Federico Capurso per "La Stampa"
Il Movimento 5 stelle si affiderà al voto online, il 10 e l' 11 febbraio, per decidere se entrare o meno a far parte del nascente governo: «Dopo l' incontro con Draghi avremo elementi più chiari e chiederemo agli iscritti» annuncia Vito Crimi. Ma se la maggior parte dei parlamentari ha già archiviato gli anni di critiche contro Mario Draghi, tra gli attivisti M5S si respira un' aria diversa.
Pochi minuti dopo l' annuncio del voto indetto su Rousseau, la base grillina inizia a martellare deputati e senatori in chat al grido di «poltronari». Non è un caso che ai piani alti del partito si ragioni da giorni - come anticipato dalla Stampa - sulla possibilità di aggirare le resistenze chiedendo agli attivisti non un banale via libera all' ingresso nell' esecutivo Draghi, ma se si è favorevoli o contrari alla proposta programmatica che il premier incaricato presenterà alla fine delle consultazioni. Un quesito sui temi, dunque, e sul modello di governo che dovrà essere "politico" e possibilmente libero dalla presenza di Forza Italia e Lega.
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Sarà Beppe Grillo, poi, a mettere la parola fine ma intanto stoppa il tentativo di Casalaggio di scrivere i quesiti: «Ci penso io». Secondo quanto risulta a La Stampa dovrebbe scendere di nuovo a Roma tra martedì e mercoledì. Lui per primo non era convinto dell' opportunità di affidarsi al voto online, ma il giro di telefonate che precede la decisione, partito stamattina tra Luigi Di Maio, Vito Crimi, Paola Taverna, lo stesso Grillo e Davide Casaleggio, si è chiuso con una presa d' atto condivisa: «Non si può fare altrimenti».
L' ultimo fine settimana ha infatti sancito l' impossibilità di far rientrare in tempi brevi la fronda di 40 senatori che minaccia di astenersi o di votare contro la fiducia.
L' assemblea generale che si svolge nella notte di lunedì non fa altro che evidenziare la spaccatura. Danilo Toninelli chiede di tornare «forza di denuncia», Barbara Lezzi vuole invece «il voto a giugno».
E prosegue, da fuori, il picconamento di Alessandro Di Battista: «Per me - dice ospite di Carta Bianca -, è un errore grave infilarsi in una roba del genere». Dall' altra parte della barricata si schiera Di Maio, uno degli ultimi a parlare davanti ai parlamentari. Stavolta il ministro degli Esteri prende di petto i ribelli: «Basta con la storiella dell' opposizione. Non esiste opposizione senza di noi, perché non esiste un governo senza di noi. È questa la responsabilità che dobbiamo sentire sulle nostre spalle».
Sulla stessa linea sono gli altri big M5S e anche Giuseppe Conte: «Voltare le spalle al presidente incaricato sarebbe come voltarle al Paese», dice intervenendo per la prima volta - da "ospite" - all' assemblea di deputati e senatori. Poi, intercettato dalle telecamere del Tg3, assolve i senatori frondisti: «Non è un passo facilissimo per alcuni di loro, è comprensibile ci siano perplessità».
Ma questo, insiste, «è il momento di concentrarsi sul bene del Paese». L' ex premier affonda sempre più le mani nelle viscere grilline. Il suo futuro politico resta incerto, ma esclude di candidarsi a sindaco di Roma: «No, grazie».
MARIO DRAGHI ARRIVA AL QUIRINALE
In attesa di capire, forse, cosa ne sarà della nuova segreteria collegiale del Movimento, al voto tra una settimana. Se gli attivisti la bocceranno, fa sapere il M5S, «si procederà all' elezione del nuovo capo politico».
VIRGINIA SABA LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
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