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IL PASSAGGIO A NAPOLI DEL FIGLIO DI HAFTAR IL GIALLO DEI CONTROLLI
Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
«Un semplice controllo di documenti che non ha avuto alcuna conseguenza»: così, fonti della polizia e dell’ intelligence italiane cercano di sminuire quanto accaduto alla fine di luglio all’aeroporto Capodichino di Napoli. A essere controllato è stato Saddam Haftar, figlio di Khalifa Haftar, il generale libico diventato interlocutore del governo italiano nelle trattative sulla gestione dei flussi migratori che provengono proprio dalle coste del Paese africano.
giorgia meloni e il generale khalifa haftar
Una vicenda che ha ancora lati oscuri e che è stata rilanciata ieri mattina dall’agenzia di stampa Nova […].Secondo quanto riferito da Nova «il giacimento petrolifero di Sharara, nel sud della Libia, è stato parzialmente chiuso nelle ultime ore da uomini armati affiliati al Comando generale dell’autoproclamato esercito nazionale libico (Enl) del generale Khalifa Haftar. Si tratta di un giacimento gestito da Akakus Oil Operations Company (una joint-venture che riunisce la Noc, la spagnola Repsol, la francese Total, l’austriaca Omv e la norvegese Statoil) ed è il più grande del Paese nordafricano […]».
giorgia meloni e il generale khalifa haftar
Qualche ora dopo l’emittente libica Al Ahrar sostiene che è stato Saddam Haftar «a ordinare la chiusura dopo che gli è stato notificato un mandato d’arresto spiccato dalle autorità spagnole mentre tornava in Libia dall’Italia». Una ritorsione, dunque, per quanto accaduto a Capodichino.
[…] Si sa che nel 2023 Haftar jr. è stato accusato di traffico d’armi dalla magistratura spagnola per aver gestito carichi destinati alla sua milizia. E proprio per questo le stesse autorità spagnole avrebbero inserito il suo nome nel sistema Schengen con una richiesta di «riservata vigilanza», vale a dire un’istanza a tutti i Paesi di segnalarne l’eventuale presenza sul proprio territorio.
Cosa che sarebbe accaduta il 22 luglio. Il giorno precedente Haftar era arrivato a Genova con un aereo privato e poi si è trasferito a Napoli. Una volta arrivato a Capodichino sarebbe stato proprio lui a confermare le proprie generalità dopo essere stato sottoposto al controllo dei documenti. Un trattenimento durato poco più di un’ora ma che […] avrebbe scatenato adesso la sua reazione.
Il portale Libya Observer sostiene infatti che non si sia trattato di un semplice controllo ma che «le autorità italiane avrebbero notificato a Saddam un mandato d’arresto e un avviso emessi dalle autorità spagnole in relazione al suo coinvolgimento nel contrabbando di una spedizione di armi intercettata dalla polizia spagnola diversi mesi fa». Versione che le autorità italiane negano.
[…] «Se ci fosse stato un mandato di arresto — si spiega — l’Italia sarebbe stata costretta a trattenerlo». Secondo fonti di intelligence il tentativo di alcuni media libici è quello di gettare ombre sull’Italia accreditando l’ipotesi che sia stato lasciato andare per non mettere a rischio i buoni rapporti tra il governo italiano e Haftar. Ad avvalorare la tesi della ritorsione è però anche il governo di unità nazionale (Gun), guidato dal premier Abdulhamid Dabaiba: «Il tentativo di chiudere il giacimento petrolifero di Sharara rientra nel quadro di nuovi tentativi di ricatto politico […]».
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