1. MELONI DOPO I CONTI SPIATI SI SENTE ACCERCHIATA: “VOGLIONO SOVVERTIRE IL VOTO”
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”
L’estate dei complotti sembra avere una coda autunnale, c’è solo da aggiornare il file. Quando al mattino a Palazzo Chigi si legge la notizia dei conti correnti spiati da un dipendente pugliese, poi licenziato, di Intesa Sanpaolo i fantasmi riemergono e lo schema è già pronto: «Siamo nel mirino».
La storia è tutta da capire e non ci sarebbero legami con l’inchiesta sui cosiddetti “dossieraggi”, gli accessi abusivi alla banca dati della procura Antimafia, denunciati per primo da Guido Crosetto, sulla quale pure non mancano i veleni interni.
GIORGIA MELONI E I DOSSIERAGGI
Per Giorgia Meloni, però, la vicenda di Bari è l’ennesima prova che contro di lei e il suo circolo più stretto ci sia qualcosa di «inquietante». È questo il termine che usa la premier con le persone con le quali al mattino scambia le prime impressioni, dopo aver letto l’articolo de Il Domani. Agli occhi di Meloni lo scopo di «questo continuo dossieraggio» sarebbe chiaro: «Utilizzare mezzi illeciti per tentare di sovvertire gli equilibri politici emersi dalle urne».
Non arriva a parlare di tentativi golpisti, come in passato ha fatto qualcuno, come il ministro della Difesa Guido Crosetto, anche perché confida «che gli anticorpi democratici del Paese e le sue istituzioni abbiano la meglio». […]
Meloni crede che qualcosa non torni in quello che legge in giro, altro motivo di inquietudine, per dirne una, sarebbe stata la pubblicazione di alcuni messaggi di Maria Rosaria Boccia, collaboratrice dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, usciti immediatamente dopo l’apertura dell’inchiesta della procura di Roma. E nell’elenco delle cose «inquietanti» la premier mette anche le chat interne al partito pubblicate, con tanto di screenshot, sempre dal Fatto Quotidiano.
giorgia meloni e giovanbattista fazzolari
L’inchiesta aperta dalla procura di Bari, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, potrebbe anche dare il là a qualche misura concreta. Il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari starebbe studiando con i propri uffici legislativi una misura per evitare che si ripetano episodi di questo tipo, dove, ne sono certi in Fratelli d’Italia, «sono saltati i controlli o quanto meno sono stati tardivi». […]
VINCENZO COVIELLO, IL BANCARIO CHE SPIAVA I POTENTI: È CACCIA AI POSSIBILI COMPLICI. «MA NON È UN HACKER»
Estratto dell’articolo di Niccolò Delvecchio per https://bari.corriere.it/
Uno spione solitario o un ingranaggio di un qualcosa di più grande che prevede anche la presenza di complici. E’ questo il grande dubbio che gli inquirenti devono risolvere nel caso di Vincenzo Coviello, il 52enne di Bitonto (Bari), ex dipendente della filiale Intesa Sanpaolo di Bisceglie finito al centro di un’inchiesta della Procura di Bari, per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato.
Gli accessi abusivi
Sposato, due figli, Coviello è sempre stato considerato un dipendente modello. Secondo quanto ricostruito finora, dal febbraio 2022 ad aprile 2024 avrebbe effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti di 679 filiali del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, compresa la premier Giorgia Meloni, la sorella Arianna, i ministri Santanché, Fitto e Crosetto, il presidente del Senato Ignazio La Russa e anche i governatori Luca Zaia e Michele Emiliano, oltre che il procuratore di Trani Renato Nitti e il capo della Dna Giovanni Melillo.
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I magistrati: «Verosimilmente ha agito in concorso con altri»
Inoltre, secondo quanto emerge dal decreto di perquisizione, Coviello «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare» (mandante e destinatario delle informazioni riservate), avrebbe compiuto accessi informatici abusivi «ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete».
Coviello, il «maniaco del controllo»
Giovedì 10 ottobre Coviello è stato perquisito e la polizia giudiziaria ha sequestrato smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici diversi, oggetto di verifiche forensi. «Sono un maniaco del controllo, ho fatto tutto da solo e comunque non ho mai scaricato documenti», ha detto agli inquirenti. Ma il compito degli investigatori è ora ricostruire se le cose stiano effettivamente così. […]
I dubbi degli inquirenti
GIORGIA MELONI SI INCAZZA CON I PARLAMENTARI DI FDI IN CHAT
Sono almeno due i punti che destano grandi perplessità tra gli investigatori chiamati a sbrogliare i dubbi: il gran numero degli accessi e la tipologia di persone controllate, molto vicine alle istituzioni. Il sospetto, ancora da verificare, è che Coviello non abbia fatto tutto da solo. Ecco perché le indagini sono ancora ben lontane dalla conclusione.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato Giorgia Meloni - foto lapresse