IL PUPARO DI PUTIN - L’EMINENZA GRIGIA DEL CREMLINO SI CHIAMA VLADISLAV SURKOV, INVENTORE E POI CANE DA GUARDIA DELL’ATTUALE SISTEMA POLITICO RUSSO - UN MACHIAVELLI PER METÀ CECENO CHE HA EPURATO AVVERSARI E OLIGARCHI - È L'UNICO DIRIGENTE SOPRAVVISSUTO DELL'ERA ELTSIN E UNO DEI POCHI A NON FAR PARTE DEL CLAN DI SAN PIETROBURGO CHE RUOTA INTORNO AL PREMIER - LA SUA BIOGRAFIA È CONTROVERSA E IL SUO È UN POTERE INVISIBILE: MOLTI LO INDICANO COME IL TERZO UOMO POLITICO PIÙ POTENTE, DOPO IL TANDEM ALLA GUIDA DEL PAESE…

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1 - DOPO VLADIMIR E MEDVEDEV È IL PIÙ POTENTE. SI CHIAMA SURKOV, È MEZZO CECENO. ED È LA VERA EMINENZA GRIGIA DEL CREMLINO
Claudio Salvalaggio per "l'Espresso"

Nel suo ufficio al Cremlino, dicono i pochi che l'hanno visto, sono appese le foto di Che Guevara e di John Lennon, ma anche del presidente Usa Obama e del rapper americano Tupac Shakur. Eppure Vladislav Surkov è tutt'altro che un rivoluzionario, un sognatore o un contestatore. Vicecapo dell'amministrazione presidenziale dal 2000, prima con Putin e poi con Medvedev, è considerato l'eminenza grigia del Cremlino, l'architetto e il cane da guardia del sistema politico russo.

Vladislav SurkovVladislav Surkov

Un Machiavelli per metà ceceno, che consiglia con spregiudicatezza il suo principe "Vladimir", paragonandolo a Roosevelt o incensandolo come "un uomo mandato da Dio e dal destino". È l'unico dirigente sopravvissuto dell'era Eltsin e uno dei pochi a non far parte dei "Peter's boys", il clan originario di San Pietroburgo che ruota intorno a Putin. Qualcuno lo indica già come il terzo uomo politico più potente, dopo il tandem alla guida del Paese. "Slava", come lo chiamano gli amici stretti, è rimasto invece a tramare dietro le quinte, dopo aver forgiato per Putin il partito "Russia Unita", il movimento giovanile "Nashi" (Nostri), la teoria della "democrazia sovrana'', i media di regime.

E partiti addomesticati, ad esempio "Causa Giusta", che il Cremlino voleva rianimare come partito liberale vicino agli imprenditori affidandolo all'oligarca Mikhail Prokhorov, per dare maggiore legittimità alle elezioni politiche del 4 dicembre. Ma è bastato che il magnate dimostrasse un po' di autonomia e corteggiasse anche l'elettorato di Russia Unita per venire estromesso a metà settembre da una fronda di partito che aveva il sapore di una congiura ordita al Cremlino.

Primo oligarca a scendere in campo dopo la crocefissione giudiziaria dell'ex patron di Yukos Mikhail Khodorkovsky, Prokhorov è stato anche il primo a puntare pubblicamente il dito contro Surkov, chiedendone le dimissioni: "Nel Paese c'è un burattinaio che ha monopolizzato il sistema politico e controlla i mass media. Finché tali personaggi guideranno il processo politico, il Paese non potrà avere uno sviluppo: il nome di questo burattinaio è Surkov". Morale: Prokhorov è sparito dall'arena politica, Surkov due settimane dopo ha ricevuto da Putin una medaglia per i servizi resi al Paese ed è ancora lì, a tirare i fili delle prossimi elezioni politiche e presidenziali.

Alcune zone d'ombra aleggiano nella sua biografia ufficiale, secondo la quale sarebbe nato il 21 settembre 1964 nella regione di Lipetsk, dove invece è sbarcato solo nel 1969 con la madre russa, che gli diede il suo cognome dopo essere stata abbandonata dal marito. Lo ha rivelato lui stesso, in una rara intervista, a "Der Spiegel", confessando di essere nato nel villaggio ceceno di Duba-Yurt. Ceceno anche il padre, Andarbek Danilbekovich Dudaiev e ceceno il suo primo nome, Aslambek, il corrispondente del russo Vladislav. Un altro punto nero della biografia ufficiale è quello del servizio militare: truppe d'artiglieria sovietica in Ungheria, dal 1983 al 1985.

PUTIN E MEDVEDEVPUTIN E MEDVEDEV

Ma nel 2006 l'allora ministro della difesa Serghiei Ivanov, un ex Kgb ora vicepremier, sostenne in una intervista che Surkov servì nelle truppe del "Gru", i servizi segreti militari russi, l'intelligence più grande e misteriosa del Paese. Erratico il percorso di studi: frequenta a Mosca prima l'Istituto dell'acciaio e delle leghe e poi l'Istituto di cultura, dove studia teatro, ma la laurea (in economia) la prende solo a fine anni Novanta all'università internazionale di Mosca, un ateneo privato il cui rettore era il primo sindaco della capitale Gavril Popov.

Dal '91 comincia la sua brillante carriera, fondalmentalmente come pr. Parte dalla Menatep Bank di Khodorkovsky, frequentato pare sin dal 1987. Qui conosce anche la sua futura seconda moglie Natalia Dubovitskaia, che poi gli darà due figli, dopo quello avuto dall'ex giornalista di Radio Libertà Julia Vishnevskaia, sorella della moglie di Anatoli Ciubais, il padre delle privatizzazioni eltsiniane. Quindi entra in Alfa Bank, dell'oligarca Mikhail Fridman, e ne diventa vice direttore. Tra il '98 e il '99 passa al primo canale Tv Ort, controllato da un altro oligarca, Boris Berezovski.

Infine il balzo al Cremlino, come consigliere del capo dell'amministrazione presidenziale di Elstin, Aleksandr Voloshin (altra eminenza grigia), e successivamente, dal 2000, con l'insediamento di Putin, come vicecapo. In questo decennio Surkov ha costruito la sua fama e il suo potere. Una ragnatela che ha mietuto vittime illustri: da Gorbaciov, che ha accusato Surkov di averlo dissuaso dalla creazione di un partito social-democratico ("tanto non lo registriamo"), all'ex ballerina del Bolshoi Anastasia Voloshova, che ha indicato nell'ideologo del Cremlino l'istigatore della censura in tv ai suoi danni per aver lasciato il partito di Putin e rinnegato la proprio firma in una vecchia petizione contro Khodorokovski.

Eppure questo personaggio, che incute fascino e paura, è dipinto come un uomo creativo e ironico, che coltiva passioni e interessi quasi da bohemien: ama poeti come Allen Ginsberg, suona la chitarra, scrive racconti, poesie e canzoni (ad esempio quelle del cd "Semi Isole" del popolare gruppo rock Agata Kristi). Ed è l'autore di un romanzo dai toni sulfurei e surreali, una "gangsta fiction", recensito anche dalla London Review of Books e già portato a teatro: "Quasi zero", pubblicato sotto lo pseudonimo Natan Dubovitski.

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È apparso nel 2009 sulla rivista "Il Pioniere russo", diretto da Andrei Koleshnikov, la penna più graffiante di Russia, anche nei confronti di Putin e Medvedev: un altro dei paradossi che inseguono Surkov. Il libro racconta di un editore, Iegor Samokhodov, che si occupa sostanzialmente di pr, come Surkov negli anni Novanta, per migliorare anche a colpi di mazzette immagine e indici di popolarità di politici e deputati corrotti, in una Russia che sembra l'affresco di quella di oggi. In un passaggio del libro una giornalista d'opposizione, che alcuni identificano in Anna Politkovskaja, gli dice di odiare quelli al potere, un'"untuosa folla" di governatori, deputati, ministri, ufficiali dei servizi segreti.

"Non è il potere che odi, ma la vita", le risponde tuttavia l'editore, spiegandole che l'ingiustizia, l'uso della forza sono parte della vita e invitandola a convivere con esse piuttosto che distruggerle. Non è forse un caso quindi che nella sua pagina Facebook, Surkov, immortalato tra due ritratti di Putin e Medvedev, proponga come citazione preferita "Tutti vedono come appari, pochi sentono come sei": una massima di Machiavelli, che addita apertamente tra i suoi ispiratori, insieme a Nietzsche, Nabokov e Dostoevskij.

2 - IN RUSSIA SI VOTA
Da "l'Espresso"

Il 4 dicembre in Russia si vota per la Duma, la camera bassa del Parlamento. In lizza sette partiti, anche se probabilmente solo i quattro già presenti supereranno lo sbarramento elettorale del 7 per cento, la soglia più alta d'Europa: il partito Russia Unita (64,3 per cento nel 2007), di cui è leader Putin; il partito vetero comunista (Kprf) dell'inossidabile Ghennadi Ziuganov (11,57); il partito liberal-democratico (Ldpr) dell'istrionico ultranazionalista Vladimir Zhirinovski (8,14) e Russia Giusta di Serghiei Mironov (7,74).

Parnas, il partito dell'opposizione radicale che vede insieme l'ex premier Mikhail Kasianov, l'ex vicepremier Boris Nemtsov e l'ex deputato indipendente Vladimir Rizhkov, non è stato neppure registrato dal ministero di Grazia e giustizia.

Scontata la vittoria del partito di Putin, ribattezzato dai media "il partito dei milionari": 83 dei suoi 597 candidati guadagnano oltre 230 mila euro, una ventina denuncia oltre 2,3 milioni di euro e undici figurano nella classifica della rivista Forbes tra le persone più ricche del mondo. L'incognita è se manterrà la maggioranza dei due terzi o 'scenderà come suggeriscono i sondaggi: secondo l'istituto Levada, è al 51 per cento. In caduta anche il rating di Medvedev, al 57, e di Putin, al 61, il più basso dal 2000, condito nei giorni scorsi anche dai fischi allo stadio, i primi della sua carriera politica.

 

 

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