Emanuele Lauria per “la Repubblica”
«Ci sono dei dossier rimasti aperti». Matteo Salvini, poche ore dopo la nomina dei sottosegretari, lancia una frase che suona come un avvertimento. E un brivido corre sulla schiena degli alleati giallorossi. Il leader della Lega festeggia con enfasi il ritorno al Viminale con un suo deputato, Nicola Molteni, lo stesso che fu suo vice nel Conte I e che con lui firmò i decreti sicurezza.
«Sono contento che abbiamo ottenuto la delega agli Interni», dice il capo del Carroccio quasi sfregandosi le mani, mentre quella scelta di Draghi - unita alla mancata riconferma nello stesso dicastero di un uomo del Pd - scatena la bufera nei dem e dentro Leu.
Salvini non cita i decreti sicurezza ma non risparmia una stoccata alla ministra Lamorgese: fra i dossier aperti, rimarca, c' è quello sulle pistole a impulso elettrico, i Taser, da dare in dotazione alle forze dell' ordine: «Non se ne ha più notizia, eppure stiamo parlando di uno strumento che servirebbe alle forze dell' ordine e al sistema Italia».
Per completare il quadro, la pretesa - ribadita dal segretario leghista malgrado le proteste di Pd e Fi - di dire la sua sulla nomina del nuovo capo della polizia che prenderà il posto di Franco Gabrielli: «Daremo il nostro contributo, mi spiace per chi perde tempo in polemiche».
IL POST DI NICOLA MOLTENI CONTRO LUCIANA LAMORGESE
Il clima non è certo rasserenato dalle prime dichiarazioni di Molteni nella nuova-vecchia veste di sottosegretario: «I decreti sicurezza? Io li rivendico eccome, con orgoglio e dignità. Per l' 80 per cento sono ancora in vigore». E le norme sull' immigrazione che sono state cassate durante il Conte 2? La Lega chiederà di re-introdurli? «Lo decideranno i segretari di partito con il presidente del Consiglio», si limita a dire Molteni, che però sottolinea: «I porti vanno difesi, come il confine e come le frontiere, come fanno tutti gli altri paesi europei. L' immigrazione va governata e regolata».
Ora, Molteni promette «dialogo e confronto» con la ministra Luciana Lamorgese, alla quale solo un mese e mezzo fa dedicò però un meme con il suo volto il primo piano e la scritta "governo clandestino». Ce n' è abbastanza per mettere in guardia la titolare del dicastero, donna poco avvezza alle polemiche, che però alcuni punti fermi li ha già in mente. Ha intenzione, anzitutto, di tenere la delega all' immigrazione, come avvenuto finora. Né ovviamente ha in programma di cambiare nuovamente le norme sugli sbarchi da poco modificate con il contributo dell' ex sottosegretario del Pd Matteo Mauri, che non ha mancato anche in queste ore di ringraziare per il lavoro svolto. E, a chi l' ha sentita, Lamorgese ha ribadito che la linea in questo settore la attua non un sottosegretario ma il responsabile del ministero ed è comunque di competenza del governo nella sua interezza. Le modifiche ai decreti Salvini, si fa inoltre notare, le aveva indicate il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Non è neppure scontato, peraltro, che a Molteni vengano date le competenze sulla pubblica sicurezza. È una decisione ancora da prendere, e in corsa ci sono pure gli altri due sottosegretari appena nominati, il grillino Carlo Sibilia e Ivan Scalfarotto di Italia Viva.
Quanto ai Taser, in ogni caso, è stata la stessa ministra contestata a più riprese da Salvini a firmare il decreto che aggiunge le pistole elettriche all' elenco delle armi in dotazione: c' è stata una gara ma le tre società che si sono presentate non hanno superato la prova tecnica e un' altra si svolgerà ai primi di marzo.
La convivenza fra Lamorgese e i leghisti rappresenta una scommessa del nuovo governo. «Il problema non è la mia mancata riconferma dice Mauri - ma il fatto che non ci sia al Viminale un rappresentante del Pd: il nuovo decreto immigrazione e la regolarizzazione dei migranti hanno necessità di una delicatissima fase di attuazione. Il ritorno in grande spolvero della Lega, in questo senso, non può che lasciarmi perplesso».
Monica Cirinnà, la responsabile dei diritti dei dem, attacca: «Il ritorno di Molteni al Viminale ovviamente non mi entusiasma. Anzi, direi proprio che mi preoccupa ». Ed Erasmo Palazzotto, deputato di Leu, dice che è stato «un grave errore politico, da parte dei partiti di sinistra, mollare il presidio degli Interni. Non ci resta che sperare nell' equilibrio della ministra Lamorgese».