FRANCIA: CIOTTI INSISTE, 'FRA POCO VADO IN UFFICIO'
(ANSA) - "Fra qualche minuto vado in ufficio": su France 2, Eric Ciotti, espulso ieri dal dall'ufficio politico dei Rèpublicains, insiste nel giudicare "senza alcun valore" la decisione e minaccia azioni legali. "Sono mezzucci, piccole scaramucce di gente mediocre di retroguardia che non ha capito niente di quello che succede nel paese", ha detto alla tv pubblica questa mattina.
Secondo lui, i dirigenti del partito che l'hanno espulso ieri in seguito al suo accordo con Marine Le Pen "non sono un ufficio politico, perché l'ufficio politico è convocato dal presidente". Ciotti ha minacciato "azioni giudiziarie, comprese quelle penali, per chi utilizzerà mezzi che non ha diritto di utilizzare, se verranno messi ostacoli alla legittima presidenza della quale dispongo".
FRANCIA: CIOTTI IN SEDE RÉPUBLICAINS, 'PRESENTATA DENUNCIA'
(ANSA) - Espulso dal suo partito all'unanimità da un ufficio politico che si è tenuto ieri in sua assenza, Eric Ciotti è arrivato questa mattina nella sede dei Républicains ripetendo di essere ancora lui il presidente e negando ogni valore alla riunione che l'ha escluso dal partito. Lo stesso Ciotti ha annunciato di aver presentato una denuncia alla magistratura contro la decisione votata ieri dai dirigenti Républicains.
"Sono presidente del partiti, vado nel mio ufficio, tutto qui", ha detto ai giornalisti presenti al suo arrivo. Ha poi denunciato il "colpo di mano" dei suoi oppositori, che ne hanno decretato l'espulsione per aver - primo nella storia del movimento - aperto ad un accordo con l'estrema destra di Marine Le Pen. "Ho presentato una denuncia al tribunale di Parigi per contestare la validità di questa decisione senza alcun senso", ha aggiunto.
"NO ALL'INTESA CON I SOVRANISTI" I REPUBBLICANI CACCIANO CIOTTI
A. G. per “la Repubblica” - Estratti
Una riunione drammatica che si svolge a cinquecento metri dalla sede ufficiale del partito, tenuta chiusa dal presidente Eric Ciotti. Alcuni dei massimi dirigenti dei Républicains si sono dati appuntamento in un museo per organizzare un ufficio politico che aveva un solo obiettivo: cacciare Ciotti, colpevole di aver annunciato ventiquattro ore prima l'accordo con il Rassemblement National in vista delle elezioni anticipate.
«Un patto scellerato», dice Xavier Bertrand, ex ministro e governatore del Nord. «Tra di noi non c'è posto per i traditori e i golpisti», aggiunge Valérie Pecresse, ex candidata alla presidenziale nel 2022 e governatrice dell'Ile-de-France. Il presidente del Senato, Gérard Larcher, che ha organizzato la ribellione dei senatori contro Ciotti, entra con una faccia tesa insieme alla segretaria generale del partito, Annie Genevard.
L'ufficio politico dura meno di un'ora, ed è contestato dallo stesso Ciotti che in mattinata ha inviato un messaggio ai militanti per chiedere di firmare una petizione in suo sostegno. Ciotti, 59 anni, eletto presidente del partito nelle primarie di due anni fa, è convinto di avere la base dei militanti dalla sua parte e contesta la legittimità dell'ufficio politico convocato – dice – fuori dal regolamento interno. Ma i dissidenti del partito – tutti nomi importanti della famiglia politica che ha avuto capi di Stato come Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy – vanno avanti e votano all'unanimità l'espulsione di Ciotti.
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