Francesco Semprini per “la Stampa”
«Il bilaterale tra Joe Biden e Xi Jinping porterà a una parziale stabilizzazione dei rapporti tra Usa e Cina, ma sul nodo Taiwan le tensioni rimarranno». A trarre le conclusione dell'incontro principe del G20 di Bali è Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group.
Che idea si è fatto del bilaterale?
«Prima di tutto questo è il primo incontro in persona da quando Biden è presidente degli Stati Uniti. Sono dovuti trascorrere due anni prima che vedesse la controparte cinese, è un lasso di tempo importante causato dalla pandemia di Covid e che senza dubbio ha complicato le relazioni tra le due potenze».
Però i due si conoscevano?
«C'è un rapporto che risale ai tempi di quando erano vicepresidenti. C'è una simpatia tra i due, non vuol dire che ci sia un'amicizia franca o fiducia, ma Biden parla in maniera cordiale di Xi e quindi non sorprende che l'incontro sia andato bene e che sarà costruttivo».
xi jinping joe biden al g20 di bali 3
E' un cambio di passo quindi?
«Non è qualcosa che darà corso a una nuova era nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti, ma senza dubbio è qualcosa che stabilizzerà i rapporti tra i due Paesi. E che consentirà di avere confronti ad alto livello più regolari e continui su diversi dossier di importanza strategica. In particolare, la lotta al cambiamento climatico e alcuni aspetti del commercio. Credo che il crescere delle tensioni a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni e il conseguente deterioramento dei rapporti si attenueranno di qualche grado».
Anche dal punto di vista militare e in particolare sulla questione Taiwan?
xi jinping joe biden al g20 di bali 2
«Di questo non ne sono sicuro, credo che Taiwan sia un argomento di conflitto e ricordiamoci che Biden non porta avanti da solo l'indirizzo di politica sul tema. Nancy Pelosi si è recata a Taipei sollevando le ire di Pechino, e con il controllo della Camera da parte dei repubblicani mi attendo un'ulteriore inasprimento del confronto, con altre delegazioni Usa a Taiwan e altre forme di cooperazione militare con Taipei. Ovvio che i cinesi reagiranno, ma non si tratterà di dinamiche che si inquadrano nel rischio di una guerra imminente».
Pensa che dopo questo meeting Pechino cambierà approccio con Mosca?
«Lo ha già cambiato negli ultimi mesi, all'inizio sosteneva le posizioni di Mosca e le sue giustificazioni alla base dell'intervento militare. L'orientamento di Pechino traeva forza anche dalla convinzione che la Russia avrebbe vinto e lo avrebbe fatto in tempi ristretti. A un certo punto però le cose sono cambiate e Xi ha spiegato a più riprese a Putin, anche in occasione del vertice della cooperazione in Kazakistan (Cica), di non essere contento della piega che la guerra stava prendendo. E lo ha ripetuto a Biden ieri. Pechino desidera che il conflitto termini in tempi congrui e auspica una de-escalation da parte della Russia. Inoltre i cinesi si oppongono categoricamente all'ipotesi di impiego di armi atomiche, comprese quelle tattiche».
vladimir putin xi jinping a samarcanda
Però continuano a essere clienti energetici di Mosca
«Anche se la Cina continuerà ad acquistare il petrolio russo, così come fa l'India che è un partner strategico degli Usa, Pechino sta comunque esercitando pressioni su Mosca. Se poi deciderà di passare al livello successivo, ovvero di essere apertamente attiva nel convincere Putin a terminare il conflitto non è dato saperlo. E' chiaro però che la Cina è più vicina alle posizioni Usa e della Nato di quanto lo fosse tre o quattro mesi fa».
xi jinping joe biden al g20 di bali
Il capo della Cia ha visto la controparte russa ieri ad Ankara, come si inquadra l'incontro?
«Si tratta dei back channel di cui si è parlato nelle scorse settimane, i canali di contatto tra Mosca e Washington avviati sotto traccia. Ben inteso non ci sarà di certo un summit Biden-Putin in tempi brevi, ma Jake Sullivan ad esempio ha avuto già incontri con controparti russe. Si tratta di colloqui che hanno l'obiettivo di mettere in chiaro quali saranno le conseguenze nel caso la Russia utilizzasse l'arma atomica.
Ovvero hanno scopo informativo e di deterrenza. Occorre capire ora se Mosca sia incline a considerare un negoziato visto che sta perdendo territori e spinta a vantaggio degli ucraini. Col ritiro da Kherson ci sarà un intensificarsi dei "back channel", a meno che i russi non abbiano in mente di procedere a una rapida escalation della guerra e del confronto anche con la Nato».
La Turchia, Paese del G20 e membro dell'Alleanza atlantica, ha respinto le condoglianze degli Usa per l'attentato di Istanbul, cosa vuol dire?
xi jinping joe biden al g20 di bali
«Gli americani sono stati a lungo accusati di foraggiare i curdi in Siria, e anche se la Turchia è un alleato della Nato su questa cosa è sempre stata agli antipodi perché accusa il Pkk di terrorismo, anche in questo caso.
Quindi il rigetto è in linea con la sua politica. Sarebbe stato meglio se non avessero detto nulla perché Ankara sta migliorando la posizione diplomatica con gli Usa, specie sui dossier legati all'Ucraina, come il grano e in generale nei negoziati tra le parti sulla guerra. Ma Erdogan ha la sua agenda e bisogna anche considerare i problemi di carattere economico con cui deve fare i conti internamente».
Qual è il risultato più importante che si attende dal G20 di Bali?
«Ho visto la bozza del comunicato finale e per la prima volta c'è una posizione comune di Usa, Unione Europea, Cina e Russia su alcuni aspetti di forma, ma i contenuti sono assai deboli. Questo conferma che non sarà il G20 a salvare il mondo».