1 - RISCHIO ITALIA
Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”
Il "Rischio-Italia" potrebbe tornare. Il sondaggio condotto dal Financial Times è stato un fulmine non inatteso per il Paese. I dati: il 90% degli economisti interpellati ritiene che Roma possa rivivere i giorni neri dell'autunno 2011, quando lo spread fra Btp e Bund era a 575 punti base e quando la credibilità dell'Italia era in netto declino. I rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce) sono una certezza, visto che continueranno per buona parte del 2023.
[…] Nel 2023 il Tesoro dovrà emettere circa 320 miliardi di euro, a fronte di 90 miliardi di euro di fabbisogno statale e 260 miliardi di obbligazioni governative in scadenza. A questo ammontare vanno però aggiunti circa 140 miliardi di euro di titoli a breve scadenza, come i Bot, che dovranno essere rifinanziati. In totale il debito pubblico circolante è pari a 2.290 miliardi di euro. […] Secondo gli analisti di Goldman Sachs la pressione sui bond governativi sarà fisiologica. In previsione ci sono almeno altri due rialzi dei tassi.
Entrambi da 50 punti base. Poi a maggio si vedrà.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Stessa previsione per Jens Eisenschmidt, capo economista di Morgan Stanley, che però pone l'attenzione sul capitolo più spinoso per Roma. E cioè la riduzione programmata del portafoglio titoli in seno a Francoforte, il cosiddetto Quantitative tightening (Qt).
Partirà a marzo, vedrà una contrazione di 15 miliardi di euro per mese e coinvolgerà anche i titoli di Stato italiani. A metà 2022 in pancia di Francoforte c'erano circa 720 miliardi di euro, comprati attraverso i vari programmi, pandemici e non. Circa 250 miliardi potranno non essere rinnovati nel corso dei prossimi anni, visto che rientrano sotto il cappello dell'Asset purchase programme (App), che sarà l'oggetto principale del Qt.
Sebbene sarà condotto in modo graduale, progressivo e flessibile, il Qt avrà un impatto sul debito italiano. Anche perché ci sarà anche la scure dettata dagli interessi passivi sul debito, che nel 2022 sono stati pari a circa 77 miliardi di euro. Con il rialzo dei tassi di rifinanziamento, aumenteranno ancora, sfiorando quota 100 miliardi.
2 - GIORGETTI GIOCA LA CARTA DELLA PRUDENZA "FINORA TUTTI I GUFI SONO STATI SMENTITI"
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”
Giancarlo Giorgetti non condivide «il pessimismo prevalente sulle prospettive dell'economia italiana». Lo ha detto in Parlamento nel corso della sua ultima audizione e lo ha ripetuto anche privatamente con i tecnici del Mef: «Finora i gufi sono stati smentiti». Detto ciò, la linea del Tesoro resta improntata alla «prudenza» e al «realismo», non è certo il sondaggio del Financial Times a togliere il sonno al ministro e al suo staff. Che gli analisti vedano l'Italia come l'anello debole delle politiche restrittive della Banca centrale europea non è una novità […]
Al ministero delle Finanze però si continua a pensare che il vero «scenario da incubo, che combina inflazione e recessione» sia legato essenzialmente all'energia: è sui rialzi dei beni energetici, sullo stop totale e immediato delle restanti forniture russe che a via XX settembre i tecnici si esercitano con le simulazioni più cupe. […] Quanto alle politiche della Bce, nel governo ci sono due scuole di pensiero. C'è la sindrome dell'accerchiamento, che al centrodestra fa tornare alla mente brutti ricordi, la stagione del 2011 - che qualcuno si ostina a chiamare «il complotto contro Berlusconi» - con la lettera firmata da Jean Claude Trichet e Mario Draghi, le due manovre agostane dell'allora ministro Giulio Tremonti e lo spread alle stelle.
[…] E poi c'è una linea più «prudente», appunto quella di Giorgetti e della burocrazia del Mef, che considera marginale la stretta monetaria della Banca centrale. […] Se a questo si unisce, da parte dell'istituzione di Francoforte, la riduzione del programma di acquisto dei titoli, il rischio è quello di un periodo di volatilità sui mercati e una risalita dello spread. […] spulciando i modelli econometrici realizzati dal ministero dell'Economia per valutare le ipotesi meno favorevoli legate alle variabili esogene internazionali, si nota che un incremento di 100 punti base del rendimento del Btp decennale avrebbe un effetto sul Pil dello 0,1%. Uno scenario, dunque, che non dovrebbe pregiudicare la discesa del debito pubblico, l'obiettivo che più sta a cuore agli investitori e all'Europa.