Estratto dell'articolo di Giovanni Pons e Luca Pagni per “la Repubblica”
L'accordo tra Bruxelles e Washington, grazie al quale si potrebbe sostituire buona parte del gas russo in Europa con quello americano, è una condizione necessaria perché i paesi Ue raggiungano l'autonomia dalle forniture russe.
Ma non sufficiente, in particolare per l'Italia. È il tema principale di cui stanno discutendo cancellerie ed aziende energetiche di tutto il vecchio Continente, a pochi giorni dall'appuntamento del Consiglio europeo.
Incontro nel quale si potrebbero mettere le basi per un accordo di lungo periodo per la fornitura di Gnl, il gas naturale liquefatto, da parte degli Usa da una decina d'anni diventato il primo produttore di metano a livello mondiale, proprio davanti alla Russia.
Il motivo è presto detto. Anche se si arrivasse a sottoscrivere un nuovo "patto atlantico" in chiave energetica, andrebbe risolto un problema tecnico di non poco conto.
Il Gnl viene liquefatto al punto di partenza: il processo chimico-fisico prevede che la materia prima venga "compressa" fino a 138 volte per stivarne il più possibile nelle navi gasiere che poi viaggiano verso la destinazione finale.
Qui, il metano viene lavorato nei rigassificatori per tornare al volume originale e immesso nella rete locale. La domanda fondamentale è la seguente: l'Europa - e l'Italia per quanto ci riguarda più da vicino - dispongono dei rigassificatori necessari per lavorare il gas che dovrebbe sostituire le forniture russe che nel 2021 hanno coperto il 42% del fabbisogno europeo e il 37% di quello italiano?
A livello europeo, il numero di rigassificatori potrebbe anche essere sufficiente, sono una ventina (di cui due in Turchia allacciati alle reti del resto d'Europa). Il problema è che sei di questi si trovano nella penisola iberica (5 in Spagna e 1 in Portogallo) e sono mal collegati con il resto del continente: tra Spagna e Francia c'è solo un tubo che ha una portata molto limitata.
Da tempo, i principali operatori europei (tra cui l'italiana Snam) hanno rilanciato l'idea di un nuovo gasdotto che potrebbe essere finanziato con i fondi Ue. Tempo occorrente per la sua realizzazione: circa tre anni.
Da parte sua, l'Italia dispone di tre rigassificatori (che si trovano a La Spezia, Livorno e Rovigo). Sono sufficienti per accogliere fino a 28 miliardi di metri cubi di gas, che corrispondono a quanto è giunto in Italia dalla Russia, al punto di ingresso del Tarvisio dove finisce il percorso dei tubi che partono dalla Siberia?
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