S. G. per "il Messaggero"
«L' allora capitano del Noe Gianpaolo Scafarto intendeva eseguire una perquisizione nei confronti di Tiziano Renzi e voleva farla alle cinque del mattino». Ora Scafarto è diventato assessore alla Legalità del Comune di Castellamare di Stabia, si è scusato con «i Renzi» per gli «errori non voluti» commessi nell' inchiesta Consip.
Ma ieri, di fronte al Csm, nell' ambito del procedimento davanti alla Sezione disciplinare a carico dei pm di Napoli Henry John Woodcock e Celestina Carrano, è il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, a parlare dell' ex capitano, poi promosso a maggiore.
Insieme al collega Mario Palazzi, Ielo ha indagato Scafarto quando l' inchiesta Consip è stata trasferita per competenza da Napoli a Roma, contestandogli accuse che vanno dal falso - commesso anche nell' informativa chiave dell' inchiesta - fino alla rivelazione del segreto d' ufficio.
Un' indagine che la procura non ha ancora chiuso, mentre attende delle motivazioni con cui la Cassazione ha confermato la decisione con cui il Tribunale del riesame ha annullato l' interdizione di un anno dai pubblici uffici per Scafarto, disposta dal gip su richiesta dei magistrati romani.
L' ACCUSA
Nel procedimento di fronte al Csm, i pm Woodcock e Carrano - originari titolari dell' inchiesta sulla centrale di acquisti della pubblica amministrazione - sono accusati di avere leso i diritti di difesa dell' ex consigliere di Palazzo Chigi, Filippo Vannoni: lo avevano sentito senza la presenza di un avvocato, come persona informata sui fatti, e non come indagato.
Questo nonostante l' allora amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, lo avesse indicato come una delle fonti della fuga di notizie sull' indagine. Marroni era stato ascoltato dai magistrati napoletani il 20 dicembre del 2016.
Woodcock, in vista della trasmissione degli atti per competenza alla procura di Roma, aveva cercato di avvertire il collega Ielo. Era riuscito a parlargli in tarda serata e il pm romano lo aveva raggiunto nella sede del Noe, dopo essersi consultato con il procuratore capo della Capitale, Giuseppe Pignatone. Erano presenti anche la Carrano e Scafarto.
LA PERQUISIZIONE
In quell' occasione, l' ex capitano avrebbe detto di volere perquisire il padre dell' allora premier, parlando di un' intercettazione che risaliva a tre mesi prima. Ielo ha raccontato ieri di essersi opposto a quell' iniziativa.
«Dissi: È un atto che espone moltissimo e ha una probabilità molto bassa di portare a casa un risultato. E Woodcock fu assolutamente d' accordo sull' inopportunità di questa perquisizione».
Quando l' inchiesta venne trasferita nella Capitale e i pm romani indagarono Scafarto, che era stato uno dei più stretti collaboratori di Woodcock e della Carrano, si parlò di uno scontro tra le due procure.
Ielo, ieri, ha invece parlato al Csm di una «buona collaborazione» con i colleghi partenopei. Ha detto anche di essersi «seccato», ma di non aver vissuto come un'«interferenza» il giudizio attribuito a Woodcock da un quotidiano secondo cui il falso commesso da Scafarto era il frutto di un errore.
La prossima udienza è prevista il 6 settembre, quando ci saranno la testimonianza del pm Palazzi e le dichiarazioni spontanee dei due magistrati napoletani. L' 11 settembre, invece, potrebbe arrivare la sentenza. Se ci fossero rinvii e la decisione dovesse slittare dopo il 25 settembre, data in cui l' attuale Csm scadrà e subentrerà il nuovo eletto dai magistrati e dal Parlamento, il processo potrebbe ricominciare da zero.