Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
«Se fossi il tipo che si lascia intimorire, quando uno dice che un caso non andrebbe portato in tribunale perché c'è il rischio di perderlo, dovrei trovarmi un altro lavoro». Parola di Jack Smith, il procuratore che da venerdì ha in mano le sorti giudiziarie di Trump, e quindi della democrazia americana. Uno cresciuto alla dura scuola di New York, forgiato dalle inchieste sull'integrità dei politici, e messo alla prova dalla corte dell'Aja che indaga i crimini di guerra nel Kosovo. È registrato come indipendente negli elenchi elettorali, tanto per chiarire che lui con la politica partigiana non ha niente da spartire.
Smith è stato nominato "special counsel" dal segretario alla Giustizia Garland, per gestire le due inchieste sull'ex presidente riguardo l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, e i documenti segreti trafugati a Mar-a-Lago. Il titolo è lo stesso che aveva l'ex capo dell'Fbi Robert Mueller quando aveva indagato sul "Russiagate". È diverso dal procuratore indipendente del caso Lewinsky Ken Starr, ma gli garantisce l'autonomia per svolgere il compito come riterrà utile.
Garland ha spiegato la decisione con il conflitto di interessi. Lui è stato nominato da Biden, che intende ricandidarsi nel 2024. Ma siccome anche Trump si è già ricandidato, il segretario alla Giustizia si ritroverebbe a indagare su un avversario politico del presidente per cui lavora. Meglio delegare ad un esterno, anche se Smith dipende comunque da Garland, che alla fine deciderà se incriminare o no Donald.
L'ex presidente ha già attaccato la nomina, definendola un «abuso di potere », finalizzato a deragliare la sua corsa alla Casa Bianca. Anche qualche democratico ha storto il naso, perché avrebbe preferito che Garland decidesse in fretta di portare Trump in tribunale, senza dargli il tempo di annunciare la ricandidatura e quindi il pretesto per questionare la legittimità del procedimento.
Smith se ne infischia, almeno a giudicare dalla sua storia. Chi lo conosce dice che nella vita, oltre al tempo passato con moglie e figlia, vede solo il lavoro. E il lavoro per lui è investigare, e se trova le prove di reati portare in tribunale i presunti colpevoli. Il resto, appunto, lo lascia alla politica. Jack è cresciuto a Clay, nord di New York, dove l'Empire State somiglia parecchio agli stati conservatori del sud. Ha studiato alla State University of New York di Oneonta, quindi l'università pubblica dei non privilegiati, ma ha preso una laurea con lode che gli ha aperto le porte di Harvard.
Con la specializzazione in legge nel primo ateneo americano poteva guadagnare milioni in qualsiasi studio legale, invece aveva scelto di fare il procuratore. Nell'Eastern District di New York si era occupato di casi finiti sulle prime pagine dei giornali, come i poliziotti che avevano sodomizzato con un manico di scopa l'immigrato haitiano Abner Louima. Dal 2008 al 2010 ha lavorato per l'International Criminal Court all'Aja, ma il dipartimento alla Giustizia lo ha richiamato per guidare la Public Integrity Section, che indaga sui reati commessi da politici e funzionari pubblici.
Quindi ha fatto il procuratore in Tennessee, ma nel 2018 è tornato all'Aja per indagare sui crimini di guerra in Kosovo. Bob Barr, ex segretario alla Giustizia che aveva protetto Trump dall'inchiesta sul "Russiagate", ora dà per scontata l'incriminazione dell'ex capo, soprattutto per i documenti rubati. Se troverà le prove, Smith non avrà paura di portarlo in tribunale.