Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
Le due Americhe tornano a confrontarsi nelle piazze.
Sabato sera migliaia di persone hanno partecipato con entusiasmo al primo comizio da presidente di Donald Trump, in Florida. Oggi, festa per celebrare il compleanno di George Washington, la risposta del movimento anti-Trump: manifestazioni in 25 città, da New York a Chicago alla capitale.
Tra gli attivisti comincia a circolare una sorta di manuale di istruzioni compilato da «Organizing for action», il gruppo fondato da Barack Obama.
Il presidente, intanto, si concentra sulla scelta del nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale, dopo le traumatiche dimissioni di Michael Flynn. In lizza il generale Herbert Raymond McMaster, l' ex ambasciatore all' Onu John Bolton, il vice generale Robert Caslen e, infine, un altro generale, Keith Kellogg, che per ora ha sostituito Flynn.
Ma la confusione resta alta. La performance di Trump in Florida continua ad alimentare le polemiche. A un certo punto ha citato la Svezia tra i Paesi colpiti da attacchi terroristici. «Avete visto che cosa è successo ieri sera? Persino in Svezia. Incredibile». In realtà non era successo nulla.
È possibile che Trump abbia confuso «Sweden» con «Sehwan» in Pakistan, dove venerdì notte un kamikaze ha ucciso più di 85 persone. L' ambasciata svedese a Washington ha chiesto una spiegazione formale al Dipartimento di Stato e sui social network il passaggio del discorso è stato sommerso da commenti sarcastici.
Non basta. Il nuovo attacco di Trump ai media, «nemici del popolo americano», ha spinto anche James Mattis, segretario alla Difesa, a prendere le distanze: «Sono un' istituzione con cui dobbiamo avere a che fare. E io non ho alcun problema con i giornalisti». Il senatore John McCain, intervistato dalla tv Nbc , è più netto: «Le dittature cominciano silenziando la stampa». Ieri lunghi dibattiti sulle tv e commenti allarmati.
Ma solo il New York Times ricorda un dato importante: secondo l' ultimo sondaggio annuale di Gallup, giugno 2016, appena il 21% degli americani ha fiducia nell' informazione tv e solo il 20% nei giornali. I media, quindi, sono messi peggio perfino dello stesso Trump che con il tasso di approvazione del 39% è, dopo un mese di mandato, il presidente più impopolare della storia recente.