Flavio Pompetti per il Messaggero
L’attacco di ieri a Tribeca chiude il cerchio del terrore congiungendo gli attentati europei degli ultimi anni con una striscia di sangue che torna a colpire la metropoli statunitense dopo anni di relativa tregua e massima vigilanza. La tecnica stragista è quella largamente sperimentata nelle città europee: un innocente veicolo, un pick-up che chiunque può affittare per poche ore all’uscita di un supermercato di materiali da costruzione, si è trasformato in un’arma micidiale nelle mani di un attentatore determinato a falciare quante più vittime possibile sulla strada. Il presidente Donald Trump annuncia un’ulteriore stretta sui controlli, contro il terrorismo.
L’OBIETTIVO Sayfullo Saipov ha scelto la via veloce di scorrimento lungo il fiume Hudson per lanciare l’arma scelta, e si è lanciato sulla corsia privilegiata per biciclette e per chi fa jogging, nella certezza di colpire gente inerme. Come sia riuscito a percorre un tratto così lungo di strada, oltre venti isolati densi di traffico e di semafori, senza incorrere in incidenti, o essere fermato dalla polizia onnipresente in questo tratto urbano, è un mistero che solo le indagini dei prossimi giorni potranno spiegare.
Nel frattempo resta la constatazione amara di quanto le nostre città siano vulnerabili alla follia di una singola persona determinata a causare il maggior danno possibile. Le fonti dell’antiterrorismo hanno confermato che l’autore dell’attentato di ieri ha gridato ad Allah nel momento in cui il suo veicolo si è fermato, con la carrozzeria profondamente segnata dai corpi che aveva mietuto e dal contatto con diverse auto che aveva incontrato lungo la strada.
ZONA AFFOLLATISSIMA La città è stata colpita nel giorno della festa di Halloween in una delle zone più affollate dai pedoni, ad una settimana dalla maratona che ha già attirato migliaia di turisti nelle strade. Lo spettro di un simile attacco aleggiava da mesi, da anni, rilanciato dai siti jihadisti che lamentano la sconfitta dell’Isis sul terreno mediorientale e invocano carneficine in tutte le città occidentali.
Il comandante della polizia di New York ha lasciato intendere negli scorsi mesi che gli uomini dei suoi reparti erano riusciti a bloccare in partenza piani stragisti, ma gli abitanti della città erano assolutamente impreparati all’evenienza. È impossibile premunirsi contro un’evenienza così estemporanea. La domanda che gli investigatori dovranno immediatamente chiarire è se dietro l’autista folle c’è un complotto più vasto, e se ad agire è stato un individuo o una cellula di terroristi di nuova formazione in città.
GLI EFFETTI Le conseguenze dell’attentato saranno comunque enormi, perché l’evento cade in uno dei momenti di maggiore tensione politica nell’amministrazione di Donald Trump. Il presidente degli Usa ha più volte criticato l’ingenuità con la quale i leader europei hanno affrontato la minaccia terroristica nei loro paesi e ha sempre suggerito controlli di polizia più stretti nei confronti della popolazione degli immigrati islamici. Ora dovrà spiegare ai suoi concittadini come è possibile che la strage si sia verificata sotto la sua guardia, e la tentazione di addossare tutta la responsabilità agli immigrati di fede musulmana sarà grande.
NUOVI PROVVEDIMENTI Trump in passato ha parlato della necessità di mettere sotto controllo le moschee, i centri culturali islamici e ha fatto applicare controlli pesanti alle frontiere, con un bando specifico sui cittadini che provengono da paesi ad alta tensione terroristica.
La strage di New York potrebbe spalancare la strada a provvedimenti ancora più estremi, così come potrebbe esasperare le istanze xenofobe che sono già emerse durante la passata campagna elettorale e le polemiche sull’attuazione dei decreti presidenziali. Di certo l’aspettativa di un’America immune dalla piaga del terrore urbano, e meglio attrezzata a prevenire dopo l’11 settembre del 2001, è naufragata ieri in fondo alla West Side Highway di Manhattan.