Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “il Domani”
GIORGIA MELONI E LA MANOVRA -VIGNETTA ALTAN
Matteo Salvini lo va ripetendo un giorno sì e l’altro pure. «La priorità è il cuneo fiscale, per aumentare stipendi e pensioni anche nel 2024». E proprio l’insistenza del leader della Lega suona come l’involontaria conferma che una delle misure bandiera del governo rischia di seriamente di uscire ridimensionata dalla prossima manovra. Succede che i conti non tornano, ma questo già l’avevamo intuito.
Solo che adesso, con l’approssimarsi di settembre, quando l’esecutivo dovrà predisporre la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), diventa sempre più chiaro che il peggioramento della congiuntura economica e i paletti imposti dall’Unione Europea imporranno all’Italia di tirare la cinghia molto più di quanto fosse prevedibile anche soltanto un mese fa.
L’ipotesi di partenza era quella di una manovra dell’ordine dei 35 miliardi di euro, ma più il tempo passa e più nelle stanze del Mef ci si rende conto l’obiettivo appare fuori portata.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CONFERENZA STAMPA MANOVRA
All’orizzonte, infatti, non si vedono entrate supplementari, tali da garantire nuove risorse destinate a finanziare la manovra. La tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche garantirà quasi certamente una somma di molto inferiore ai 2,5 miliardi ipotizzati da principio, forse solo la metà. […]
La soluzione più logica, sul piano strettamente contabile, sarebbe quindi quella di agire sul fronte delle spese, per limitare l’impatto di alcune delle misure previste per il 2024. Ed è a questo punto che perfino la proroga al 2024 della riduzione del cuneo fiscale finisce pericolosamente in bilico. […]
giorgia meloni conferenza stampa sulla manovra 3
Dal prossimo gennaio però il provvedimento va rifinanziato. In caso contrario si torna alla casella di partenza, con il risultato che gli stipendi finirebbero per diminuire. Una prospettiva, quest’ultima, che sarebbe politicamente insostenibile. D’altra parte, però, non è da escludere un intervento soft, utile a racimolare qualche miliardo, tenendo in piedi l’impianto della norma in vigore e limando solo di poche decine di euro mensili gli effetti sulle buste paga.
Tradotto in cifre, significa che la conferma integrale della riduzione del cuneo fiscale verrebbe a costare intorno ai 13 miliardi. Manovrando sulle percentuali si potrebbe però arrivare a dimezzare l’impatto finanziario del provvedimento, che scenderebbe quindi fino a circa 6 miliardi. Va detto che quella appena illustrata sarebbe una sorta di extrema ratio. D’altra parte, la lista delle alternative praticabili per far quadrare i conti appare sempre più corta.
Sulle pensioni, il costo previsto per evitare che si torni alla legge Fornero si aggira intorno al miliardo. Meno di così non si può spendere. Anche sul capitolo sanità saranno necessari almeno un paio di miliardi in più e sembra davvero difficile che il governo riesca a ridurre ulteriormente l’impatto di questa voce. […]
In base a quanto scritto nel Def approvato la scorsa primavera, il governo contava di finanziare tutte queste spese nel 2024 con risorse aggiuntive per 7 miliardi, destinate a salire a 7,5 miliardi l’anno successivo. Anche in questo caso, grasso che cola non ce n’è. Anzi, quei 7 miliardi preventivati ad aprile potrebbero addirittura aumentare.
Infine, andrebbero considerati i tagli alla spesa dei vari ministeri, la cosiddetta spending review, che in base al programma di governo l’anno prossimo dovrebbe aumentare di 300 milioni, toccando quota 1,5 miliardi. Visti i risultati di analoghe iniziative nel recente passato, ci sono molti dubbi che questo risultato venga effettivamente raggiunto. Insomma, il barile è quasi vuoto e tra i partiti della maggioranza è forte la tentazione di buttare la palla in tribuna. […]