“IL GOVERNO DRAGHI SOMIGLIA MOLTO AL CONTE TER” - BELPIETRO DELUSO PER L’ESECUTIVO MINESTRONE: “LE PREMESSE NON PAIONO AFFATTO BUONE. HO SPERATO CHE DRAGHI AVESSE IL CORAGGIO DI CAMBIARE E DI MANDARE A CASA UNA MAGGIORANZA DI INCOMPETENTI. MATTARELLA PARLÒ DI UN ESECUTIVO COMPOSTO DA FIGURE DI ALTO PROFILO. E DOVE SAREBBE? RIVEDERE LE STESSE FACCE CHE HANNO DATO PESSIMA PROVA NEI MESI PRECEDENTI NON È DI RASSICURAZIONE. L’ESECUTIVO PARE UN IRCOCERVO, ROBA BUONA PER LE FAVOLE…”

-

Condividi questo articolo


Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

belpietro belpietro

Confesso: conoscendo da lunga data Mario Draghi ho sperato che avesse il coraggio di cambiare e di mandare a casa una maggioranza di incompetenti che da oltre un anno occupa le istituzioni. Pensavo che con la sua esperienza, come direttore del ministero del Tesoro prima e come governatore di Banca d'Italia e della Bce dopo, fosse sufficientemente scafato da sapere di essere forte solo all'inizio, se fosse riuscito a tenere alla larga i partiti dalle leve di comando del convoglio che si appresta a pilotare.

 

Da quel che mi pare, leggendo la lista dei ministri che è stata presentata ieri sera, non mi sembra che ci sia riuscito. Anzi, mi pare che, usciti dalla porta, alcuni personaggi siano rientrati dalla finestra, al punto che il Draghi uno somiglia molto al Conte ter, con qualche spruzzata leghista e forzista a coprire la vergogna. Quando la scorsa settimana annunciò il fallimento della mediazione affidata al presidente della Camera, anticipando di avere intenzione di tentare la formazione di un governo istituzionale che evitasse lo scioglimento della legislatura, il presidente della Repubblica parlò di un esecutivo composto da figure di alto profilo.

MATTARELLA DRAGHI MATTARELLA DRAGHI

 

E dove è possibile rintracciare questo alto profilo se Luigi Di Maio rimane ministro degli Esteri? Davvero è pensabile che in Italia, dal punto di vista culturale, non ci fosse nessuno meglio di Dario Franceschini? E che dire del ministro che ha debellato il coronavirus, ma solo a parole, scrivendo un libro che è stato costretto a ritirare a seguito della seconda ondata dell'epidemia?

 

Spiace dirlo, ma rivedere le stesse facce che hanno fallito e hanno dato pessima prova nei mesi precedenti non è di alcuna rassicurazione, nonostante l'autorevolezza del presidente del Consiglio. È difficile poter digerire che la ministra alle Politiche giovanili sia Fabiana Dadone, la stessa persona che ha ricoperto a nome dei 5 stelle l'incarico di ministro della Pubblica amministrazione: per 17 mesi gli italiani hanno ignorato la sua esistenza ai vertici di uno dei dicasteri più importanti per il Paese, perché da esso dipende l'efficienza della macchina burocratica.

MARIO DRAGHI ARRIVA AL QUIRINALE MARIO DRAGHI ARRIVA AL QUIRINALE

 

Ma non avendo dimostrato di essere in grado di migliorare il servizio pubblico al servizio dei cittadini, Dadone è stata spostata alle Politiche giovanili come nella prima Repubblica facevano i democristiani per sistemare qualcuno che per ragioni di corrente non potevano lasciar fuori dalla rosa dei ministri. Ma se a Fabiana Dadone, ministro trasparente (nel senso che come un vetro nessuno si è accorto di lei), è toccato di dover traslocare a un dicastero senza portafoglio e senza peso, a Elena Bonetti è andata meglio.

 

maurizio belpietro con matteo salvini (1) maurizio belpietro con matteo salvini (1)

In quota Italia viva, alla professoressa che si era dimessa su ordine di Matteo Renzi per mettere in crisi Giuseppe Conte è toccato in premio la riconferma alle Pari opportunità. Meno bene è andata a Teresa Bellanova, pasionaria renziana, anch' ella indotta alle dimissioni con promessa di ritornare più forte di prima: il suo posto all'Agricoltura è stato preso da Stefano Patuanelli, un grillino che ha già dato ampia prova di incompetenza ai Trasporti.Ci sono poi dei ritorni, non del Conte bis, ma dei governi che furono.

gelmini gelmini

 

Torna Andrea Orlando, da tempo in astinenza da ministero dopo essere stato Guardasigilli: a lui è stato assegnato il Lavoro. Torna un triumvirato di Forza Italia, ossia Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. Il primo riconquista il suo vecchio ministero, quello dei dipendenti pubblici, alla seconda vanno le Autonomie e gli affari generali, alla terza il Sud.

 

C'è spazio naturalmente per i leghisti e anche in questo caso si tratta di ritorni: Erika Stefani, che in passato aveva ricoperto la casella ora affidata a Carfagna, finisce alla disabilità; a Massimo Garavaglia, già viceministro all'Economia, tocca il turismo; a Giancarlo Giorgetti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, spetta il Mise, ministero per lo Sviluppo economico.

 

ANDREA ORLANDO ANDREA ORLANDO

Al netto di Federico D'Incà, grillino, che rimane saldamente ancorato ai rapporti con il Parlamento, e di Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro con Enrico Letta e ora destinato a Trasporti e Infrastrutture, gli altri sono new entry. Tra di loro figurano Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale in quota Mattarella, Vittorio Colao, sempre quota Mattarella, Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia, Roberto Cingolani e Patrizio Bianchi, quota Prodi.

 

Le novità sono i loro nomi, tutto il resto è già visto e somiglia tristemente a quello che non avremmo più voluto vedere, ossia a un governo che non è né carne né pesce, non è di destra, di sinistra, di centro o grillino e non pare soprattutto di Draghi, ma frutto di una mediazione per contentare un po' tutti e così legare le mani a chiunque, in modo che non si possa tirar fuori.

GIANCARLO GIORGETTI MASSIMO GARAVAGLIA GIANCARLO GIORGETTI MASSIMO GARAVAGLIA

 

Spiace dirlo, ma le premesse non paiono affatto buone. Il governo non è di Mario Draghi, ma più verosimilmente di Sergio Mattarella, il quale consente il varo di un esecutivo che pare un ircocervo, roba buona per le favole. C'è stato un tempo in cui in questo Paese, per fermare il degrado e soprattutto il voto, qualcuno si inventò il pentapartito e non finì bene. In questo caso hanno messo insieme l'esapartito e noi incrociamo le dita.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – PERCHÉ ENRICO PAZZALI, NONOSTANTE UN RAPPORTO DI “AMICIZIA DI VECCHIA DATA” CON IGNAZIO LA RUSSA, HA CERCATO NOTIZIE "SULLA SITUAZIONE IMMOBILIARE E LE PARTECIPAZIONI SOCIETARIE" DEL PRESIDENTE DEL SENATO E I SUOI FIGLI? A FAR RIZZARE PELI E CAPELLI, È LA DATA DELL'ILLECITA OPERAZIONE: 19 MAGGIO 2023. VALE A DIRE: IL GIORNO DOPO LA NOTTE IN CUI IL FIGLIO DI ‘GNAZIO, LEONARDO APACHE, AVREBBE STUPRATO (SECONDO L’ACCUSA DELLA PRESUNTA VITTIMA) UNA RAGAZZA. MA IL 19 MAGGIO 2023 NESSUNO SAPEVA QUELLO CHE ERA AVVENUTO: SOLO 40 GIORNI DOPO LA RAGAZZA PRESENTA UNA QUERELA. IL 3 LUGLIO LA PROCURA DI MILANO APRE UN FASCICOLO. IL 7 LUGLIO IL "CORRIERE" PUBBLICA LA NOTIZIA - QUALCUNO VOCIFERA CHE DI MEZZO POTREBBE ESSERCI L’ASPRA BATTAGLIA TRA LEGA E FDI, TRA SALVINI-FONTANA E LA RUSSA-SANTACHE' PER LA CONQUISTA DELLA SANITA' LOMBARDA. ALTRI SONO PER LA TESI DELL'ESTORSIONE: MA PER 'GNAZIO ''NON SI TRATTA DI COINCIDENZE" - CHE C’ENTRA UN PREFETTO A CAPO DELLA CYBERSECURITY NAZIONALE? CHIEDETELO A MANTOVANO...

DAGOREPORT - VIVA IL POPOLO, A MORTE I CONTI! IL GOVERNO DUCIONI, NEL SUO CONTINUO TENTATIVO DI STRAVOLGERE L’ASSETTO COSTITUZIONALE, HA PUNTATO ORA LA CORTE DEI CONTI, OVVERO I MAGISTRATI CHE HANNO COME COMPITO PRIMARIO IL CONTROLLO DEI CONTI DEL PAESE – C’È GRANDISSIMA PREOCCUPAZIONE TRA I MAGISTRATI DELLA CORTE PER LA RIFORMA CHE PASSA CON IL NOME DI DDL FOTI, CHE SVUOTA LE FUNZIONI DELLA CORTE - LA DUCETTA NON SI FERMA. E INIZIA UN ALTRO ATTACCO ALLA MAGISTRATURA. CHE COSA FARÀ IL PRESIDENTE MATTARELLA?

DAGOREPORT - LA SCONFITTA IN LIGURIA CONTE PUÒ TATUARSELA SULLA COSCIENZA. UN GIOCO AL MASSACRO, QUELLO DEL M5S, CHE SI TRASFORMA IN FARSA, VISTO CHE ITALIA VIVA, ESCLUSA CON IGNOMINIA DALL’ALLEANZA ELETTORALE IN LIGURIA, SARÀ PRESENTE A SUPPORTO DEL CAMPOLARGO SIA IN UMBRIA CHE IN EMILIA ROMAGNA – LA FORZA CHE MANCHERA’ SEMPRE ALLA SINISTRA SI CHIAMA “FATTORE BERLUSCONI”. OVVERO: PUR NELLA TOTALE DIVERSITÀ DI IDEE, NEL MOMENTO DECISIVO FORZA ITALIA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SI UNISCONO PER INCASSARE LA CUCCAGNA DEL POTERE - LA SOLITA PARACULAGGINE CON CUI GIORGIA MELONI HA PROVATO A GIUSTIFICARE LA PERDITA DI QUASI 100MILA VOTI RISPETTO ALLE EUROPEE - LA LEZIONE PIÙ EVIDENTE DEL VOTO LIGURE È CHE IL PD, CHE ELLY VUOLE FAR TORNARE UN PARTITO DI SINISTRA, SENZA UN SOLIDO ALLEATO DI CENTRO VA A SBATTERE - SE IL GOVERNO DUCIONI PORTA A CASA IL 3 A 0...