Francesco Guerrera* per “la Stampa”
*Direttore di Barron's Group in Europa
«Vaffanculo coronavirus». Così, in maniera poco British, Ant Middleton, ex-soldato dei marines britannici e, da anni, celebrità televisiva, ha annunciato su Instagram che continuerà a viaggiare, abbracciare i fan e stringere le mani di perfetti sconosciuti. Le parolacce di Ant sono musica per le orecchie di Boris Johnson. Il premier britannico sta adottando una strategia unica al mondo: invece di fare tutto il possibile per evitare il contagio, come in Cina e Italia, il governo di Londra vuole che il contagio avvenga.
Anzi, nei piani di Johnson, sarebbe ideale che il 60-80% dei sudditi di Sua Maestà si prenda il coronavirus.
È per questo che il governo inglese non ha promulgato nessuna misura di isolamento e che invece delle strade deserte, i teatri chiusi e gli autobus vuoti dell' Italia (e Francia, Spagna, Polonia, ecc...), questo weekend Londra si è trasformata nella propria versione cinematografica. Come in Notting Hill o Sliding Doors, un po' meno gente, più pulita e ordinata della «vera» capitale, ma sempre vivace, frettolosa e non certo pronta a rispettare le regole dell' Oms.
A prima (e seconda) vista, il progettto di Johnson sembra un' idea assurda, crudele e pericolosa. E allora ho chiamato (gli incontri di persona per un po' non si fanno) varie fonti per capire se, a dirla con un inglese più educato di Middleton, ci fosse del metodo nella sua follia.
Questo ho capito: il piano di Downing Street è più complesso e sofisticato degli schemi sino-italiani e potrebbe portare a risultati migliori.
Ma è anche più rischioso perché basato su una serie di premesse teoriche mai comprovate in pratica.
I britannici partono dal presupposto che moltissime persone verranno contagiate, a prescindere da cosa decidano le autorità. Il loro obiettivo non è, come in Italia, fermare l' epidemia, ma far sì che le risorse limitate dell' infrastruttura sanitaria siano capaci di assorbirne il picco e curare chi sta peggio. L' idea-chiave è quella dell'«immunità del branco» - basata sul fatto che chi sopravvive al virus non può contagiare. Secondo stime interne del governo, la protezione collettiva della Gran Bretagna si raggiungerebbe quando almeno il 60% della popolazione (circa 41 milioni di persone) avrà il virus.
CHRIS WHITTY BORIS JOHNSON CORONAVIRUS
Prima di allora, ci sono due obiettivi: controllare il tasso d' infezione in maniera che ci siano abbastanza letti, dottori ed infermieri; e cercare di «far ammalare» chi ha meno chance di morire. È così che si spiega la decisione - criticatissima - di Johnson di non chiudere scuole e non vietare assembramenti di massa come i concerti: il virus non è letale per gran parte di bambini e giovani.
I burocrati britannici parlano male della «ricetta italiana» di chiudere tutto. Secondo loro, misure così drastiche non possono durare a lungo prima che la gente si ribelli e ricominci a uscire, facendo impennare di nuovo il numero di casi. Gli esperti inglesi parlano di «equilibrio tra infezione e ospedalizzazione». Ma, anche con questo «equilibrio», i morti nel Regno Unito potrebbero essere tra gli 80.000 e il mezzo milione.
Sono cifre raccapriccianti (il totale mondiale sinora è circa 6.400 deceduti) ma, per Downing Street, questo è il modo migliore per risolvere la crisi una volta per tutte con le risorse sanitarie a disposizione. È una visione di «libero mercato della vita» che non sarebbe dispiaciuta a George Darwin o Adam Smith (entrambi britannici). Per molti è pura pazzia.
Pierre Andurand, hedge fund manager di spicco, ha detto su Twitter, che la politica di Johnson è «un omicidio di massa».
Per chi in Gran Bretagna ci vive, o per chi ha amici e parenti qui, questi sono giorni di ansiosa attesa: un branco sospeso tra la speranza dell' immunità e la paura della strage.
nadine dorries e boris johnson 1