Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
Alessandro Di Battista lancia la sua sfida per gli Stati generali. «In questi due anni ho studiato molto e ho delle proposte da fare», annuncia rispondendo su Instagram al commento di un attivista. Mentre il Movimento è diviso e le base in alcune Regioni si interroga se allearsi o meno con il Pd alle prossime Regionali, l' ex deputato - che posta una foto sulle montagne vicino a Persepolis - è pronto a giocare la sua partita.
«Dirò la mia. Ho chiara la strada. Poi vedremo in quanti saranno concordi». E Di Battista è pronto ancora a spiazzare la base (ma anche i big e i parlamentari del Movimento). La galassia pentastellata è divisa tra gli ortodossi, vicini a Roberto Fico, che premono per un'alleanza stabile nel campo riformista, qualche nostalgico della Lega e i governisti che (con sfumature diverse da Luigi Di Maio all'asse Stefano-Buffagni-Giancarlo Cancelleri) insistono per un Movimento che sia «ago della bilancia», libero da schemi che imbriglierebbero i Cinque Stelle in qualche campo permanente. E ovviamente ogni posizione ha una declinazione diversa nell' agenda pentastellata.
alessandro di battista in spiaggia con giulia sarti nel 2016
Di Battista - racconta chi ha avuto modo di sentirlo - ha in mente invece un progetto tutto suo, una linea che ha poco a che fare con il collocamento del Movimento nello scacchiere politico. L'ex deputato ha attaccato in passato sia la Lega (all'epoca del governo gialloverde) sia in tempi più recenti i dem: per lui i due partiti sono «molto simili».
L'esponente Cinque Stelle, volto dell'ala movimentista, ha in testa una terza via rispetto ai quadri e ai programmi emersi finora. Un progetto che collochi il Movimento con una visione indipendente in termini di politiche economiche, ambientali e migratorie. Un «M5S 2.0» che ritrovi una identità precisa e che torni a scaldare la base, dopo aver perso oltre 50 mila militanti nei meet-up in meno di cinque anni.
Molti big nei Cinque Stelle si interrogano sulla discesa in campo di Di Battista (e qualcuno si domanda se oltre a lanciare proposte e strategie, l'ex membro del direttorio stia valutando anche se correre per la leadership). Di sicuro la presa di posizione di Di Battista, che ha un suo seguito tra la base, potrebbe spostare gli equilibri del Movimento che sarà.
L'ex deputato rimarrà in Iran altre «tre settimane», come ha annunciato lui stesso. Poi si preparerà per il confronto agli Stati generali. Una sfida - quella interna per la guida dei Cinque Stelle -, quindi, che si preannuncia complessa e più frastagliata rispetto ai due blocchi che hanno regolato la vita dei pentastellati negli ultimi anni.
Intanto tra i Cinque Stelle sta iniziando a serpeggiare qualche perplessità sulla scelta di rimandare gli Stati generali. E c'è chi chiede un mezzo passo indietro. «Ormai l'annuncio è stato fatto - ragiona un pentastellato -. Il dado è tratto, ma se andiamo troppo in là e rimandiamo di un mese o più finiremo per arrivare alle Amministrative di rincorsa, con un capo politico e una nuova identità ancora da far conoscere. In poche parole sarebbe l'ennesimo autogol».
L'idea che si sta facendo strada, quindi, (e che sarà portata all' attenzione dei vertici) è quella di un rinvio «minimo». Anche perché il surriscaldarsi del clima interno, con i tentativi di orientare i parlamentari e gli attivisti, pare complicarsi ogni giorno di più. E sempre tra le righe c'è chi critica i vertici del Movimento. «Come? A Pesaro non possiamo fare un assessore con il Pd, mentre a Roma sono tutti ministri?». Nuovi colpi a una barca già traballante.