Estratto dell’articolo di Marco Benedetto per www.blitzquotidiano.it
Facebook va chiuso, dovrebbe essere un impegno unitario di tutte le forze politiche in tutto il mondo. E dovrebbe anche essere costretto a pagare le tasse. Cosa che invece fa solo in parte, adducendo costi che se lo faceste voi sareste arsi vivi dall’ultimo impiegato del Fisco.
Berlusconi, invece di invocare una inchiesta parlamentare sui pm, ne dovrebbe pretendere una sullo strapotere dei social network che poi è sempre Facebook. È Facebook il vero concorrente della cosa cui Berlusconi tiene di più al mondo, Mediaset.
Ed è anche la minaccia più grave che i giornali devono fronteggiare. Minaccia sul mercato della pubblicità, minaccia perché se un giornale vuole diffondere i suoi contenuti fra i seguaci di Facebook deve pagare un pedaggio più caro di quello che il ritorno pubblicitario fa rientrare.
[…] I duri e puri della sinistra, di cui Benigni è il profeta, farebbero meglio, finché in tempo, a interrogarsi sul futuro della loro tanto amata Costituzione più bella del mondo, e anche di tutte le altre Costituzioni, meno belle ma migliori nel funzionamento, quando Facebook dispiegherà tutto il suo micidiale potere. L’Antitrust dovrebbe definire ruolo e responsabilità di un monopolista che, in quanto tale, deve operare secondo doveri e vincoli del servizio pubblico.
[…] Oggi Facebook può essere la strada del potere versione XXI secolo. Al fondo, un sistema totalitario privo di controlli, che decide cosa i cittadini debbano e possano sapere. Senza dovere rendere conto a nessuno, i capi di Facebook, gli attuali o chiunque abbia i mezzi per lanciare un’opa su Meta, magari gli stessi cinesi, sarebbero in grado di orientare il pensiero degli elettori non a solo alle scadenze naturali delle elezioni, ma ogni giorno, ogni ora, con continui sondaggi, manovrati da specifiche notizie diffuse all’interno di quel mondo chiuso che sono i suoi utenti.
Pochi credo ricordino il film Quinto potere, del 1976, in cui Peter Finch rappresentata la capacità di influenza della tv. Ancor meno sono quanti ricordano Quarto potere, del 1941, in cui Orson Welles presta la sua arte alla figura del tycoon della carta stampata W. R. Hearst.
La grande differenza fra i rischi denunciati nei due film e il rischio rappresentato da Facebook è che tv e giornali operano in un sistema pluralistico, dove nessuno è mai arrivato a un controllo totale delle fonti.
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Facebook opera in un regime di monopolio assoluto: il suo ciclopico computer contro miliardi di telefonini e laptop a cui fa arrivare i messaggi che vuole. Una signora si è vista bloccare la pagina su FB perché aveva postato una ricetta per l’insalata russa.
Sono testimone diretto della opacità e quindi pericolosità dell’agire di Facebook e anche della arroganza dei suoi rappresentanti.
Volevo verificare l’efficacia delle sponsorizzazioni degli articoli di Blitz su Facebook per poi fare un calcolo di convenienza. Era il 9 febbraio 2023. Sembrava che tutto fosse approvato. Il giorno dopo ho scoperto che avevano sospeso l’account, perché l’annuncio, che volevo pubblicare ma che avrebbe dovuto elaborare lo stesso staff di Facebook, violava le regole di Facebook.
Quali regole? Leggi il manuale, cioè una insulsa sequela di parole congegnate per evitare che forniscano appiglio a qualche causa. Un bottone mi fa sperare: se vuoi sapere di più clicca qui, ti risponderemo entro 48 ore. Invece sono rimasto senza spiegazioni e anche il bottone è stato reso inagibile.
La circostanza mi fa andare indietro di qualche anno quando entrai in contatto con l’allora capo di Facebook in Italia. Quando capì che cercavo aiuto e non volevo pagare pegno, mi mandò un sms: non si permetta di cercarmi più. Obbedii. Quanto successo in questi anni, a livello globale, è lo specchio di quella prepotenza e pericolosità.
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