GRILLO RISCHIA DI DOVER METTERE MANO AL PORTAFOGLIO - IL VERO MOTIVO PER CUI BEPPE-MAO HA CHIESTO DI NON PRENDERE “DECISIONI AVVENTATE” È CHE SUL SUO CAPO POTREBBERO PENDERE UNA LUNGA SERIE DI RICHIESTE DI RISARCIMENTO E SPESE GESTIONALI NON DA POCO - CONTE NON È PIÙ IL LEGALE RAPPRESENTANTE DEL PARTITO E BEPPE-MAO DOVREBBE ACCOLLARSI I 12 MILA EURO AL MESE DELLA SEDE DEL MOVIMENTO, E PURE L’AFFITTO DELLA PIATTAFORMA “SKYVOTE”

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conte grillo conte grillo

Simone Canettieri per www.ilfoglio.it

 

Se si votasse fra un mese, oggi il M5s non potrebbe presentare le liste elettorali. L'ordinanza del tribunale di Napoli di fatto azzera tutti i poteri di firma di Giuseppe Conte, che non è più il legale rappresentante del partito.

 

La situazione è così "complicata" che Beppe Grillo è sceso in campo questa mattina con un post molto netto: blocca qualsiasi iniziativa e fuga in avanti dell'ex premier, invita tutti al silenzio. E torna a ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, che il vero capo è lui. E si fa come dice lui.

giuseppe conte vs beppe grillo meme giuseppe conte vs beppe grillo meme

 

Perché? Gli avvocati dell'ex comico sono al lavoro per cercare di fare luce in questo caos. Ci sono anche diverse interpretazioni sul fatto che oggi il primo partito del Parlamento e principale partner del governo Draghi sia senza un rappresentante legale. Sotto un certo punto di vista, ma ci sono pareri discordanti, l'unico titolato è Grillo.

 

Che in questa fase ha congelato tutto. Sul suo capo potrebbero pendere una serie di richieste di risarcimento e di spese gestionali non da poco: dalla sede del Movimento (12mila euro al mese), all'affitto della piattaforma Skyvote (che ha sostituito Rousseau).

giuseppe conte a otto e mezzo 8 giuseppe conte a otto e mezzo 8

 

Anche per evitare di finire impigliato in questioni economiche gravose, Grillo ha deciso di tirare il freno a mano. Non parla nessuno. E chissà se anche Conte rispetterà il diktat del Garante (questa sera doveva andare a Porta a Porta da Bruno Vespa).

 

Le anime del Movimento sono confuse e senza bussola. Tutti cercano Luigi Di Maio che sabato scorso, con un tempismo che alimenta veleni, ha deciso di dimettersi da presidente del comitato di garanzia (organismo decaduto con l'ordinanza del tribunale, così come le nomine dei vicepresidenti).

 

Il ministro degli Esteri non parla. La sua agenda oggi prevede una full immersion nel caso Russa Ucraina: in mattinata sarà audito dal Copasir, nel pomeriggio dalla commissione congiunta Esteri-Difesa.

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