Francesco Olivo per “la Stampa”
Carlo Calenda, ogni giorno ce n'è una: esce dal gruppo socialista in Europa, annuncia l'addio al consiglio comunale di Roma e poi torna, blocca sui social il suo candidato. A volta è dura starle dietro. «È tutto lineare. Ho fatto quello che avevo detto. Sono stato sempre coerente, è il mondo intorno che è impazzito».
Andiamo con ordine: lei è stato eletto in Europa con il Pd: perché è uscito dal gruppo Socialisti e democratici?
«Quando il Pd si è alleato con il M5S sono uscito dal partito e rimasto nel gruppo perché lì non c'erano i Cinque stelle. Ma ora Letta ha deciso di farli entrare e io me ne vado: non si può decidere la linea sull'Europa con Giarrusso e con quelli che hanno votato a favore di Maduro. Io sono stato eletto dicendo: mai con i populisti».
Quelli che appoggiavano Maduro oggi stanno con Von der Leyen e Draghi: dal suo punto di vista non è un progresso?
«È un partito magmatico, da una parte ci sono quelli che si sono ravveduti senza spiegare il perché, e quelli tipo Grillo che possono dare di matto in tre secondi. Hanno bussato in tutti i gruppi e nessuno finora li aveva fatti entrare».
Veniamo a Roma: dopo le elezioni ha annunciato la rinuncia allo scranno in consiglio comunale e poi invece ha fatto marcia indietro, perché?
«Io avevo annunciato quello che avrei fatto. Poi è stato montato un caso per l'addio di Michetti e non volevo dare l'impressione di abbandonare e allora ho detto: ok ci provo. Ma al parlamento europeo si è tornati in presenza, vedrò se riesco a conciliare, altrimenti faccio entrare un ragazzo al posto mio. Che c'è di strano?».
A proposito di ragazzi: perché ha bloccato sui social il suo candidato Roman Pastore che l'aveva criticata?
«Mi rifiuto di parlarne».
Eh, ma ne parlano tutti...
«Se diventi primo partito a Roma normalmente ti fanno finire sui giornali raccontando che hai sgozzato dei bambini e ci sono le prove, se il massimo che riescono a fare è dire che ho bloccato su Twitter Roman Pastore, io penso di poter stare tranquillo».
Non vede il rischio di sembrare quello che va contromano in autostrada e dice «sono tutti contromano tranne me»?
«Lo so, ma viviamo in un momento dove succede di tutto. È un mondo impazzito. Però magari lei pensa che gli altri abbiano grande rettitudine e sono io che ho sbandato».
Cosa pensa delle inchieste su Matteo Renzi?
«Io non ho mai comprato follower. Ma quando sento che la struttura Delta di Renzi doveva sfruttare i giornali femminili perché non era popolare tra le donne capisco che è una polemica che possiamo fare solo in Italia. Se fosse reato quella roba se li dovrebbero portare tutti via, a partire da Salvini. Il momento non è casuale».
Perché?
«C'è il tentativo di mettere Renzi all'angolo prima dell'elezione del Quirinale e un Paese così mi fa abbastanza schifo».
Almeno sul Quirinale lei e Renzi farete un accordo?
matteo renzi e carlo calenda sul rooftop dell hotel bernini a roma
«Non credo, è una partita che giocherà da solo».
Una cosa vi accomuna: avete due caratteracci. È questo che impedisce un accordo?
«In Italia si vede tutto come al Grande Fratello, ma lei pensa che gli altri politici abbiano un buon carattere? Ognuno ha il suo».
E il suo carattere?
«Sono molto diretto e succede che possa diventare abrasivo. Cerco di stemperarlo...».
Quindi quello che noi vediamo è un Carlo Calenda stemperato?
«Quello che vedete è un Carlo Calenda troppo al naturale per fare politica. Ci vuole più capacità di essere morbido».
È vero quindi che lei litiga con tutti?
«Ho fatto il ministro 5 anni, ho litigato poco e prodotto molto. La politica italiana è abituata un modo di fare più allusivo».
Si è mai pentito di un tweet?
«Molte volte».