Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"
Si rivolge «alla signorina Nisreen Elsaim», una delle attiviste più in vista presente a Glasgow, per ripetere ancora una volta che «è fondamentale ascoltare la voce dei nostri giovani, che hanno elaborato proposte e individuato priorità su questioni cruciali, come le modalità per favorire una ripresa sostenibile, e noi dobbiamo rendere orgogliosi i giovani del nostro lavoro».
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Propone la creazione di una task force internazionale immediata, che abbia come obiettivo quello di indirizzare «i trilioni di dollari disponibili del settore privato» verso progetti efficaci ed innovativi.
Ne suggerisce uno, visto che «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio». Insomma, come è stato per il Covid, «l'evoluzione e l'innovazione tecnologica sono fondamentali».
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Mario Draghi vola a Glasgow, dopo aver chiuso il G20 di Roma, insieme a Boris Johnson co-presiede la Cop26 sul clima, appuntamento cruciale per i destini della transizione ambientale, è protagonista di due interventi e una conferenza stampa in cui invita gli Stati ad andare oltre i risultati del G20, nonostante le resistenze di Paesi come Russia, India e Cina, che si professano indisponibili a seguire il calendario di riduzione delle emissioni che l'Occidente sta cercando di dettare.
Eppure per il capo del governo ci sono degli spiragli su cui puntare, per evitare «la catastrofe» di cui parlano i vertici dell'Onu. In primo luogo il tema dei finanziamenti: «Non è un problema di soldi - ripete Draghi -. Oggi abbiamo capito una cosa: a prescindere dal fatto che si tratti di nuove tecnologie o programmi infrastrutturali per l'adattamento ai cambiamenti climatici, il denaro può non essere più un vincolo se portiamo dalla nostra parte il settore privato. Parliamo di decine di trilioni di dollari.
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Ma dobbiamo utilizzarli. Trovare il modo di spenderli e velocemente. Vorrei davvero invitare tutte le banche multilaterali di sviluppo e la Banca Mondiale ad impegnarsi seriamente nella condivisione dei rischi con il settore privato. Suggerisco di creare qui, durante questa COP26, una task force che predisponga un progetto in tal senso».
Ma per il premier c'è un altro aspetto che dovrebbe emergere a Glasgow, una delle strade sulla quale potrebbe essere convogliata l'enorme disponibilità dei fondi privati: «Nel lungo periodo dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti. La Commissione europea ci dice che potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050.
Quindi, dobbiamo iniziare a sviluppare alternative praticabili adesso, perché sarà possibile fruirne in pieno soltanto nel giro di alcuni anni. Nel frattempo, dobbiamo investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio».
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Draghi sciorina anche il costo complessivo che stanno subendo, a causa del cambiamento climatico, i Paesi a basso reddito. E anche le possibili conseguenze sulla sicurezza internazionale, persino sul terrorismo: «Il previsto aumento delle temperature globali è destinato a influenzare la vita sul nostro pianeta in modo drammatico. Il costo di tutto ciò aumenta rapidamente, soprattutto per le nazioni più povere.
Il costo dei disagi per le famiglie e le aziende nei Paesi a basso e medio reddito ammonta a ben 390 miliardi di dollari l'anno. Il cambiamento climatico ha anche gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata».
Di sicuro, per Draghi, è inutile procedere con accuse reciproche. Certo, per esempio nel caso dell'India che ora sta indicando la data del 2070, «ci sono comportamenti poco coerenti e questo indebolisce la posizione dei Paesi molto virtuosi, ma non credo si ottenga molto sul clima indicando i Paesi colpevoli e i Paesi innocenti, perché i colpevoli sono moltissimi e gli innocenti sono pochissimi, la diplomazia dello scontro non aiuta».
mario draghi parla alla cop26 di glasgow
Durante la conferenza stampa il premier smentisce poi di voler assumere un ruolo di leadership nella promozione della collaborazione tra pubblico e privato per contrastare il cambiamento climatico: «Io mi candido a leader di qualcosa? No, no, per carità» dice scuotendo la testa.
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