Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Tutti sul carro di Kamala. Tre anni e mezzo alla Casa Bianca con uno staff piccolo, sfasciato e ricostruito più volte, mentre il team Biden nella West Wing della Casa Bianca la guardava con noncuranza, quando non con ostilità: «Mi sento ghettizzata», diceva. Intanto le reti televisive avevano smesso di spendere soldi per mandare troupe a seguire i suoi viaggi.
Ma ora che la Harris è la più che probabile candidata democratica alla Casa Bianca, tutto cambia. Da Bill e Hillary Clinton ai presidenti del partito democratico di tutti i 50 Stati dell’Unione, l’elenco degli endorsement è infinito. A contare, però, sono soprattutto i possibili suoi sfidanti che ora si allineano e potrebbero entrare nel ticket come vice: Kamala ha già parlato coi governatori del Kentucky e del North Carolina Andy Beshear e Roy Cooper, ma la sostengono e sono papabili anche la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, quello della Pennsylvania Josh Shapiro, il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg, il senatore dell’Arizona ed ex astronauta Mark Kelly.
[…] sono tutti consapevoli che quella di battere Trump resta un’impresa titanica. Affidata a un candidato più giovane di Biden ma poco popolare e tutto da costruire […] David Plouffe, che fu manager della campagna democratica del 2008, sceglie un paragone simile: «Sta passando dai teatri off-Broadway a quelli di Broadway. Bisogna sapere che molti attori non sopravvivono a questa trasformazione. […] c’è molto da lavorare per costruire la sua immagine».
il primo discorso di kamala harris dopo il passo indietro di joe biden 6
Proprio Plouffe potrebbe essere uno dei protagonisti in questa fase. Si è detto disponibile a dare consigli ma ha avvertito che Kamala avrà comunque lo staff della Casa Bianca: non tanto il suo che è poca cosa, quanto quello della campagna di Biden. Harris dovrebbe incontrarlo domani in Delaware: deve ricostruire in pochi giorni la sua immagine, sviluppare una narrativa che parta dall’infanzia difficile a Oakland, passi per la carriera giudiziaria con la sua fama di procuratrice dura contro il crimine (troppo dura per la sinistra radicale che l’ha definita «cop», poliziotto).
E, poi, valorizzare quello che ha fatto da vicepresidente soprattutto in campo sociale: la lotta per i diritti delle donne, per l’aborto, contro la violenza domestica, per l’istruzione. Lasciando, magari, in ombra il tema dell’immigrazione.
COPERTINA DI TIME DOPO L ANNUNCIO DEL RITIRO DI JOE BIDEN
Biden le aveva chiesto di occuparsi dell’afflusso di clandestini: non si può dire che la sua gestione sia stata efficace, ma non aveva molti strumenti a disposizione. Harris deve imparare in fretta a comunicare in modo efficace e capillare anche sulle reti sociali, mentre attraversa il Paese in lungo e in largo cercando di recuperare l’elettorato centrista che starebbe abbandonando i democratici non solo negli Stati in bilico come Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, ma anche in alcuni fin qui considerati abbastanza sicuri per la sinistra come Minnesota e New Mexico.
joe biden con kamala harris festa del 4 luglio
Per far questo Harris ha bisogno non solo di comunicatori efficaci […] ma anche di disciplina. Ha fama di leader indisciplinata, incapace di gestire il suo stesso team: quello della campagna elettorale del 2020 andò in pezzi prima ancora dell’inizio delle primarie e alla Casa Bianca le cose non sono andate meglio con un tourbillon di capi di gabinetto, consiglieri, responsabili della comunicazione cacciati o che se ne sono andati sbattendo la porta. E nessuno di quelli che hanno lavorato per lei quando era in California l’ha seguita a Washington.
Famosa per le sue divagazioni e per il rifiuto di lavorare sodo per prepararsi agli incontri, Kamala ha bisogno di gente con ascendente su di lei che la spinga a restare focalizzata sui temi essenziali. […]
kamala harris volodymyr zelensky KAMALA HARRIS JOE BIDEN KAMALA HARRIS JOE BIDEN LE COPERTINE DI TIME PRIMA E DOPO L ANNUNCIO DEL RITIRO DI JOE BIDEN