GOVERNO: CONTE A M5S, IERI ORIENTATI PER APPOGGIO ESTERNO
giuseppe conte arriva in senato per seguire il discorso di draghi
(ANSA) - "Ieri eravamo orientati a dare almeno un appoggio esterno e ci aspettavamo di ricevere considerazione, dialettica politica e rispetto per il Parlamento". È uno dei ragionamenti esposti dal leader del M5s Giuseppe Conte all'assemblea dei deputati del Movimento, come conferma chi vi ha preso parte.
CONTE A M5S, PRESO ATTO CHE NON VOLEVANO E TOLTO DISTURBO
(ANSA) - "Siamo arrivati alla giornata di ieri con la strategia che abbiamo deciso insieme. Chiedevamo un'agenda di governo. Abbiamo preso atto che non ci volevano, togliamo il disturbo". Sono alcuni dei concetti espressi dal leader del M5s Giuseppe Conte, a quanto si apprende, nell'intervento all'assemblea dei deputati del Movimento, appena conclusa, in cui ha ripercorso l'epilogo della crisi di governo.
GOVERNO: CONTE, DAL M5S DECISIONE PRESSOCHÉ OBBLIGATA
(ANSA) - "È stata una decisione pressoché obbligata". Così il leader del M5s Giuseppe Conte, a quanto si apprende, ha spiegato la scelta di non votare la fiducia al governo Draghi nel suo intervento all'assemblea dei deputati.
GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI
GOVERNO: CONTE A M5S, SUL SUPERBONUS UN ATTACCO FRONTALE
(ANSA) - "Un attacco frontale". Questa l'espressione usata dal leader del M5s Giuseppe Conte nell'intervento all'assemblea dei deputati del Movimento, a quanto si apprende, quando ha commentato i passaggi del discorso di Mario Draghi ieri sul superbonus. Conte ha spiegato che "del precariato non si è parlato per niente, sul salario minimo la nostra soglia legale non è stata considerata". E sul superbonus, ha aggiunto, c'è stato un "attacco frontale che ha fatto il paio con la posizione espressa da Draghi in Europa". "E poi sul reddito di cittadinanza - ha detto ancora Conte - già dall'inizio c'è stata riproposta la vulgata corrente che è causa di storture nel mercato del lavoro".
GOVERNO:CONTE, DA DRAGHI ANCHE ATTEGGIAMENTO SPREZZANTE
(ANSA) - "Non era questione di ultimatum ma di priorità su cui bisognava definire un'agenda di governo. Non è stato possibile, abbiamo visto da parte del premier Draghi non solo indicazioni generiche, purtroppo su alcune misure c'è stato anche un atteggiamento sprezzante. Questo ci spiace molto. Perché abbiamo ricevuto anche degli insulti, e anche da parte delle forze di centrodestra c'è stato un atteggiamento incomprensibile". Lo dice il leader del M5s Giuseppe Conte in un punto stampa. "Oggi bisognava avere idee chiare e un atteggiamento preciso" e invece "c'è stato solo un atteggiamento sprezzaante che non fa bene al paese", aggiunge.
I CINQUE STELLE CONTE: "INSULTATI E DISPREZZATI ERA IMPOSSIBILE PROSEGUIRE"
Federico Capurso per “la Stampa”
Giuseppe Conte, a fine giornata, appare soddisfatto: «Oggi i cittadini hanno capito perché eravamo a disagio in questo governo», dice ai cronisti. È convinto che le parole scagliate da Mario Draghi contro il Superbonus e il reddito di cittadinanza, provocando lo strappo definitivo, faranno sbiadire la memoria di come è iniziata questa crisi: con i bizantinismi dietro cui si sono nascosti i Cinque stelle per non votare la fiducia al governo sul decreto Aiuti. Adesso invece, per il leader M5S, resta solo «l'atteggiamento sprezzante del premier Draghi», oltre agli «insulti del centrodestra e alla deliberata volontà di cacciarci dalla maggioranza».
Di fronte a tutto questo, il partito si è persino ricompattato. Le voci di una scissione imminente si affievoliscono.
Davide Crippa, che doveva guidare il nuovo esodo, esce da palazzo Madama con il morale a terra. Si era detto convinto di votare la fiducia se da Draghi fossero arrivate risposte convincenti sulle questioni sociali poste da Conte, ma come dice il leader alle telecamere che lo attendono sulla soglia del Senato, «tutte le misure che avevamo messo in campo sono state criticate, disprezzate, e siamo diventati bersaglio di un attacco politico che nulla aveva a che fare con le emergenze del Paese. Siamo stati messi alla porta. Non c'erano le condizioni per proseguire». Qualche voto di fiducia a Draghi, oggi alla Camera, potrebbe arrivare, ma il drappello di 20 deputati «governisti» si è svuotato.
Per un momento, però, anche in Conte c'è stata la tentazione di votare la fiducia. In mattinata erano state recapitate al leader M5S rassicurazioni su possibili aperture di Draghi alle sue richieste.
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI
Conte arriva in Senato alle 9, con tutti i suoi dubbi, e si chiude nell'ufficio della capogruppo Mariolina Castellone per fare un'«analisi del testo» del discorso di apertura del premier. Da quel momento inizia l'ennesima riunione fiume a cui partecipa un po' chiunque. Ci sono Crippa e Castellone, alcuni deputati in gita, ogni tanto arriva un ministro, i senatori abbondano, spuntano anche i vicepresidenti. Insomma, chi passa da quelle parti entra e, se vuole, dice la sua. «Sembra di stare alla riunione fricchettona di un centro sociale», commenta con un sorriso un senatore grillino. Ma a Conte serve anche questo per non sentirsi isolato nel momento della scelta.
Dal Pd e da Leu tentano per tutto il giorno di convincerlo a votare la fiducia. A metà pomeriggio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà porta sottobraccio il dem Dario Franceschini fin nella sala riunioni dei Cinque stelle. Poco dopo li raggiungeranno anche Conte, Roberto Speranza ed Enrico Letta, ma tutto naufraga nel momento in cui arriva la replica del premier. «Draghi non sta offendendo la mia dignità personale, ma quella del M5S, e io questo non posso permetterglielo», dice lapidario Conte ai pontieri.
Quando però i Cinque stelle decidono di non partecipare al voto di fiducia, tenendo di fatto in vita l'esecutivo, i pontieri dem riprendono le telefonate di convincimento notturne. Si vorrebbe tentare alla Camera un'operazione di salvataggio disperata, ma dal Movimento, quando si è ormai vicini alla mezzanotte, continuano a puntare i piedi: «Non parteciperemo al voto neanche a Montecitorio».