Liana Milella per “la Repubblica”
«Nordio? Non mi piace più come ministro della Giustizia dopo i suoi discorsi in Parlamento». L'ex Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick ripercorre con Repubblica il Nordio pensiero che «rischia di non risolvere i tanti problemi della giustizia».
Tra Senato e Camera Nordio ha distrutto la magistratura. Reati inutili, intercettazioni di fatto illegali, Csm "palamariano", presunzione d'innocenza violata.
Come giudica questa "tabula rasa"?
«Mi lascia perplesso usare questa definizione per una realtà complessa che viene molto semplificata, da un lato con le parole di Nordio, e dall'altro con le critiche che gli si muovono. Preferisco vedere la magistratura nei termini in cui essa è stata richiamata dal capo dello Stato nel giorno del suo insediamento».
Cosa disse che l'ha stupita?
«Sono rimasto colpito dalla distanza tra l'elogio alla magistratura che il presidente aveva fatto nel 2018, e la durezza del quadro che ne ha fatto quest' anno. Necessità di un profondo impegno riformatore, perplessità di fronte a un terreno di scontro che ha fatto perdere di vista gli interessi della collettività, necessità che il Csm corrisponda alle pressanti esigenze di efficienza e credibilità».
Allora lei è un "nordiamo"?
«Per niente. Condivido le censure pesanti che tanti, compreso Nordio, muovono alla dinamica delle intercettazioni e alla loro divulgazione. Non credo però che il rimedio possa essere quello che lui propone, intercettazioni segrete di competenza pressoché esclusiva della polizia, senza un controllo effettivo della magistratura e senza garanzie di conoscenza per chi ne è oggetto».
Nordio ce l'ha con gli ex colleghi?
«In alcuni passaggi ne parla troppo male per non ingenerare il sospetto di un inconscio freudiano e di una latente rivalsa».
Le intercettazioni, Nordio minaccia di dimettersi se non riesce a ridurle e a non farle più uscire.
«Le registrazioni che stanno all'interno del processo e che sono "assolutamente indispensabili" per proseguire le indagini, sono già regolate da una legge precisa e valida, che proposi io 20 anni fa e che ha attuato dopo molte discussioni il Guardasigilli Orlando nel 2017. Il problema è far rispettare questa legge e usare le intercettazioni quando ne ricorrono i presupposti. Ma non è logico contestare un reato con pene alte al solo fine di poter intercettare».
silvio berlusconi matteo renzi
Come altri prima di lui, vedi Berlusconi e Renzi, Nordio agogna una riforma costituzionale.
«Qualche modifica costituzionale può essere necessaria. La prima è riconoscere al capo dello Stato la nomina del suo vice al Csm che oggi è oggetto di una trattativa tra correnti dei togati e laici. Le "porti girevoli" vanno chiuse non solo per chi entra ed esce dalla magistratura per fare politica, ma anche da chi esce dalla politica per andare al Csm. La Costituzione richiede, per i laici, non requisiti di rappresentanza politica, ma di preparazione tecnica».
Un ministro dura in carica, se tutto va bene, 5 anni. Ha senso imbarcarsi in una riforma costituzionale? I precedenti di Berlusconi e Renzi sono fallimentari
«Se si vogliono separare le carriere, obiettivo mitico e storico del contrasto tra giudici e avvocati, e se si vuole eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale che da principio di eguaglianza finisce per diventare foglia di fico di una discrezionalità abnorme, occorre la modifica costituzionale. Ma è così necessaria e urgente? A me pare che la concretezza dei problemi della giustizia richieda interventi subito operativi e non anni di attese».
Che garanzie dà la discrezionalità dell'azione penale? Perché invece tutti i reati, grandi e piccoli, non vanno perseguiti?
«Sì, ma solo se è possibile. L'esperienza insegna che i reati sono tanti e per giunta si continua a prevederne altri».
Pensa al decreto Rave?
«Come ha fatto a indovinare?».
Da avvocato vede un connubio "scandaloso" tra pm e giudici?
«Ho visto qualche episodio che mi ha lasciato perplesso, ma non si può generalizzare. Il problema non è quello di separare le carriere, quanto di chiedere ai pm il rispetto rigoroso delle regole».
"Garantisti nel processo, giustizialisti nella pena", dice Meloni.
"È un binomio contrario alla Costituzione, per me inaccettabile, che mi auguro Nordio rettifichi totalmente nel suo "vasto" programma"».