quando l’analista Giorgetti si presentò in Parlamento sotto le mentite spoglie di ministro e disse che il Patto appena siglato dall’Italia era non solo “prociclico”, cioè recessivo, ma che avrebbe comportato “il caos totale”.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
Pure l’ormai defunto Superbonus ha diviso i due Giorgetti. L’analista indipendente lo vedeva come il fumo negli occhi, il ministro non faceva nulla per fermarlo: il bonus edilizio era entrato in vigore a luglio 2020, solo sette mesi prima che il leghista diventasse ministro con Draghi per poi non solo lasciar correre il 110%, ma persino inserirlo tra gli interventi strategici del Pnrr. Roba da matti.
E che dire di quando, siamo nell’ottobre 2022, il leghista diventò ministro dell’Economia? L’analista diceva cose tipo “il Superbonus mi fa venire il mal di pancia”, il politico partoriva tre decreti in un anno senza riuscire a fermare l’aumento dei costi per lo Stato[…]
giorgetti e il superbonus come lsd meme by rolli per il giornalone la stampa
I casi di litigi pubblici tra i due ormai sono moltissimi. Prendete il famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità: il ministro Giorgetti andava in giro a dire ai suoi colleghi che l’Italia non l’avrebbe mai ratificato, l’analista si vendicava mandando in Parlamento un parere del Tesoro in cui si sosteneva che il Mes conveniva e avrebbe addirittura abbassato i rendimenti dei titoli di Stato.
E le privatizzazioni? Il ministro le ha promesse all’Ue per incassare 20 miliardi in tre anni e dice che sono una grandissima idea, l’analista rivela in Parlamento che bisogna “uscire dalla logica contabile”, perché alla fine vendersi una quota di Poste o Eni di fatto è una perdita per lo Stato. Pensate cosa dirà Giorgetti quando avrà modo di leggere la manovra di Giorgetti...
giancarlo giorgetti in conferenza stampa 1
2. LA COMMEDIA ALL'ITALIANA DEL DEBITO
Estratto dell'articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
Se non fosse che tutta la politica italiana contiene elementi di commedia […] si potrebbe definire tale il modo in cui l'Italia affronta la trattativa con l'Europa sulla legge di stabilità […]. In tempi di governi populisti euroscettici come l'attuale, all'inizio c'è uno scontro semi ideologico, della serie: non ci piegheremo ai diktat dell'Unione.
E sorprende che in questo primo atto si sia impegnato il solitamente più discreto ministro dell'Economia Giorgetti, che ha dichiarato che i piani pluriennali europei gli ricordano l'Unione Sovietica. Dimenticando, però, di essere tra i firmatari del nuovo patto di stabilità, approvato in extremis prima dell'estate. Che prevede la possibilità di spalmare il rientro dal debito eccessivo in sette anni, a condizione che il Paese interessato […] porti avanti riforme come quelle della concorrenza (leggi: balneari) che l'Italia non ha alcuna intenzione o possibilità di realizzare.
A provarci a pronunciare un colossale "me ne frego!", fu tra gli altri il governo giallo-verde del 2013 guidato da Conte, che negoziò il passaggio da uno sfondamento del tetto di deficit al 2,04% da un 2,4, sperando che i cittadini non si accorgessero del ridimensionamento dei provvedimenti […].
Su questo aspetto si potrebbe scrivere il secondo atto della commedia: l'illusione di darla a bere al proprio corpo elettorale, delineato con sufficiente precisione tra autonomi, redditi medi e bassi, con interventi tampone e con promesse di miglioramenti che, si può scommetterci, l'anno dopo non arriveranno.
Si fa già fatica quest'anno a confermare il taglio del cuneo cioè i 100 euro in più in busta paga, con un debito che dopo aver infranto anni fa la barriera dei duemila miliardi, quest'anno si avvia a superare quella dei tremila: questa sì, una cifra seria, reale su cui c'è poco da scherzare.
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