Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Il governo smonta e rimonta il Pnrr. Per la terza volta in due anni. E deve ammettere, di nuovo, che una parte dei progetti e delle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza non vedrà mai la luce. Ritardi, troppi. Tempo, poco. Ecco perché Raffaele Fitto sta mettendo a punto il piano d’emergenza.
Una revisione tecnica che sposterà tra 3 e 6 miliardi, dalle misure che non vanno a quelle che sono in grado di assorbire più risorse. Il saldo totale non cambierà: l’Italia si impegna a spendere tutti i 194,4 miliardi del suo Piano, è la rassicurazione data alla Commissione europea dal ministro che a dicembre lascerà incarico e deleghe per entrare nella squadra di Ursula von der Leyen.
Per questo il fedelissimo di Giorgia Meloni punta a chiudere la revisione tecnica entro la fine dell’anno. E per questo, la settimana scorsa, a valle della visita dei funzionari della Commissione a Roma, ha deciso l’accelerazione. La task force della sua Struttura di missione, a Palazzo Chigi, dovrà trovare la quadra sulle modifiche con i tecnici dei ministeri. Tutti, nessuno escluso.
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Sotto osservazione sono finiti i fondi di Transizione 5.0, gestiti dal ministero delle Imprese di Adolfo Urso. I crediti d’imposta per le imprese sono legati alla transizione energetica. Il problema nasce proprio qui: da una prima analisi, il tiraggio è basso, tra il 60% e il 70%.
anna maria bernini foto di bacco
A fare i conti con la revisione sarà anche Matteo Salvini. Sotto l’egida del ministero delle Infrastrutture ci sono i 23,7 miliardi gestiti da Rfi per i lavori sulle ferrovie. La tabella di marcia procede spedita, ma serviranno modifiche ad alcune linee: la riflessione riguarda alcuni lotti della Salerno-Reggio Calabria. Potrebbero perdere risorse a vantaggio di altre tratte.
[…] i soldi potrebbero traslocare altrove, su altri capitoli di spesa. È quello che potrebbe accadere a un parte del finanziamento destinato alla realizzazione di 60 mila nuovi posti letto per gli studenti universitari. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha fatto già sapere a Fitto che non intendere rinunciare neppure a un posto.
Ecco perché ha messo a punto alcune soluzioni per provare a mantenere intatto il target finale: dall’eliminazione del vincolo del 70% per i posti singoli all’anticipo del 20% del contributo per i gestori delle residenze. Le proposte sono finite sul tavolo di Fitto e su quello di Bruxelles, ma la mediazione è in salita.
Ecco perché la ministra ha proposto al collega di chiedere all’Ue una proroga della scadenza del 30 giugno 2026, la deadline del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un terreno delicato, che Fitto non vuole violare. Soprattutto a ridosso dei passaggi finali per la sua nomina a commissario.
Al massimo mini-proroghe per chi è vicino al raggiungimento dell’obiettivo, sempre che Bruxelles dica sì. E soprattutto, è la regola di Fitto, deve essere il soggetto attuatore ad assumersi la responsabilità del mancato rispetto dei tempi. [...]
il video di giorgia meloni sul pnrr 4
Aggiustamenti che il futuro commissario prova a incassare prima di trasferirsi a Bruxelles. Ma sono anche nodi che lascia al successore. Perché anche questo implica la revisione del Pnrr: un ministro ad hoc. Giorgia Meloni pensava di affidare le deleghe del Recovery ai suoi sottosegretari a Palazzo Chigi. Convinta che il Pnrr può andare in autogestione. La sesta rata in arrivo, oltre la metà delle dieci tappe. Ma gli aggiustamenti impongono un nuovo regista. La ricerca è iniziata.
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