HAARETZ, DELEGAZIONE QATAR TORNA IN ISRAELE PER NEGOZIATI
(ANSA) - Un aereo della Qatar Airways, che sabato ha portato una delegazione da Doha in Israele, è atterrato di nuovo un'ora fa in Israele. Lo riporta Haaretz, sostenendo che la delegazione è arrivata con l'obiettivo di discutere i possibili sviluppi dei negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani.
GAZA TREGUA PROLUNGATA
Estratto dell'articolo di Francesco Semprini per “La Stampa”
Estensione del cessate il fuoco di due giorni con la prosecuzione dello scambio tra ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e cittadini palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. È il risultato della instancabile mediazione di Qatar ed Egitto, in una triangolazione che vede gli Stati Uniti principale elemento di pressione sul governo di Tel Aviv. L'ipotesi di intesa è il rilascio di 10 ostaggi di Hamas, contro 30 prigionieri palestinesi per ogni giorno, donne e bambini in entrambe i casi.
Vale a dire che in due giorni verrebbero rilasciati 20 israeliani a fronte di 60 palestinesi, rispettando il rapporto di 1 a 3 già attuato nella prima fase dello scambio che ha visto il ritorno alla libertà di 50 ostaggi come contropartita alla scarcerazione di 150 detenuti. Solo ieri Hamas ha liberato 11 ostaggi israeliani, due madri e nove bambini, e 6 ostaggi thailandesi, a cui ha fatto seguito il rilascio di 33 detenuti palestinesi. Nei prossimi due giorni sarà estesa la fornitura di aiuti e vietato il sorvolo dei droni israeliani. La conferma giunge da Qatar ed Egitto, e trova riscontro da parte di Hamas.
BENJAMIN NETANYAHU VISITA I SOLDATI ISRAELIANI NELLA STRISCIA DI GAZA
Ad agevolare l'estensione è stata anche l'opera di Washington che ha imbrigliato le spinte dei falchi israeliani determinati a riprendere le operazioni belliche a Gaza, convinti che ogni tregua possa solo restituire ossigeno alla resistenza della Striscia indebolita e sfilacciata dal martellamento di Tsahal. [...]
Sulla scia del buon esito dell'accordo secondo cui le unità satellitari potranno essere utilizzate in Israele, compresa la Striscia di Gaza, solo con l'approvazione del ministero delle Comunicazioni israeliano. L'Egitto intanto ha curato «meticolosamente» i dettagli per l'applicazione degli accordi nel quarto giorno di tregua.
PRESUNTE SPIE TRUCIDATE IN CISGIORDANIA
In programma c'era la consegna di 200 camion di merci di prima necessità e cisterne di carburante per un totale di 130 mila litri, oltre a 75 tonnellate di gas per usi domestici.
«Il volume degli aiuti resta però troppo basso – osservano le autorità egiziane – a causa dell'ostruzionismo israeliano». E mentre la Germania ha dichiarato che fornirà un sostegno finanziario per la ricostruzione delle comunità distrutte da Hamas (7 milioni nel 2024 per il kibbutz Be'eri), l'Onu torna a puntare la luce sull'emergenza umanitaria a Gaza:
«Gli aiuti inviati dalle Nazioni Unite durante la tregua sono appena in linea con gli enormi bisogni di 1, 7 milioni di sfollati. La catastrofe umanitaria sta peggiorando di giorno in giorno», riferisce il portavoce del segretario generale dell'Onu nel giorno in cui al Palazzo di Vetro il Consiglio di Sicurezza si è riunito di nuovo per consultazioni a porte chiuse, mentre mercoledì la presidenza di turno cinese del Cds terrà un incontro pubblico di alto livello sul conflitto.
joe biden bibi netanyahu in israele
Da registrare anche l'asse parallelo di intesa con cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e l'omologo iraniano Ebrahim Raisi hanno parlato di «iniziative che possono essere adottate per raggiungere un cessate il fuoco permanente nella regione».
C'è un però come spiega al Financial Times il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ovvero gli sforzi per estendere una tregua temporanea dipendono dalla capacità di Hamas di individuare decine di donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza da civili e bande. Il punto è che più di 40 tra donne e bambini sono tenuti prigionieri a Gaza e non si ritiene siano (tutti) nelle mani del movimento che affonda le sue radici nella Fratellanza Musulmana. [...]
LA VITA DA OSTAGGI
Estratto dell'articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Sono i primi racconti degli ostaggi tornati in Israele, indiscrezioni trapelate attraverso una riservatezza imposta dal rispetto le vittime e da ragioni di sicurezza. I nascondigli le testimonianze dei protagonisti offrono un quadro frammentato. Alcuni dei rapiti sono stati rinchiusi nei tunnel. Lo ha rivelato una delle prime rilasciate, descrivendo il percorso a piedi in un cunicolo con numerose deviazioni.
Altri sono stati portati prima in case private, quindi trasferiti dalle Brigate al Qassam con piccoli veicoli in nascondigli sotterranei. Un nucleo era ospitato in una stanza oscurata, non filtrava il minimo raggio di luce. Altri ancora li hanno messi in una sala somigliante «a una reception». Un primo gruppo di donne e minori è stato confinato in un ambiente in grado di accogliere una ventina di persone, con qualche forma di assistenza.
joe biden bibi netanyahu in israele
Due adolescenti, fratello e sorella, condividevano lo spazio con una donna. C’è chi aveva a disposizione dei materassi mentre qualcuno si è dovuto arrangiare con sedie di plastica affiancate. Complicato — ha spiegato una liberata — andare al bagno. Dovevano bussare a una porta e aspettare la risposta dei carcerieri: «Poteva passare anche oltre un’ora».
La maggior parte era tenuta in isolamento totale ma a qualcuno è stato permesso di ascoltare brevemente i notiziari radiotv israeliani. Il cibo I pasti erano composti da pagnotte di pita — il tipico pane arabo — riso, formaggio. Mangiavano una o due volte al giorno, con condizioni diventate più difficili nelle ultime settimane. Un peggioramento probabilmente coinciso con l’offensiva militare che ha reso complicati i movimenti e costretto i terroristi a essere più cauti. [...]
I luoghi Quanto alle zone di detenzione se ne ipotizzano due. La prima è nella parte meridionale della Striscia, tra Khan Younis e il confine con l’Egitto. La seconda nell’area di Gaza City. Entrambe roccaforti dei mujaheddin con rifugi, gallerie, strutture difensive e la popolazione a fare da scudo.
Nelle ore drammatiche del 7 ottobre i palestinesi hanno dato la caccia a chiunque trovassero, un assalto condotto da Hamas, Jihad e, in secondo momento, da gang di sciacalli. Ognuno ha ottenuto il proprio bottino e ha organizzato come ha potuto la «gestione» delle prede.
RECEP TAYYIP ERDOGAN ALLA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA
La spartizione ha complicato il quadro, diventato ancora più caotico una volta iniziata la battaglia. Hamas, sin da subito, ha affermato di non avere il controllo pieno. Versione ripetuta dai mediatori del Qatar secondo i quali la fazione ha difficoltà a rintracciare 40-50 prigionieri in mano ai concorrenti. [...]
Ebrahim Raisi e Mohammed bin Salman