GIORGIA NON HA CAPITO COSA SIGNIFICHI ESSERE PREMIER DI UN GRANDE PAESE – MELONI CONTINUA AD AGIRE COME LEADER DI PARTITO E NON COME PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. UN ERRORE CHE HA CONTRIBUITO ALLA DEBACLE EUROPEA: DOVEVA CAMBIARE LO STATUS QUO NELL’UE, È FINITA NELLA POLVERE – “REPUBBLICA”: “L’ITALIA OTTERRÀ UN BUON PORTAFOGLIO, DI CERTO NON UNO DI PRIMO PIANO, MA IL PAESE SARÀ TAGLIATO FUORI DALLE GRANDI SCELTE…” - SALVINI GODE: "C'È TOTALE SINTONIA CON GIORGIA"

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GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI

SALVINI, SENTITO MELONI PER MESSAGGIO, C'È TOTALE SINTONIA

(ANSA) - "Ci siamo messaggiati. Siamo in totale sintonia". Così il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini ha risposto ai cronisti che, a Montecitorio, gli chiedevano se ha sentito la premier Giorgia Meloni, dopo la conferma della presidente della Commissione europea a Strasburgo. Salvini ha aggiunto: "Sono contento della compattezza Lega-Fratelli d'Italia".

 

CHI PAGA IL CONTO DEGLI ERRORI

Estratto dell’articolo di Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2 giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2

Seduti, con i musi lunghi, mentre alla loro sinistra il resto dell’aula in tripudio regalava la standing ovation a Ursula von der Leyen. I deputati di Fratelli d’Italia a Strasburgo, guidati a distanza dalla premier Giorgia Meloni, ieri sono riusciti a mettere a segno un capolavoro politico.

 

Hanno rinforzato la “maggioranza Ursula”, arrivando ad allargare ai Verdi la base democratica ed europeista di Popolari, Socialisti e Liberali che governerà l’Unione per i prossimi cinque anni. E si sono messi nell’angolo: la destra italiana in Europa resta ininfluente. Fuori dai giochi. Naturalmente questo doppio storico risultato la premier e i suoi lo hanno messo a segno in modo del tutto involontario. Subendone il nefasto contraccolpo. Ma quel che più importa, e rammarica, è che a pagare il conto della disastrosa condotta della premier sarà l’Italia, per la prima volta nella storia fuori dai giochi Ue.

ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia

 

[…] Macron e Scholz, per quando azzoppati, hanno portato al bis di von der Leyen e all’allargamento agli ecologisti della maggioranza che dovrà reggere l’onda d’urto di Trump. Orbán, Le Pen e Salvini si sono invece posizionati all’opposizione, sperando che il tycoon vinca e li riconosca come veri interlocutori politici in Europa dando loro quella patente transatlantica che — oltre al sostegno di Putin — potrebbe finalmente sdoganarli a livello globale.

 

Meloni è rimasta a metà del guado. Fuori dal vagone di testa della Ue, e dunque meno forte nell’eventuale confronto con Trump, ed esclusa dai trumpiani d’Europa che sperano in una corsia preferenziale per Mar-a-Lago. […]

 

GIORGIA MELONI E VIKTOR ORBAN AL CONSIGLIO EUROPEO GIORGIA MELONI E VIKTOR ORBAN AL CONSIGLIO EUROPEO

Torniamo al 10 giugno, quando al risveglio la premier ha scoperto di essere l’unica leader Ue uscita vittoriosa dalle Europee. I numeri elettorali a Bruxelles contano. Ma la capa del nostro governo, tra attacchi ai diritti al suo G7 e sparate contro i partner, si è fatta estromettere dai negoziati che hanno portato al vertice europeo del 27 giugno in cui si è astenuta — prima volta per l’Italia — sul pacchetto di nomine Ue.

 

Nemmeno i suoi amiconi, come Orbán, si sono tirati fuori in modo così plateale. Ma Meloni aveva un piano: riunire le ultra destre Ue sotto le insegne del suo Ecr e — sopratutto — far pesare i suoi 24 voti a Strasburgo nella fiducia a Ursula, fino all’ultimo a rischio tra franchi tiratori e gelosie varie.

 

raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni

Le cose non sono andate così: Orbán da un lato, l’Afd dall’altro hanno creato due nuovi gruppi a destra dei Conservatori, rubando loro persino deputati. E Le Pen non ha sfondato in Francia. L’ambiguità di Meloni al tavolo con von der Leyen ha fatto il resto. La premier chiedeva alla tedesca un “riconoscimento politico”, ovvero una ammissione pubblica che la destra italiana era parte dei giochi Ue.

Ursula non poteva darla perché altrimenti avrebbe perso voti a sinistra, sospettando per di più che Giorgia volesse tradirla in Parlamento con un doppio gioco.

 

manfred weber si congratula con ursula von der leyen per la rielezione manfred weber si congratula con ursula von der leyen per la rielezione

Questa ambiguità, il trattare da capo di partito anziché da capo di governo, ha affondato Meloni, spingendo von der Leyen a convincere il suo partito, i Popolari, ad accettare l’abbraccio (finora impensabile) con i Verdi per evitare che saltasse tutto, consegnando al mondo un’Europa non governata nei prossimi mesi. Facendo un bel regalo a Putin e a Trump.

 

Come spiegare tutto questo agli italiani? Con il tipico vittimismo meloniano. «Von der Leyen si è consegnata ai Verdi, per noi impossibile votarla», ruggiva da Strasburgo Nicola Procaccini, salvo poi affermare — per cercare di mettere una toppa — che FdI punta comunque «a un rapporto costruttivo» con Ursula. Una piroetta impossibile che apre a foschi scenari.

ursula von der leyen rieletta presidente della commissione europea. ursula von der leyen rieletta presidente della commissione europea.

 

L’Italia con Raffaele Fitto otterrà comunque un buon portafoglio nella prossima Commissione Ue — ma di certo non uno di primo piano — tuttavia non grazie al suo governo, bensì per via del peso specifico del Paese. Che però sarà tagliato fuori dalle grandi scelte nei prossimi — turbolenti — cinque anni. Un danno per l’Italia e per la sua vulnerabile economia.

URSULA VON DER LEYEN NEL 2019 E NEL 2024 URSULA VON DER LEYEN NEL 2019 E NEL 2024 URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO antonio tajani giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

 

 

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