“GIORGIA MELONI NON RIESCE PIÙ A NASCONDERE IL PROPRIO STATO D’ANIMO PER IL PROTAGONISMO DI ALCUNI ESPONENTI DELL’ESECUTIVO, COMPRESI ALCUNI FEDELISSIMI” – VERDERAMI RACCONTA I DOLORI NEL GOVERNO DOPO IL PASTICCIO SULLA NOMINA DEL COMANDANTE DELLA FINANZA E IL COMMISSARIAMENTO DI INPS E INAIL: “L’INIZIALE AFFLATO CON GIORGETTI PARE SIA SCEMATO. IL VERO MOMENTO DI ATTRITO CON MELONI SI È REGISTRATO DURANTE IL CONSIGLIO DEL PRIMO MAGGIO, QUANDO A SORPRESA GIORGETTI HA SPIEGATO ALLA PREMIER CHE..."

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GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

In due ore di accesa discussione sulle nomine Giorgia Meloni ha avuto il tempo di farsi prendere dal nervosismo e di farselo passare. E per due ore i ministri hanno atteso nel salone del Consiglio, consapevoli che qualcosa stava andando storto. Finché, per rompere quel silenzio imbarazzato, Raffaele Fitto si è rivolto ai colleghi: «Facciamo una seduta spiritica?». […]

 

Giuseppe Zafarana - comandante generale della guardia di finanza Giuseppe Zafarana - comandante generale della guardia di finanza

Perciò l’altroieri la premier era adirata, perché il passo falso è figlio di un gioco di potere interno al centrodestra che stropiccia la sua immagine e quella impostazione presidenzialista da affermare con le riforme istituzionali. È vero, a Palazzo Chigi si è proceduto con il commissariamento dei vertici di Inps e Inail ed è stato sbloccato l’iter per il rinnovo della Rai. Ma il braccio di ferro sul futuro comandante della Guardia di finanza e sul capo della Polizia ha gettato un’ombra sulla gestione dei dossier di governo e offerto uno spaccato dei rapporti in seno all’esecutivo.

 

giancarlo giorgetti guido crosetto giancarlo giorgetti guido crosetto

[…] è impensabile che solo all’ultimo momento nel governo si siano accorti della «mancanza di urgenza» per la sostituzione di Giuseppe Zafarana ai vertici delle Fiamme gialle: in effetti il generale — indicato alla presidenza dell’Eni — per assumere il nuovo incarico dovrà attendere l’assemblea del colosso energetico, prevista per il 10 maggio. Ma è chiaro che la discussione sulla tempistica cela contrasti sul nome del sostituto, tra i quali c’è Andrea De Gennaro, sostenuto dal sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano d’intesa con Meloni.

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

Così è iniziato il derby in Fratelli d’Italia, con Guido Crosetto che ha reclamato le sue prerogative: «Per legge — ha contestato il titolare della Difesa — ho il concerto sulla nomina. Siccome non c’è urgenza, salviamo forma e sostanza e fatemi fare ciò che devo». «Vorrà dire che Giorgia nominerà De Gennaro dopo il 10 maggio», sussurra un altro ministro di FdI: «Certo, le potevano evitare la brutta figura». Raccontano che in Consiglio la premier non riesca più a nascondere il proprio stato d’animo per il protagonismo di alcuni esponenti dell’esecutivo, compresi alcuni fedelissimi.

 

Anche l’iniziale afflato con Giancarlo Giorgetti pare sia scemato. L’altro ieri il responsabile dell’Economia ha lasciato che fosse Crosetto a mettere una zeppa sulla Guardia di finanza, «ditemi se devo firmare e andiamo avanti».

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto

Ma il vero momento di attrito con Meloni si è registrato durante il Consiglio del primo maggio, quando — a sorpresa — Giorgetti ha spiegato alla premier che bisognava ridurre di un punto il taglio al cuneo fiscale appena annunciato ai sindacati: «Mi spiace ma non c’è copertura sufficiente». E lei, che non voleva perdere la faccia, ha lanciato uno sguardo di fuoco verso Fitto. Con toni democristiani, il ministro di FdI ha spiegato al collega dove recuperare i fondi necessari, prima di rincorrerlo nel salone e rassicurarlo.

Dicono che Giorgetti stia vivendo uno dei suoi momenti amletici: «Sono qui ma vorrei essere lontano da qua».

 

giorgia meloni e raffaele fitto giorgia meloni e raffaele fitto

Non è chiaro se dipenda dalla pressione delle strutture dell’Economia o dalla tenaglia quotidiana a cui è sottoposto da Meloni e Matteo Salvini. Sta di fatto che la giostra delle nomine è rivelatrice dello stato di salute di una coalizione e di un governo. E riserva sempre colpi di scena. Per esempio l’asse tra il segretario della Lega e Gianni Letta: fino a poco tempo fa erano come il diavolo e l’acqua santa, ora dopo aver firmato l’avvento di Paolo Scaroni all’Enel si muovono d’intesa per il nuovo capo della Polizia. In realtà, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi avrebbe voluto tenere ancora per un anno al Viminale Lamberto Giannini prima di indicarlo per un incarico ai Servizi. […]

 

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