INCIUCIONE, CHE CONFUSIONE! - PRODI SPINGE ZINGARETTI A TRATTARE, IL SEGRETARIO DEL PD VUOLE NEL GOVERNO RENZI E BOSCHI - MATTEUCCIO PROPONE DI MAIO AGLI INTERNI - LUIGINO NON VUOLE FICO PREMIER E IL PRESIDENTE DELLA CAMERA VIENE INVECE SPINTO DAI DEM, COSI’ LASCEREBBE LO SCRANNO DI MONTECITORIO A FRANCESCHINI - CONTE? UN POSSIBILE BIS PASSA ANCHE DAL DISCORSO CHE FARA’ IN SENATO…

-

Condividi questo articolo


Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

grillo fico di maio grillo fico di maio

C'è un omissis decisivo nel breve comunicato sfornato dal vertice di Marina di Bibbona. Beppe Grillo torna in campo, uccide Matteo Salvini e prova a spaccare la Lega. Ma non fa nella nota il nome del Pd. Non concede, ufficialmente, alcuna apertura del Movimento all'ipotesi, ormai accettata dai dem, di un governo di legislatura tra 5Stelle, Pd, Leu, +Europa e centristi vari.

 

L'attacco a Salvini, quel definirlo «non più credibile e affidabile», viene spiegato dai grillini come un tentativo di mettere zizzania nel Carroccio. Segue osservazione di Luigi Di Maio: «Salvini ha tradito e con lui non ci si può più parlare, ma nella Lega ci potrebbero essere interlocutori credibili».

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

 

Parole e concetti che fanno scattare l'allarme rosso in casa dem. Matteo Renzi, che rivendica «il merito di aver ammazzato Salvini», confida: «Stiamo attenti, perché pur chiudendo a Matteo, i grillini potrebbero riaprire la trattativa con altri leghisti». Ma Di Maio in persona, smentisce con i suoi questa lettura: «Ormai si va verso una trattativa con il Pd e se non abbiamo indicato questa soluzione è perché se vai a trattare, non scopri prima del tempo le carte».

 

LA PRIMA MOSSA AL PD

romano prodi (3) romano prodi (3)

La trattativa per il contratto rosso-giallo sarà insomma lunga e difficile. A giudizio di Grillo & C. la prima mossa toccherà a Nicola Zingaretti. «Renzi non è il nostro interlocutore né ora, né mai». E il segretario dem dovrà farla, attraverso i capigruppo, al Quirinale durante le consultazioni (probabilmente in due tappe) che mercoledì aprirà Sergio Mattarella dopo le dimissioni di Giuseppe Conte: «In quell'occasione ascolteremo attentamente cosa diranno le altre forze politiche», fa sapere il capo politico del Movimento, tacendo su quali saranno le indicazioni che i grillini daranno al capo dello Stato. No alle elezioni d'ottobre a parte. «Ormai il barbaro è morto», avrebbe detto Grillo durante il vertice, «Salvini è condannato all'irrilevanza fino al 2023, senza toccare palla in occasione dell'elezione del nuovo capo dello Stato».

 

gianni letta e berlusconi gianni letta e berlusconi

La trattativa con il Pd potrebbe avere una svolta già domani. I dem, assieme a Leu e +Europa potrebbero battere il primo colpo e saldare nell'aula del Senato la nuova coalizione, votando la risoluzione dei 5Stelle. «Sarebbe un primo passo», dice chi tra i dem conduce la mediazione, «ma prima dobbiamo vedere cosa scriveranno i grillini. E in ogni caso non sarebbe un avallo a un Conte-bis. Sul dopo la trattativa è ancora tutta da costruire».

 

E non sarà facile. Perché se è vero che la mossa di Romano Prodi a favore di una coalizione europeista, spinge Zingaretti a rompere gli indugi. E a cominciare a lavorare davvero (anche se controvoglia e con scetticismo) all'intesa con i 5Stelle, è altrettanto vero che non piace ai grillini la possibilità cui lavora Gianni Letta di un ingresso nella neo-coalizione: «Con Berlusconi non faremo mai un governo». E non convince neppure diversi dem: «Dobbiamo portare M5S stabilmente nel campo del centrosinistra e annacquare la maggioranza con Forza Italia o suoi pezzi non aiuterebbe».

DI MAIO SALVINI CONTE DI MAIO SALVINI CONTE

 

IL REBUS DEL PREMIER

I possibili contraenti del patto rosso-giallo già cominciano però a pensare al possibile premier. Da sponda Di Maio esce un no secco a Fico premier: «Non esiste». Però è anche vero che a uscire ridimensionato dalla partita giallo-verde è proprio il capo politico del Movimento, stoppato da Grillo nella tentazione di riprovarci con Salvini.

 

In più, il fondatore del Movimento ha da sempre nel cuore il presidente della Camera che - cosa da non trascurare - se andasse a palazzo Chigi libererebbe la prestigiosa poltrona di Montecitorio a un dem. In pole è già pronto Dario Franceschini. Forse anche per questo Fico, l'esponente più a sinistra del Movimento, è apprezzato da molti del Pd. «Con lui premier però al partito dovrebbero andare i ministeri di peso, come Economia, Esteri, Interni e Difesa», dice un altissimo dirigente del Nazareno.

dario franceschini dario franceschini

 

Meno quotato il Conte bis. Sia per le titubanze che ha fatto filtrare il diretto interessato, probabile commissario Ue. Sia perché, come sostengono Zingaretti e Renzi (per una volta d'accordo), «non possiamo sostenere il premier di un governo cui abbiamo la guerra per 14 mesi, sostituendo in corsa i ministri della Lega. Perderemmo la faccia». Ma molto dipenderà da ciò che dirà Conte in Senato: se il presidente del Consiglio uscente farà un discorso orientato all'alleanza con i dem, qualcosa potrebbe cambiare.

 

Non è da escludere l'ipotesi di un premier tecnico e terzo, come Raffaele Cantone. C'è chi parla anche di Franco Gabrielli e di Enrico Giovannini ma al momento sembra poco probabile. Appare decisamente difficile che a palazzo Chigi possa andare uno del Pd, lasciando ai grillini i ministeri pesanti. Renzi ha candidato Zingaretti.

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI

 

E Zingaretti ha risposto chiedendo a Renzi di entrare con la Boschi nel governo, «perché altrimenti Matteo lo farà cadere dopo pochi mesi». La replica dell'ex premier, pronto a suggerire di mettere Di Maio agli Interni per far decollare la trattativa: «Se mi chiedono nomi glieli do, ma non sarà né il mio, né quello di Maria Elena». Tanto più perché né Renzi, né la Boschi sarebbero mai accettati dai 5Stelle.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – PERCHÉ ENRICO PAZZALI, NONOSTANTE UN RAPPORTO DI “AMICIZIA DI VECCHIA DATA” CON IGNAZIO LA RUSSA, HA CERCATO NOTIZIE "SULLA SITUAZIONE IMMOBILIARE E LE PARTECIPAZIONI SOCIETARIE" DEL PRESIDENTE DEL SENATO E I SUOI FIGLI? A FAR RIZZARE PELI E CAPELLI, È LA DATA DELL'ILLECITA OPERAZIONE: 19 MAGGIO 2023. VALE A DIRE: IL GIORNO DOPO LA NOTTE IN CUI IL FIGLIO DI ‘GNAZIO, LEONARDO APACHE, AVREBBE STUPRATO (SECONDO L’ACCUSA DELLA PRESUNTA VITTIMA) UNA RAGAZZA. MA IL 19 MAGGIO 2023 NESSUNO SAPEVA QUELLO CHE ERA AVVENUTO: SOLO 40 GIORNI DOPO LA RAGAZZA PRESENTA UNA QUERELA. IL 3 LUGLIO LA PROCURA DI MILANO APRE UN FASCICOLO. IL 7 LUGLIO IL "CORRIERE" PUBBLICA LA NOTIZIA - QUALCUNO VOCIFERA CHE DI MEZZO POTREBBE ESSERCI L’ASPRA BATTAGLIA TRA LEGA E FDI, TRA SALVINI-FONTANA E LA RUSSA-SANTACHE' PER LA CONQUISTA DELLA SANITA' LOMBARDA. ALTRI SONO PER LA TESI DELL'ESTORSIONE: MA PER 'GNAZIO ''NON SI TRATTA DI COINCIDENZE" - CHE C’ENTRA UN PREFETTO A CAPO DELLA CYBERSECURITY NAZIONALE? CHIEDETELO A MANTOVANO...

DAGOREPORT - VIVA IL POPOLO, A MORTE I CONTI! IL GOVERNO DUCIONI, NEL SUO CONTINUO TENTATIVO DI STRAVOLGERE L’ASSETTO COSTITUZIONALE, HA PUNTATO ORA LA CORTE DEI CONTI, OVVERO I MAGISTRATI CHE HANNO COME COMPITO PRIMARIO IL CONTROLLO DEI CONTI DEL PAESE – C’È GRANDISSIMA PREOCCUPAZIONE TRA I MAGISTRATI DELLA CORTE PER LA RIFORMA CHE PASSA CON IL NOME DI DDL FOTI, CHE SVUOTA LE FUNZIONI DELLA CORTE - LA DUCETTA NON SI FERMA. E INIZIA UN ALTRO ATTACCO ALLA MAGISTRATURA. CHE COSA FARÀ IL PRESIDENTE MATTARELLA?

DAGOREPORT - LA SCONFITTA IN LIGURIA CONTE PUÒ TATUARSELA SULLA COSCIENZA. UN GIOCO AL MASSACRO, QUELLO DEL M5S, CHE SI TRASFORMA IN FARSA, VISTO CHE ITALIA VIVA, ESCLUSA CON IGNOMINIA DALL’ALLEANZA ELETTORALE IN LIGURIA, SARÀ PRESENTE A SUPPORTO DEL CAMPOLARGO SIA IN UMBRIA CHE IN EMILIA ROMAGNA – LA FORZA CHE MANCHERA’ SEMPRE ALLA SINISTRA SI CHIAMA “FATTORE BERLUSCONI”. OVVERO: PUR NELLA TOTALE DIVERSITÀ DI IDEE, NEL MOMENTO DECISIVO FORZA ITALIA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SI UNISCONO PER INCASSARE LA CUCCAGNA DEL POTERE - LA SOLITA PARACULAGGINE CON CUI GIORGIA MELONI HA PROVATO A GIUSTIFICARE LA PERDITA DI QUASI 100MILA VOTI RISPETTO ALLE EUROPEE - LA LEZIONE PIÙ EVIDENTE DEL VOTO LIGURE È CHE IL PD, CHE ELLY VUOLE FAR TORNARE UN PARTITO DI SINISTRA, SENZA UN SOLIDO ALLEATO DI CENTRO VA A SBATTERE - SE IL GOVERNO DUCIONI PORTA A CASA IL 3 A 0...