GIORGETTI SE NE FACCIA UNA RAGIONE: CON IL PNRR LENTISSIMO, NON SI SCAPPA DA UNA MANOVRA “LACRIME E SANGUE” – IL DEF PARLA CHIARO: IL 90% DELLA CRESCITA DI QUEST’ANNO E L’83% DI QUELLA DEL PROSSIMO VIENE DAL RECOVERY. E, SE NON SI METTE A TERRA IL PNRR, L’ECONOMIA SI AFFLOSCIA ANCORA DI PIÙ – IL MINISTRO DELL’ECONOMIA PRESSA MINISTRI E SINDACI: “SPENDETE TANTO E SUBITO, ALTRIMENTI I CONTI SBALLANO” – MANCANO LE COPERTURE PER LA LEGGE DI BILANCIO. CI SONO 20 MILIARDI DI MISURE IN SCADENZA, COMPRESI IL TAGLIO DEL CUNEO E IRPEF...

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Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Pil lento e Pnrr lentissimo: i due crucci del governo, palesati dai bollettini di Bankitalia e Confindustria oltre che dalla stessa Ragioneria generale, sono legati. Se non si spendono i soldi del Piano europeo, il Pil si affloscia ancor più di quanto stia già facendo per un’economia in affanno. E se il Pil stenta, il deficit e il debito si alzano in quanto rapportati alla crescita. Ecco perché il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti va in pressing su ministri e sindaci: «Spendete tanto e subito, altrimenti i conti sballano».

 

Lo spiega lo stesso Def, il Documento di economia e finanza, firmato da Giorgetti a metà aprile. Il 90% della crescita di quest’anno dovrebbe venire dal Pnrr. L’83% di quella del prossimo. E il 73% del Pil previsto per il 2026. Un impatto elevatissimo. Che però la spesa Pnrr, ferma a 49,5 miliardi su 102,5 incassati, come rivelato da Repubblica ieri, rischia di vanificare.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto giorgia meloni giancarlo giorgetti raffaele fitto

Un problema. L’Italia ha due mesi per presentare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio di medio termine, figlio del nuovo Patto di stabilità che anche il governo Meloni ha votato (ma non i suoi europarlamentari). Se ne comincerà a parlare già domani, alla riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles. [...]

 

Il nostro Paese è in procedura per deficit eccessivo, per via del disavanzo al 7,4% dell’anno scorso che va riportatosotto al 3% del Pil, al ritmo di almeno mezzo punto in meno all’anno. Succederà, ma solo nel 2026. A partire dal 2027 — e poi per sette anni fino al 2033 — dovremo mettere a dieta anche il debito: un punto in meno all’anno. E nel contempo scendere al livello di sicurezza del deficit pari all’1,5% del Pil. Questo prevede il nuovo Patto Ue.

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

Come centrare gli obiettivi? Seguendo la quasi mitologica “traiettoria” della spesa che i Paesi dell’Unione dovranno disegnare, in discesa si intende. Per l’Italia significa stringere i cordoni, spendere solo per recuperare l’inflazione che si stabilizzerà attorno al 2%. In termini reali: non spendere. Se però il Pil fosse più basso di quantoatteso dal governo — e già ridimensionato da Bankitalia, dalla Commissione europea, dall’Ocse e dall’Fmi — i tagli alla spesa sarebbero inevitabili e dolorosi.

 

Il sentiero virtuoso della spesa (e quindi del deficit e più in là del debito) è già nei numeri del Def. Solo però se tutto rimane congelato, come in quelle pagine. Non sta andando così. L’obiettivo di crescita all’1% quest’anno è a rischio: Bankitalia conferma la previsione a 0,6%. Anche fosse allo 0,8%, considerando il giorno in più del 2024 bisestile, siamo sotto le stime del Def.

 

PACCO A SORPRESA - VIGNETTA BY MACONDO PACCO A SORPRESA - VIGNETTA BY MACONDO

L’1% è ancora possibile. Giorgetti ci crede. Ma sa — lo ha scritto nel Def — che di quell’1% lo 0,9% viene dal Pnrr. Da quali settori e missioni? C’è scritto anche questo. Principalmente dalla Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica. In particolare da due componenti: energia rinnovabile, idrogeno, reti e mobilità sostenibile e poi efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.

 

Se guardiamo alle riforme, quelle che spingono di più il Pil sono le politiche attive del lavoro: significa occupare più giovani e donne e più persone al Sud. Significa anche aumentare i posti negli asili nido. Poi ci sono le riforme della Pubblica amministrazione, della giustizia, della concorrenza e degli appalti.

 

Il prossimo anno il governo prevede un Pil in crescita dell’1,2% (Bankitalia dello 0,9%). Di questo 1,2%, come detto, un punto viene assicurato, nei calcoli del governo Meloni, dal Pnrr. Così anche nel 2026: lo 0,8% di maggiore crescita, su un totale di 1,1%, proviene dal Piano di resilienza che a Giorgetti piace poco, ma che c’è. Ed è la solo strada per riforme e investimenti esistente in Italia.

 

PNRR PNRR

Paradossalmente, allungare il Piano oltre il 2026 non conviene. Significherebbe spalmare nel tempo l’unica fonte di crescita. E la crescita ora è l’unica cosa che conta. A meno di non fare una “manovra lacrime e sangue” che però Giorgetti nega, pur sapendo di dover coprire 20 miliardi di misure in scadenza, tra cui il taglio di cuneo e Irpef.

FINANZIAMENTI EUROPEI FINANZIAMENTI EUROPEI

 

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