Alessandro Barbera per ''la Stampa''
Carla Ruocco esce dal dibattito fra Mario Monti e il Cancelliere inglese Hammond con fare sicuro. Nota i cronisti al varco e alza le spalle: «Sono interessata al tema della povertà. So che qui è un tema centrale, non capisco la vostra sorpresa». La prima volta dei Cinque Stelle a Davos ha le sembianze di un' ambiziosa commercialista napoletana fasciata in un tailleur nero.
Se non si trattasse del Movimento di Beppe Grillo, in effetti nella presenza della Ruocco non ci sarebbe nulla di strano. Nei corridoi del World Economic Forum si mescolano da più di quarant' anni imprenditori e banchieri, politici e attori. Peccato che Grillo e i suoi abbiano costruito una violenta e solida retorica contro tutti i summit internazionali, si tratti della Trilateral o del Bildenberg, di Davos o del G20. «Mondo cane, mondo fame», titolava nel 2012 un post del leader dedicato proprio all' evento organizzato da Klaus Schwab.
L' invito alla Ruocco è evidentemente un segno dei tempi, così come lo era stato il tentativo di essere ammessi al gruppo dei moderati dell' Alde al Parlamento europeo. L' unico precedente pubblico di contaminazione dei Cinque Stelle con il mondo degli affari risale a due anni fa, quando il Forum Ambrosetti ospitò a Cernobbio il fondatore Casaleggio.
Della Ruocco nel programma ufficiale non c' era traccia. L' organizzazione del Forum l' ha invitata per un dibattito fuori sacco sui populismi. Nella piccola sala ci sono il conservatore inglese Adam Holloway e il padre del populismo europeo, il finlandese Timo Soini, nel frattempo diventato ministro degli Esteri di Helsinki.
«Il nuovo mercato del lavoro taglia molti posti di lavoro. La soluzione è il reddito di cittadinanza. Non è assistenzialismo, bensì una tutela contro la povertà». La Ruocco parla un inglese lento e scolastico ma tutto sommato migliore di molti politici di governo italiani. Alla domanda se abbia senso una simile misura solo in un Paese, si lascia scappare un auspicio europeista: «Beh, sarebbe necessario un approccio condiviso».
Su alcuni temi appare sfuggente, pronta con frasi fatte.
Sui migranti, ad esempio: «Quando arrivano su un territorio creano ovviamente difficoltà alla gente del luogo ma questo viene strumentalizzato da alcuni che non danno soluzioni. Io credo che il problema vada analizzato alla radice per trovare soluzioni».
Nonostante le domande insistite, resta un mistero a che titolo la Ruocco sia volata a Davos. Lei rivendica la sua autonomia, e sottolinea di partecipare da tempo a incontri con il mondo delle banche.
«Fare finanza non è mica un crimine. Io sono contraria semmai a chi fa speculazione». E' accaduto poche settimane fa, quando fu invitata ad una cena con Mediobanca e altri investitori stranieri, curiosi di capire chi ci sia dietro alle Cinque Stelle di Grillo.
Il Movimento nega recisamente di essere stato messo al corrente del viaggio, eppure è strano immaginare che uno fra i più noti deputati possa aver fatto una scelta del genere senza autorizzazione. C' è poi un altro dettaglio che lascia perplessi: qualche settimana fa si era sparsa la voce di un possibile arrivo a Davos del leader Luigi Di Maio, poi smentito.
Sembra di assistere in piccolo al caso di Anthony Scaramucci, il banchiere di Wall Street apparso al Forum in vece di Trump ma senza alcuna investitura ufficiale. Chi frequenta il mondo M5s dice con una punta di malizia che il paragone non regge, perché fra la Ruocco e Di Maio non correrebbe buon sangue. I partiti, si sa, non sono mai dei monoliti e il leader dei Cinque Stelle è pur sempre Beppe Grillo.
Twitter @alexbarbera