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Martino Villosio per Il Tempo
«Non è una notizia inaspettata, ma è ridicolo che un ministro provi a nascondere l'incapacità sua e del governo di riformare la giustizia vendendo un po' di fumo all'opinione pubblica con l'estradizione di Matacena. Io sono stato condannato a tre anni ingiustamente, Orlando per cominciare poteva andare in Brasile a chiedere di estradare il compagno pluriomicida Cesare Battisti invece di venire qui».
Amedeo Matacena, latitante da tre estati dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, risponde da Dubai. Ieri ha compiuto 52 anni. Un compleanno amaro, visto che nello stesso giorno il Guardasigilli Andrea Orlando è volato negli Emirati Arabi per siglare importanti accordi di cooperazione giudiziaria che potrebbero stringere la morsa intorno all'armatore calabrese, ex parlamentare di Forza Italia.
È preoccupato?
«No. La cosa che mi fa riflettere è che sembra che i problemi della giustizia italiana, dall'inefficienza alla totale assenza di certezza del diritto, dalle sentenze sbagliate ai giudici che non rispondono quando fanno errori e commettono falso ideologico nelle loro sentenze, siano ridotti alla necessità di estradarmi. Il tutto a causa di una sentenza ingiusta, emessa da un giudice di Magistratura Democratica che ha sostituito il collega di Unicost, e dunque non di sinistra, cui inizialmente era stato assegnato il mio processo.
CHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENA
Questo magistrato per la foga di condannarmi ha ignorato i principi della cosiddetta sentenza Mannino della Cassazione, già applicati per assolvere Andreotti ed altri collegi parlamentari, e inoltre mi ha dato 5 anni applicando retroattivamente una legge in maniera illegittima. Tanto che la Cassazione ha ridotto in seguito la pena a tre anni applicando la norma giusta. Ovviamente senza che il giudice di MD abbia subito alcun provvedimento».
Lei tenterà di fuggire ancora?
«Io sono qui, e qui resto. Se mi faranno tornare in italia verrò, perché non sono mai fuggito. All'epoca della condanna per concorso ero fuori dal Paese perché stavo finalizzando l'acquisto di una casa per la famiglia. I legali mi avevano detto di stare tranquillo perché il reato sarebbe andato prescritto. Comunque prima che un accordo di estradizione diventi operativo deve essere ratificato dal Parlamento.
Non mi risulta che sia stato dato un potere di delega al ministro su questo caso particolare. Se dovessero fare un'operazione in violazione del potere del Parlamento lascio a lei ogni ulteriore commento. Inoltre gli accordi simili stipulati dall'Italia con tutti gli altri Paesi non hanno mai avuto operatività retroattiva, se questo dovesse averlo sarebbe un altro dei "casi strani" che mi hanno riguardato».
Davvero lei si sente perseguitato?
«Quegli "strani casi" li ho elencati nella domanda di grazia che a breve i miei legali depositeranno all'attenzione del Capo dello Stato. Le ricordo che la sinistra è riuscita a governare in Calabria solo dopo che il sottoscritto è stato fatto fuori per vie giudiziarie».
Se dovesse tornare in Italia si toglierebbe qualche sassolino? A marzo lei si disse pronto, nel caso in cui fosse successo qualcosa ai suoi familiari, a rivelare i conti correnti svizzeri in cui sarebbero state depositate presunte tangenti dell'affaire Telecom Serbia prese da tre importanti politici italiani...
«Vedremo. La volontà di togliermeli dei sassolini ci sarebbe, ma non esiste una giustizia in Italia di cui fidarsi e a cui affidare alcunché. Io ho sempre in mente la famosa vicenda del dossier Mitrokin, l'elenco delle spie al servizio del KGB in cui emersero importanti personalità della sinistra italiana. Non è successo niente. E a proposito di due pesi e due misure mi lasci dire una cosa al ministro Orlando».
Che cosa?
«Una vera riforma della giustizia non è riuscito a farla. La legge sulla responsabilità civile dei giudici si è rivelata una boutade. Napolitano gli aveva chiesto provvedimenti di amnistia e indulto rimanendo inascoltato. Tutto lo spessore di questo ministro si riduce nel venire qui a Dubai. Matacena ha avuto tre anni. Io sarei andato prima in Brasile per far estradare chi ha ammazzato delle persone. Perché a prendere il compagno Cesare Battisti non ci va nessuno?».
Si aspettava più sostegno dai suoi ex colleghi del centrodestra?
«Il problema del centrodestra è che insorge solo quando si tratta di Berlusconi. Non l'hanno fatto per nessun altro, tranne forse nei casi di Previti e Dell'Utri. È sempre mancata una percezione globale del problema giustizia in Italia».