Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano” - 29 OTT 2014
Più o meno un mese fa, Antonio Catricalà era il candidato di Forza Italia per la Consulta. Oggi il calabrese di Catanzaro, che ha ricoperto cariche un po’ ovunque, è un ex giudice del Consiglio di Stato. Ha lasciato la magistratura, dov’era rientrato dopo aver scalato e riscalato il potere: sottosegretario a Palazzo Chigi con Mario Monti; viceministro allo Sviluppo economico con Enrico Letta; segretario generale sempre a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi; capo di gabinetto nei governi di Massimo D’Alema e Giuliano Amato; presidente dell’Autorità Antitrust.
diana agosti antonio catricala
Quanti anni, Catricalà?
Ne ho 62, la metà li ho trascorsi da servitore di questa nazione. Il periodo più difficile fu durante il processo Moro, ero avvocato dello Stato, parte civile. Il più bello fu il primo all’Antitrust.
E perché adesso si è dimesso?
Mi faccio una seconda vita, mi associo allo studio legale Lipani&Partners in piazza Cavour, zona Cassazione. Sarò il maestro di una scuola di avvocati.
E non rimpiange l’ultimo tassello, la nomina alla Consulta?
Io non ci pensavo mica, non per il presente. Sono giovane.
E cosa pensava?
Ritenevo di poter chiudere il mio lavoro come presidente del Consiglio di Stato. Non capiterà più, ormai.
Neppure la Consulta è capitata, eppure Forza Italia l’aveva proposta.
I vertici di Forza Italia mi dissero che c’era un accordo su di me, però mancava il consenso. Ho scoperto che in molti non mi volevano, ripetevano: questo Catricalà non è dei nostri. Almeno è stato chiarito che sono un tecnico, non un politico.
antonio catricala mario monti 1
E perché si è ritirato, perché non ha insistito? Poteva prendere esempio da Luciano Violante.
Io ho preferito evitare lo stillicidio. Troppo fumo nero sporca le camicie bianche. La coppia era male assortita, calata dall’alto e non condivisa dal basso. Per raggiungere un traguardo in questo Parlamento, occorre coinvolgere i Cinque Stelle e la Lega Nord. Non bastano i democratici e i forzisti.
Per Matteo Renzi andava bene Catricalà, ma lo stesso Matteo Renzi non sopporta i burocrati come Catricalà.
antonio catricala elisa greco serena bortone olivier tosseri
In parte, Renzi ha ragione. Ci sono prassi, vincoli e normette che possono essere superate. Ma è sbagliato far credere ai cittadini che la burocrazia sia da rottamare, ci sono molte eccellenze. Quando imputano alla Ragioneria di Stato di ostacolare il governo commettono un grave errore: la Ragioneria dipende dal Tesoro e risponde al ministro.
Come rimediare?
Non è facile. Quando Monti era presidente del Consiglio e anche reggente del Tesoro, per testimonianza diretta, posso rivelarvi che il rapporto era perfetto, funzionale. Al Tesoro fanno riferimento al ministro, non al premier: non lo fanno per cattiveria, ma perché i meccanismi sono questi.
Come spiega la diaspora o la scomparsa dei ministri del governo di Monti?
Non mi ha stupito. Era il nostro destino, la missione era limitata. Ci hanno chiamato per scelte non certo popolari: tassare le case o rinviare le pensioni. La politica non se la sentiva, né quella di maggioranza né quella di opposizione.
Come giudica il Corrado Passera politico?
Può avere un futuro. È stato un banchiere, questo non lo aiuta. Per il momento, non vedo le masse che gli girano intorno, piuttosto una parte elitaria. Gli auguro buona fortuna.
Ora non ha imposizioni di mandato, lo ammetta: Catricalà è un fidato di Silvio Berlusconi.
antonio catricala sabino cassese
No, ci mancherebbe. Io sono un tecnico, sennò i senatori di Forza Italia mi avrebbero votato per la Consulta, o no?
Non la indicò Berlusconi nell’esecutivo di Enrico Letta come viceministro con delega alle Telecomunicazioni?
No, perché il mio compito era concentrato sugli operatori telefonici, non c’era nulla da fare su Mediaset. Io dovevo mettere al sicuro la rete di Telecom, la banda larga. Avevo un accordo con il presidente Franco Bernabè, già si parlava di nuove società, di numeri, di soldi. Poi Bernabè è uscito da Telecom e il progetto è saltato.
La stagione dei Gianni Letta e dei Catricalà è finita?
Non credo ci sia stata una nostra stagione, e dunque quello che non è iniziato vi assicuro che non può finire. Siamo servitori dello Stato, e lo restiamo per sempre.
Non negherà pure la sua amicizia con Letta?
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Questo mai.