Ilario Lombardo per la Stampa
Un capitolo più degli altri sta rendendo accidentato il percorso di nomine di sottogoverno.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
E certo sia Luigi Di Maio sia Matteo Salvini sapevano che prima o poi si sarebbe giunti al nodo delle Telecomunicazioni. Per tutto quello che significano, per l' importanza che ha quella delega, alle dirette dipendenze del ministero dello Sviluppo economico, le Tlc sono puro materiale incendiabile. Il più interessato osservatore si chiama Silvio Berlusconi, formalmente ancora un alleato di Salvini.
Il titolare del Mise, Di Maio, sta cercando di tenerle per sé, ma dal M5S spiegano che potrebbe facilmente cedere alla Lega per ottenere in cambio altro e levarsi da dosso una grana. Magari strapperà i Servizi, che ora sono in mano al premier Giuseppe Conte, ma che il capo politico grillino vorrebbe passassero al fedelissimo Vito Crimi.
Editoria e Cipe
Anche l' Editoria fa gola a Di Maio, soprattutto se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti avrà, come sembra, oltre allo Sport, il Cipe, cioè la cabina di regia dei grandi investimenti. In pole ci sono due giornalisti entrati nel Movimento: Primo De Nicola (a oggi più probabile) e Emilio Carelli, ma ancora non è deciso se l' Editoria farà capo a Palazzo Chigi o alla Cultura.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini
Vertice a palazzo Chigi
Al vertice, non risolutivo, di ieri sera a Palazzo Chigi, assieme a Conte e ai vicepremier Salvini e Di Maio c' era anche Giorgetti, il più attivo in queste ore sull' organigramma di sottogoverno. Il premier, atterrato ieri mattina dal Canada, imbottito di melatonina per riprendersi dal fuso, ha chiesto di concentrarsi su sottosegretari e viceministri, lasciando ai prossimi giorni le altre delicate caselle, come la Cassa depositi e prestiti.
Cencelli 2.0
Il Cencelli 2.0 che fa ripiombare la Terza Repubblica nella Prima prevede che a ogni ministro venga affiancato un vice del partito alleato. Così al ministero dell' Economia guidato dal prof in quota Lega Giovanni Tria, andrà la deputata dei 5 Stelle Laura Castelli, che avrà maggiori poteri sulla parte della programmazione pubblica. Gli altri due sottosegretari saranno di tendenza lumbard e hanno già lavorato assieme, anche se da avversari: il leghista Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio della Lombardia con Roberto Maroni, e Stefano Buffagni, consigliere regionale del M5S nello stesso periodo. Il Carroccio avrebbe voluto che fosse Garavaglia a vestire i panni di vice, ma su di lui pesa un processo per turbativa d' asta.
Otterrà comunque la delega al fisco, mentre Buffagni si occuperà delle partecipate.
Il Viminale
STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO
Lo schema adottato però sta complicando le scelte. Per esempio: chi dei grillini si prenderà la responsabilità di fare il vice di Salvini all' Interno? Si parla di Fabiana Dadone, ma potrebbe essere Crimi se l' operazione di Di Maio per consegnargli i Servizi non dovrebbe riuscire.
Certamente al Viminale il leader leghista si porterà Nicola Molteni, a cui vorrebbe delegare tutta la cruciale partita della sicurezza. Allo stesso modo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede vorrebbe l' amico Vittorio Ferraresi con sé in Via Arenula. Per non scoprire troppo il fianco del Senato, dove ogni voto si giocherà sul filo dei numeri, per le nomine Di Maio vorrebbe pescare tra i deputati o i non eletti, come Mirko Busto, al quale stava pensando per una carica in tema energetico e ambientale.
Sembrano invece confermate le indiscrezioni sullo staff di Conte a Palazzo Chigi: segretario generale sarà Giuseppe Busia, un passato nel Pd.
Mentre a capo dell' ufficio legislativo sarà Tommaso Donati, l' inseparabile tecnico che ha accompagnato Conte anche in Canada.
ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA giuseppe busia