Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Un Movimento che ha tradito le sue battaglie cambiando natura. Primarie "bulgare" fatte solo per incoronare Luigi Di Maio. La democrazia diretta ridotta a simulacro di quel che fu. Il giudizio - severissimo - arriva dal docente di Storia Contemporanea Aldo Giannuli, per anni consigliere di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ancora ad aprile, era sul palco della kermesse di Ivrea.
Che senso ha fare le primarie se poi - come dicono i big M5S - il candidato premier dovrà solo attenersi al programma votato sul blog?
«Se fosse così, il candidato si potrebbe scegliere per sorteggio. Ma al di là di quello che dicono, la verità è un' altra».
Quale?
«Per quanto si siano sforzati di entrare nei dettagli, in quel programma, com' è ovvio, ci sono molti buchi. E molti punti vaghi».
Ad esempio?
«L' Europa, l' euro. Quel che hanno scritto è un modo per tenere insieme questo e quello. Ma nell' interpretazione di Luigi Di Maio, l' intera vicenda diventa meno ambigua. E si allontana dalle origini ».
Sta dicendo che il candidato premier detterà la linea politica?
«Certo. Un programma per sua natura non può includere tutto. Se succede qualcosa, come gli incidenti di Roma, chi è che decide? E poi, se davvero il candidato non contasse, non si capirebbe perché abbiano amorevolmente curato l' immagine del solo Di Maio, oltre a qualche uscita di Di Battista, ignorando tutti gli altri. Le dirò di più: la democrazia diretta è stata abbandonata dal Movimento».
Il voto sul programma non conta?
beppe grillo gianroberto casaleggio
«Gli iscritti hanno deciso a cosa dare più rilievo in base a scelte già fatte. Ma da quando è morto Gianroberto Casaleggio, non mi sembra si sia più votato su questioni calde come fu per il reato di immigrazione clandestina. Ad esempio, non si è votato sullo ius soli».
Nota una trasformazione?
«I 5 Stelle sono nati come forza antisistema, con l' idea di creare un' alternativa al sistema. È da qui che deriva il divieto di allearsi con altri partiti. Ma questa impostazione sta svanendo. Fino a quando c' era Gianroberto, il gruppo della "comunicazione" dipendeva dalla Casaleggio. Giusto o meno che fosse, era così».
E adesso?
«Ora si sono spostati alle dipendenze del vicepresidente della Camera assumendo un ruolo di ufficio politico per il quale nessuno li ha eletti».
Che altri cambiamenti vede?
«Sono state abbandonate le grandi battaglie, come quella sull' euro, il Jobs act, la legge elettorale, le riforme. Resta quella sui vitalizi: poca roba».
Perché secondo lei?
«Perché sono ormai un partito "di risultato". Volevano vincere a Roma e a Torino. Vogliono vincere in Sicilia. Vogliono andare al governo. Per fare cosa non importa. È lì che è scattata la scelta di Di Maio, l' elemento più rassicurante».
Non è ancora il candidato.
«Ma si figuri, sono primarie bulgare. Non so se ci sarà gente disposta a candidarsi in una situazione già così pregiudicata. L' unico che avrebbe potuto sfidarlo era Di Battista, ma facendo il tour con lui ha perso credibilità. Che alternativa potrebbe rappresentare ormai?».