“IL GIUDIZIO VERO SULLE PAROLE DI VERITÀ DI GIORGETTI SUI CONTI PUBBLICI LO DARANNO I MERCATI INTERNAZIONALI. SI BALLERÀ. FORSE È VENUTO IL MOMENTO DI ALLACCIARE LE CINTURE” - SORGI: “LA SCELTA TRA TAGLI DI SPESA E NUOVE TASSE FORSE AVREBBE DOVUTO ESSERE FATTA IN GRANDE ANTICIPO RISPETTO AL 2024. ARRIVARCI ADESSO, IN QUESTE CONDIZIONI, HA DATO LA SENSAZIONE DI UN'ITALIA CON L'ACQUA ALLA GOLA. BASTA RICORDARE CHE IL SOLO PNRR VALE 200 MILIARDI, MA È COMPOSTO PER 120 DI DEBITI, DEBITO CONCORDATO CON L'EUROPA MA COMUNQUE DA RESTITUIRE. E I COSTI DEL SUPERBONUS EDILIZIO SI AGGIRANO SU ULTERIORI 200 MILIARDI, PER ARRIVARE ALLA CIFRA MOSTRUOSA DI 320 MILIARDI, DESTINATA A PESARE PER I PROSSIMI DIECI ANNI SUI NOSTRI CONTI”

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Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

marcello sorgi marcello sorgi

[…] l'annuncio del ministro Giorgetti […] sull'avvento di un "contributo" fiscale da parte di banche e imprese ha provocato un terremoto sui mercati, con un repentino calo delle Borse in Francia e in Italia. Ma mentre in Francia Barnier si è mosso sulla linea di marcato risanamento dei conti pubblici decisa dal Presidente della Repubblica Macron, e inaugurata con la riforma delle pensioni contestata duramente nelle piazze, da noi le parole del ministro dell'Economia hanno rotto la continuità di una lunga serie di valutazioni positive da parte del governo e della premier Meloni. L'ultima appena qualche giorno fa, relativa alla crescita migliore delle previsioni, all'occupazione sopra a livelli mai raggiunti prima e alle attese ancora più rosee per i prossimi mesi.

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 7 giorgia meloni e giancarlo giorgetti 7

 

Si dirà che è giunta l'ora della verità, per un esecutivo che era riuscito a galleggiare sul rapporto di fiducia mai seriamente intaccato con l'elettorato e sui comportamenti tipici in materia economica dei governi degli ultimi trent'anni: a ogni manovra d'autunno, a ogni legge di stabilità, un ulteriore aumento del debito e del deficit per consentire il varo di misure elettorali, si trattasse della "flat tax" per i lavoratori autonomi fino a 85 mila euro di reddito, o al taglio del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici (un aumento in busta paga tra 80 e 100 euro) o della prima tranche di una riforma fiscale in cui la revisione delle aliquote con le sue conseguenze venivano pagate dallo Stato, cioè dagli stessi cittadini che s'illudevano di aver fatto un buon affare.

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 5 giorgia meloni e giancarlo giorgetti 5

 

[…] A giugno l'Italia con gli altri Paesi membri dell'Unione europea ha firmato un nuovo Patto di Stabilità che prevede appunto un rientro del debito graduale ma progressivo nei prossimi sette anni. E soprattutto prevede che il debito italiano […] non possa essere aumentato per nessuna ragione.

 

Di qui appunto la scelta tra tagli di spesa e nuove tasse che forse avrebbe dovuto essere fatta in grande anticipo rispetto al 2024. Arrivarci adesso, e giungerci in queste condizioni, ha dato la sensazione di un'Italia con l'acqua alla gola. E d'altra parte, basta ricordare che il solo Pnrr, che ha messo in moto progetti onerosi su tutto il territorio, vale 200 miliardi, ma è composto per 120 di debiti, debito concordato con l'Europa ma comunque da restituire.

s-fascio tutto io - poster by macondo s-fascio tutto io - poster by macondo

 

E basta aggiungere l'ultima valutazione sui costi del Superbonus edilizio, che si aggirano su ulteriori 200 miliardi, per arrivare alla cifra mostruosa di 320 miliardi, destinata a pesare per i prossimi dieci anni sui nostri conti. A questa, appunto, bisognerà sommare la rata del "percorso virtuoso" per rientrare dal debito, un altro giro di vite.

 

Va detto che le conseguenze dell'annuncio di Giorgetti non potranno essere valutate in poche ore, guardando ai listini di Borsa, e neppure in pochi giorni. L'idea che quel che lo Stato, il governo non sono in grado di pagare, se lo debbano caricare sulle spalle banche e imprese, potrà piacere a una parte o a tutto l'elettorato di destra-centro, ma non è detto che funzioni.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni

Fare banca, fare impresa in Italia, si sa, è più difficile che altrove. Venire dall'estero a investire qui, non ne parliamo. E prima che i politici, la politica, la maggioranza e le opposizioni, il giudizio vero sulle parole di verità di Giorgetti lo daranno i mercati internazionali. Si ballerà. Forse è venuto il momento di allacciare le cinture.

 

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