Roberto Petrini per “la Repubblica”
tasso di disoccupazione in italia negli ultimi cinquantotto anni di alberto bagnai
Il lavoro non riparte. I dati di giugno diffusi ieri dall’Istat registrano un nuovo balzo in avanti della disoccupazione che sale al 12,7 per cento (contro il 12,5 per cento di maggio): per ritrovare dati sotto il 12 per cento bisogna tornare indietro agli inizi del 2013.
Particolarmente grave la situazione della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni): il tasso dei giovani che si sono presentati sul mercato del lavoro e non hanno ottenuto risposta è stato del 44,2 per cento (1,8 punti due punti più di maggio quando era al 42,4 per cento).
Per ritrovare un dato simile bisogna tornare indietro al 1977 ai tempi della seconda crisi petrolifera. A giugno si sono registrati 22 mila occupati in meno rispetto a maggio (-0,1%) e 40mila in meno rispetto allo stesso mese del 2014 (-0,2%): secondo calo congiunturale dopo quello del mese precedente.
Cerca di infondere fiducia il premier Renzi secondo il quale il dato sull’occupazione continua ad avere aspetti «positivi e negativi» segnato da uno «straordinario aprile e negativo sia a maggio che a giugno». Il presidente del Consiglio ha ammesso che «c’è ancora molto da fare» e ha spiegato che il persistere della disoccupazione è «abbastanza comprensibile» perché «l’occupazione è l’ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi». Netta la replica Cgil con Elena Sorrentino: «Bisogna modificare il Jobs act».
La situazione non è tuttavia completamente bloccata. A partire dai 133 mila italiani che hanno ripreso a cercare attivamente lavoro nell’ultimo anno (e i 18 mila nell’ultimo mese di giugno): segno, come nota l’Istat, che più persone si sono presentate sul mercato del lavoro e, ricevendo una risposta negativa, hanno contribuito ad alzare il tasso di disoccupazione.
Qualche segnale da considerare giunge anche dal primo rapporto congiunturale dell’Upb: lo studio conferma, nonostante la crisi greca, una crescita per quest’anno dello 0,7 per cento del Pil (la stessa stima del governo) anche se persiste un gap tra indicatori di fiducia e andamenti effettivi (produzione industriale e consumi).
Qualche segnale arriva in prospettiva anche dall’occupazione: secondo Upb è in atto un aumento della richiesta di lavoro da parte delle imprese che da luogo al fenomeno di «posti vacanti», cioè richieste insoddisfatte per il fenomeno del «mismatch» ovvero la difficoltà di trovare le giuste professionalità. Segnali di fiducia anche da una indagine della Cna che indica come nei primi sei mesi dell’anno l’occupazione nelle micro e piccole imprese sia cresciuta del 3,6 per cento (4.159 occupati in più).
Secondo Taddei (Pd)la crescita è «ripartita e gli effetti si vedranno nel secondo semestre». Tuttavia i primi dati di luglio sui prezzi non sono incoraggianti: dopo cinque mesi di segno positivo torna la deflazione (-0,1 su giugno ma +0,2 rispetto ad un anno fa). Mentre nell’Eurozona si attesta a +0,2 su base annua.