1 - FATTO L’INCONTRO, GABBATO LO SANTO: SALVINI E MELONI SPERANO CHE BERLUSCONI PRENDA UNO SCHIAFFO. LO SCHIAFFO DEFINITIVO. I 505 VOTI NON CI SONO. COME PIANO B, I DUE HANNO IN SERBO UN NOME DI MASSIMO CONSENSO: GIANNI LETTA. UN CANDIDATO PERFETTO: UN DIPENDENTE DI MEDIASET, MAI USCITO DA ROMA, PRIVO DI QUALSIASI RAPPORTO CON L’EUROPA
2 - GIANNI LETTA VA A PALAZZO CHIGI. L’IRA DEL CAVALIERE: “NON SAPEVO NULLA”
Ilario Lombardo per “La Stampa”
Qualcosa comincia a muoversi davvero anche a Palazzo Chigi. Quando le agenzie battono la notizia che Gianni Letta è stato ricevuto da Antonio Funiciello, capo di gabinetto del premier Mario Draghi, il vertice di centrodestra è finito da più di un’ora.
Nel giardino, a favore dei fotografi, i leader hanno improvvisato pose e gesti di intesa con Silvio Berlusconi, prima di salutarlo. Pochi minuti dopo, non sono ancora le sei, Villa Grande è semivuota. Il leader di Forza Italia è attorniato dallo staff. La notizia lascia tutti stupiti.
«Che vuol dire che è andato a Palazzo Chigi questa mattina? Prima del vertice?», chiede Berlusconi. La ricostruzione è confermata da fonti a lui vicine: il fondatore di Mediaset, assicurano, non ne sapeva nulla. Né tantomeno, aggiungono, è stato inviato a far visita a Draghi come emissario del presidente di Forza Italia, come qualcuno potrebbe immaginare.
Ma soprattutto: avrebbe taciuto dell’incontro per tutta la durata del summit con i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. È una precisazione importante, che dà l’idea di come la partita del Quirinale stia slabbrando ogni certezza e di quanto i sospetti, anche tra amici o alleati, siano diventati la matrice comune delle diverse interpretazioni dei fatti.
RIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDE
Il colloquio tra Funiciello e Letta, durato un’ora, avviene su richiesta di quest’ultimo. Le bocche, però, alla domanda su cosa si siano detti, restano cucite. Verrebbe naturale pensare che Letta abbia incontrato pure Draghi, ma lo staff del premier si affretta a smentire. Dalle stanze attigue a quella dell’ex banchiere filtra che si è «verosimilmente parlato anche di Quirinale».
E non potrebbe essere altrimenti. Come è stato in precedenza per la Rai, Funiciello è delegato a trattare con i partiti, per sondarne la volontà, i desideri e le intenzioni. Per Draghi è fondamentale capire cosa farà Berlusconi. «Tutto dipende da lui», è la riflessione che fanno a Palazzo Chigi.
E Letta, in questo senso, rappresenta il suo migliore alleato. I due hanno un canale aperto da sempre, si sentono spesso, e hanno incrementato i contatti nelle ultime settimane, proprio per capire fino a dove voglia spingersi Berlusconi.
IL VERTICE SUL QUIRINALE A VILLA GRANDE BY ELLEKAPPA
Quella che inizialmente sembrava una fantasticheria, e poi un capriccio, si è trasformata in una vera e propria campagna elettorale. E per quanto irrituale come autocandidatura, è una manifestazione di orgoglio che ha avuto l’effetto di far impantanare i piani di Draghi e di rendere molto più complicato il suo trasloco al Colle.
Berlusconi si è impuntato. Letta lo ha intuito prima di tanti altri e lo ha già spiegato al premier in altre occasioni. «Bisogna capire se fa sul serio, se vuole rimanere candidato fino alla fine». Fino cioè alle prime quattro votazioni.
meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi
L’ex sottosegretario, che ha aiutato il tycoon di Arcore a districarsi nella palude romana negli anni del potere e della gloria a Palazzo Chigi, è tra i più scettici che possa riuscirci. A sentire l’entourage di Berlusconi, durante il vertice Letta non avrebbe detto nulla dell’incontro avvenuto in mattinata. Ma ha spinto a prendere tempo, con una frase che è, insieme, un invito al realismo e un tentativo di congelare la candidatura: «È giusto verificare i numeri, prima di andare avanti».
I sospetti, si diceva. L’ex premier è amareggiato, vuole capire cosa c’è dietro, visto che uno dei suoi uomini di maggiore fiducia, è andato a Palazzo Chigi, a parlare con il braccio destro del suo principale avversario nella partita del Quirinale, senza avvertirlo e prima del vertice che poche ore dopo lo avrebbe incoronato candidato del centrodestra.
gianni letta foto di bacco (4)
Anche il coordinatore Antonio Tajani e la senatrice Licia Ronzulli non sono sereni. Si soffermano ad analizzare il tempismo scelto da Letta e le sue mosse nelle ultime 72 ore. Mai, dicono, negli ultimi anni era stato così tanto loquace in così poche ore. Alla camera ardente di David Sassoli, l’altro ieri, e poi di nuovo a margine del funerale, Letta ha lanciato un invito a guardare oltre le bandiere, «all’interesse generale e al bene comune». Nessuna parola spesa a favore di Berlusconi, né un segnale indirizzato verso una miracolosa convergenza in Parlamento.
In questo groviglio di dubbi, Letta si attira anche un sospetto ulteriore. Gli uomini di Berlusconi si chiedono cosa stia tramando. Se Draghi stia semplicemente giocando di sponda con l’uomo delle trattative segrete di FI, o se Letta stia addirittura accarezzando la possibilità che, nel rimpallo dei veti, possa finirci lui, a quasi 87 anni, al Quirinale.
House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella
È una voce che corre tra i partiti, frutto anche delle frequentissime chiacchierate che ama avere con i leader o i loro ambasciatori di fiducia. Per esempio, con Luigi Di Maio e con Giuseppe Conte nel M5S, con Giancarlo Giorgetti nella Lega. Chiede, si informa, vuole capire chi controlla chi, quanti voti sono a rischio, quali candidature alternative – Marta Cartabia, Letizia Moratti, Pierferdinando Casini, Giuliano Amato – possono reggere. Per Draghi è una risorsa preziosa, per le sue capacità di relazioni e perché può rappresentare il primo pontiere a cui affidare le rassicurazioni da trasmettere ai partiti. Una su tutte, quella che vogliono sentirsi ripetere ogni giorno i parlamentari, e da cui dipende l’elezione del premier a futuro presidente della Repubblica: un governo si troverà, e la legislatura non terminerà prima.