È UNA GIUNGLA O IL PARLAMENTO? – IL CEFFONE DI PAZZAGLIA A TAJANI, LO SCHIAFFO STORICO DI GANGI A BASSANINI, ILONA STALLER CON MOANA POZZI, ROBERTO FICO CHIAMATO "PRESIDENTE FICA" - QUELLA VOLTA CHE KISSINGER MINACCIÒ ALDO MORO FINO A FARLO SVENIRE - RETROSCENA E MISERIE DI MONTECITORIO E PALAZZO MADAMA NEL LIBRO "PARLAMENTO SOTTERRANEO" DELL’EX GIORNALISTA PARLAMENTARE DELL'ANSA, MARIO NANNI 

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Caterina Maniaci per “Libero Quotidiano

 

andreotti andreotti

Ci sono figure e figurine, attori protagonisti, comprimari e comparse nel gran teatro della politica e nel suo palcoscenico, e motore necessario, che è il Parlamento, in cui si intrecciano dramma e commedia.

 

Ecco comparire tra i primi Giulio Andreotti, che in origine voleva fare il medico, poi il prete, e infine approda alla politica e ne diventa protagonista assoluto, con le sue battute fulminanti, spesso originali, a volte "rubate", persino ai suoi amici cardinali. Come quella famosa, con cui fa scendere un silenzio di gelo nell'aula parlamentare, seguito da risate più o meno sommesse, in cui riconosce che «sono consapevole dei miei limiti, ma so anche che non sono circondato da giganti».

 

Alfredo pazzaglia Alfredo pazzaglia

La vita all'ombra del Parlamento passa tra i grandi protagonisti della prima e della seconda Repubblica, tra episodi clamorosi e altri meno noti. Come quella volta che Alfredo Pazzaglia, capogruppo del Movimento sociale italiano, affronta Antonio Tajani, cronista del quotidiano Il Giornale, e gli appioppa un sonoro ceffone, perché lo considera "colpevole" di aver scritto un articolo che non gli è piaciuto per niente. Un repertorio quasi inesauribile di ricordi, ritratti, episodi, che solo una grande e collaudata esperienza professionale è in grado di resuscitare e far tornare a nuova vita.

 

Un mondo di storie e di segreti, nascosto proprio nelle viscere di Montecitorio e di Palazzo Madama, di cui ben pochi conoscono i cifrari per rivelarli. Uno di questi è Mario Nanni, giornalista politico dal 1976 e poi giornalista parlamentare dal 1977, caporedattore della redazione politica dell'Ansa, una presenza costante e un riferimento per chi vuole fare questo mestiere.

 

ANTONIO TAJANI ANTONIO TAJANI

Nel suo nuovo libro che si intitola Parlamento sotterraneo. Miseria e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi, edito da Rubettino (pp. 234, euro 16), si entra in questo mondo e si comincia a conoscerlo meglio, seguendo i capitoli di questo memoir, saggio brillante, persino romanzo, e soprattutto testimonianza vivace di quello che è stata la vita del cronista parlamentare in anni decisivi.

 

berlusconi craxi berlusconi craxi

I CAPANNELLI

Vediamo da vicino, allora, la ribalta affollata dove entrano in scena leader, capi, gregari, comparse Andreotti, nei suoi lunghissimi anni di frequentazione dei palazzi del potere, ama conversare con i giornalisti, intorno a lui si formano vistosi capannelli, così come succede a Ciriaco De Mita, a Bettino Craxi, poi a Silvio Berlusconi e a molti altri.

 

ENRICO BERLINGUER ENRICO BERLINGUER

Enrico Berlinguer, invece, passa come una presenza fantasmatica, appare come un alieno nel Transatlantico, il lungo corridoio-passerella-salotto di Montecitorio dove avvengono incontri, scontri, si sussurrano o si gridano alleanze, tradimenti, amicizie, inimicizie.

 

Si è citato uno schiaffone plateale, ma nel libro ne viene ricordato uno davvero "storico", quello che si becca Franco Bassanini, il quale lascia il Psi per aderire alla Sinistra indipendente e il segretario amministrativo dei socialisti, Giorgio Gangi lo schiaffeggia davanti a tutti, in pieno Transatlantico.

 

franco bassanini franco bassanini

Figure e figurine, raccontate con la forza della presa diretta, anche quelle dimenticate, come Carlo Tassi deputato in perenne camicia nera, tranne il 25 aprile quando indossava quella bianca per dichiarare la sua estraneità alla ricorrenza.

 

SCIASCIA E BERLINGUER

Troneggia, tra le altre, la figura di Bettino Craxi, prima osannato leader e poi esule, o fuggiasco, a seconda dei punti di vista, condannato all'esecrazione generale, tanto che provare a mandare un fax ad Hammamet costa a Nanni una denuncia da parte di un poligrafico sospettoso.

 

CRAXI E GIULIANO AMATO CRAXI E GIULIANO AMATO

E i suoi giudizi taglienti, come la definizione di Giuliano Amato che Craxi fa a Nanni stesso e da lui puntualmente riferita: «Conosciamo le sue qualità. È un eccellente professionista che lavora a contratto».

 

E il cronista si domanda, riportando questo episodio: «Ma Craxi sarebbe stato Craxi senza Amato e viceversa?» Entrano in scena "monumenti" come Leonardo Sciascia descritto nel suo virulento litigio con Berlinguer e Guttuso, a cui si alternano silhouette stravaganti come Ilona Staller eletta nelle liste radicali che al suo esordio si presenta con Moana Pozzi in Piazza Montecitorio e nei suoi discorsi in aula chiamava tutti «cicciolino» fino a che nessuno ci fece più caso. Fatti e persone che hanno costruito la storia italiana, altri che ne hanno intessuto una trama più fine, quella del costume e delle "bizzarrie".

 

cicciolina moana pozzi cicciolina moana pozzi

In tempi più recenti, ecco la reazione del forzista Sestino Giacomoni che citato dal presidente della Camera Roberto Fico come Sestino Giacomini risponde con un «Presidente Fica». Ancora i grandi eventi, o meglio i retroscena che diventano le chiavi per interpretarli, o almeno tentare di farlo.

 

I veri scoop come quello di Mario Nanni legato ad Aldo Moro, il suo rapimento e il suo barbaro omicidio. Nel 1974 l'Italia è scossa da scontri, bombe - quella in piazza della Loggia - sequestri clamorosi; Moro comincia a contemplare la possibilità di un avvicinamento della Dc al Pci. Ma questo non è certo visto di buon occhio dagli Stati Uniti: quando il presidente Giovanni Leone si reca in visita ufficiale, accompagnato da Moro in veste di ministro degli Esteri, succede qualcosa di imprevedibile.

 

moro kissinger moro kissinger

«L'ho scoperto seguendo i lavori della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Moro», spiega l'autore, quando un senatore gli rivela che in quel viaggio Moro era stato minacciato direttamente da Henry Kissinger: se avesse proseguito nella sua politica di apertura ai comunisti, ne avrebbe pagato le conseguenze. «Moro ne rimase così scosso», rivela Nanni, «che andò a pregare nella chiesa di Saint Patrick a New York e svenne sulla panca».

 

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