Hundreds of extremist & illegal Israeli settlers performed provocative collective Talmudic rituals at al-Aqsa Mosque today, Israeli National Security Minister Ben Gvir among them.
— Clash Report (@clashreport) August 13, 2024
They were under heavy protection. pic.twitter.com/AOgLivQ93y
1. BEN GVIR E I SUOI SEGUACI PREGANO SULLA SPIANATA DELLE MOSCHEE E FANNO INFURIARE ANCHE NETANYAHU
Estratto dell’articolo di R. Ter. per “la Repubblica”
Lo Shemà Israel, “Ascolta, o Israele,” la più sacra delle preghiere ebraiche, usata nel luogo più controverso per lanciare un messaggio politico. Provocando non solo la condanna di mezzo mondo, ma persino la rabbia di Benjamin Netanyahu […].
Protagonista dell’incidente è stato ieri, ancora una volta, il Ministro israeliano della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit (Potere ebraico). Ieri mattina, in occasione della ricorrenza del 9 di Av, non si è limitato a salire sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio, come già aveva fatto in passato, ma vi ha anche pregato insieme ad altri visitatori, infrangendo il […] delicatissimo […] status quo che permette ai non musulmani di accedere all’area ma non di condurvi attività religiose o spirituali.
itamar ben gvir alla spianata delle moschee
Il luogo è considerato sacro da tutte le religioni monoteiste: lì si trova la roccia a partire dalla quale Dio avrebbe creato il mondo, e lì il patriarca Abramo avrebbe tentato di sacrificare Isacco, Ismaele per l’Islam, secondo il quale su quell’altura Maometto ascese alla presenza divina.
Nel cuore di Gerusalemme, è lì che sorse per secoli il Tempio Sacro che fu raso al suolo dai romani nel 70 d.C. Il celebre Muro del Pianto faceva parte della sua recinzione ed è rimasto nei millenni luogo ebraico di preghiera. Già all’alba della nascita dell’Islam nel VII secolo, in cima alla collina fu eretta una moschea (quella attuale sarebbe stata costruita nell’VIII).
ebrei alla spianata delle moschee di gerusalemme con ben gvir
Nel 2000, una visita del futuro primo ministro Ariel Sharon al complesso fu considerata la scintilla che provocò la seconda Intifada. Nel 2021, proprio gli scontri intorno alla moschea di Al Aqsa durante il Ramadan rappresentarono il preludio a undici giorni di conflitto fra Israele e Hamas.
Ben Gvir visitò il luogo subito dopo la sua nomina a ministro nel gennaio 2022. «La politica del ministro della Sicurezza Nazionale è quella di consentire la libertà di culto per gli ebrei in tutti i luoghi, incluso il Monte del Tempio, e gli ebrei continueranno a farlo anche in futuro», ha affermato ieri.
BENJAMIN NETANYAHU IN COPERTINA SU TIME
Durissimo Netanyahu: «Sono il governo e il primo ministro a determinare la politica sul Monte del Tempio. Non esiste una politica privata, né del ministro della Sicurezza Nazionale né di nessun altro», ha scritto in una nota che definisce l’accaduto una «deviazione dello status quo», ribadendo come esso rimarrà invariato. […] Ben Gvir se la ride. I suoi sostenitori sono con lui e le condanne lo rafforzano.
2. ISRAELE E IL NEMICO INTERNO
Estratto dell’articolo di Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”
[…] Israele si trova a fronteggiare anche un potente nemico interno: sé stesso. E non si tratta solo della sproporzione nella risposta al pogrom del 7 ottobre che ormai […] attira su Gerusalemme censure pure tra i suoi alleati […]. È in questione un male oscuro che, dopo settantasei anni di conflitti combattuti per la propria sopravvivenza, rischia di corroderne la democrazia.
A fine luglio gli scontri in una base dell’esercito al sud del Paese hanno enfatizzato le già note divisioni che spaccano società e politica israeliana. La polizia militare ha fatto irruzione a Sde Teiman e ha arrestato nove riservisti […] sospettati di abusi su un dirigente di Hamas in loro custodia.
proteste contro il governo di benjamin netanyahu in israele 14
I soldati hanno opposto resistenza e, alla notizia degli arresti, decine di manifestanti di estrema destra sono accorsi nella base per supportarli. […] Sde Teiman è assurto a epitome di un problema più generale: le condizioni dei palestinesi in cella. Il campo al confine con la Striscia ha presentato sin dall’inizio profili allarmanti, […] venendo definito «la Guantanamo di Israele» […].
[…] Come i jihadisti di Al Qaeda, anche i miliziani di Hamas non sono soldati di uno Stato riconosciuto ma operativi di un’organizzazione terrorista, sicché ad essi è applicato lo status di «combattente illegale» che li pone in un’area grigia di prigionia «amministrativa» senza imputazioni precise, di limbo, che nel clima d’un conflitto sanguinoso può diventare facilmente inferno.
itamar ben gvir alla spianata delle moschee di gerusalemme
[…] la spinta opposta è fortissima e prende energia dalla voglia di vendetta sui palestinesi. La base militare di Bei Lid, dove si svolge il processo ai riservisti sotto accusa, è stata a sua volta attaccata dagli estremisti di destra. E il governo appare sotto la pesante influenza del ministro della Sicurezza Ben-Gvir e della fazione messianica che invoca provvedimenti non contro i soldati in rivolta ma contro la polizia militare venuta ad arrestarli.
Tuttavia, la partita è aperta. «Non sono sicuro che la nostra sia ancora una democrazia», ha detto al Guardian uno dei maggiori oppositori di Netanyahu, Yair Golan. Ma, nonostante 76 anni di dolore e patimenti, gli anticorpi di Israele sono ancora attivi e potranno essere decisivi, dopo la guerra, per orientarne le opzioni politiche e sociali.
Uno dei pericoli più gravi per le democrazie occidentali in lotta contro autocrazie e dittature teocratiche che praticano e ostentano la tortura dei prigionieri come strumento di marketing politico consiste nel perdere la propria anima.
Nel finire per somigliare ai nemici che ci si propone ci combattere, annullando la differenza morale che dà senso alla lotta. Vale appena la pena di ricordare come le fonti principali di conoscenza degli orrori del 7 ottobre siano stati, sin da subito, i terroristi di Hamas che, glorificandosene, filmavano e mettevano in rete a scopo «didattico» omicidi e rapimenti di donne e anziani catturati nei kibbutz o al rave del Negev; o come le soldatesse israeliane detenute nei tunnel di Gaza siano state esposte coi visi tumefatti e gli occhi pieni di angoscia in video mandati in mondovisione, così da farci capire come vengono trattati «gli infedeli» dagli apostoli dell’islamismo jihadista.
itamar ben gvir alla spianata delle moschee
Quasi nessuna critica approfondita si è levata contro questa ostensione della ferocia tra le molte voci che […] difendono la causa palestinese. E la differenza non è formale ma di sostanza. In questa follia che sconvolge il Medio Oriente è saltata la terzietà persino negli organismi umanitari: non è inutile ricordare che almeno nove operatori dell’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi) sono stati coinvolti direttamente nell’assalto del 7 ottobre. Che non svanisca del tutto anche la nostra umanità e, con essa, la credibilità delle democrazie occidentali è un fardello ulteriore che, purtroppo, incombe sulla flagellata democrazia israeliana.