“GLI ITALIANI MI HANNO CHIESTO DI FERMARE L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE E FARÒ TUTTO IL POSSIBILE PER MANTENERE LA PAROLA DATA” – LA MELONI DOPO LE PROMESSE, I FLOP RINCULA E IN VISTA DEL CDM DI LUNEDI’ PENSA A UN PROVVEDIMENTO PER AGGIRARE LE SENTENZE DEI GIUDICI. MA LA VIA E’ STRETTA - DENTRO FRATELLI D’ITALIA CIRCOLA ANCHE LA SUGGESTIONE DI PORTARE LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA PROPRIO DINANZI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, CHIEDENDO DI INTERVENIRE SU…

-

Condividi questo articolo


Federico Capurso e Ilario Lombardo per la Stampa - Estratti

 

MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

«Gli italiani mi hanno chiesto di fermare l’immigrazione illegale e la ferm…». C’è un’esitazione, è solo un secondo, perché subito Giorgia Meloni si rende conto che sarebbe troppo: dopo le delusioni, i flop, i tentativi falliti, dopo la promessa elettorale di bloccare le navi finita nel nulla, sarebbe troppo promettere con tale fermezza che lei bloccherà l’immigrazione illegale. E allora, dopo quel secondo di esitazione si corregge: «Farò tutto il possibile per mantenere la parola data e fermare la tratta di esseri umani».

 

 

(...) Meloni allo staff chiede di convocare subito un punto stampa e, per lunedì, un Consiglio dei ministri nel quale arrivare a una soluzione. Fino ad allora, però, cosa fare con i migranti che arriveranno nel fine settimana sulle coste italiane? Ecco, si affaccia nel governo il pensiero che sia meglio fermarsi e sospendere i trasferimenti in Albania.

 

migranti in albania - vignetta by vukic migranti in albania - vignetta by vukic

Non è una decisione facile ed è motivo di discussione interna: c’è chi vuole sfidare i giudici e le opposizioni, ma anche chi teme invece gli effetti politici di un secondo scivolone, con i migranti trasportati nei centri albanesi e riportati in giornata in Italia. In queste ore, propende l’ipotesi di una sospensione almeno fino a lunedì, quando si cercherà una strada con cui aggirare le sentenze dei giudici.

 

La premier presagiva qualcosa già da giorni. Dopo il 4 ottobre, dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea sullo status di Paese sicuro di provenienza (in estrema sintesi: o lo è del tutto, o non lo è) – sentenza che ha dato le fondamenta al pronunciamento delle toghe romane -, il governo attendeva questo epilogo.

ellekappa vignetta meloni albania ellekappa vignetta meloni albania

 

Da quanto La Stampa è in grado di ricostruire con fonti parlamentari e di governo, nelle file di Fratelli d’Italia già la sera di due giorni fa, mercoledì, si ragionava su come reagire. L’ordine iniziale era di non attaccare la magistratura, in un giorno tra l’altro in cui la Lega avrebbe sfilato davanti al Tribunale di Palermo in difesa di Matteo Salvini, imputato per l’inchiesta Open Arms.

 

Il proposito di mantenere toni più neutri cambia quando Meloni, dal Libano, valuta il peso delle conseguenze di un caso che, spinto dalle opposizioni, si trasforma in una figuraccia internazionale. La linea dei meloniani si ribalta e attaccano la magistratura «politicizzata» che vuole «arrogarsi il diritto di decidere» al posto del governo quali sono i Paesi sicuri.

giorgia meloni edi rama - hotspot per migranti in albania giorgia meloni edi rama - hotspot per migranti in albania

 

Il nodo è questo: Bangladesh ed Egitto secondo il mix tra giurisprudenza italiana e attuale normativa europea non possono essere definiti completamente sicuri. I giudici applicano semplicemente la legge. A Meloni però interessa poco: non vuole che le vengano rovinati l’operazione-immagine in Albania e il lavoro fatto con l’Ue. E così, nel Consiglio dei ministri di lunedì, cercherà «subito una soluzione». La prima ipotesi allo studio del governo è la più immediata e prevede di stabilire un elenco di Paesi terzi “sicuri” attraverso un decreto legge, approvabile già lunedì, e non più con un decreto interministeriale firmato da Viminale, Farnesina e ministero della Giustizia.

 

L’elenco degli attuali 22 Paesi “sicuri” resterebbe immutato, ma si rafforzerebbe il rango della fonte normativa che lo stabilisce: da una fonte di secondo livello come il decreto interministeriale si passerebbe a una fonte di primo livello come il decreto legge.

 

La seconda strada da percorrere porterebbe alla definizione di una struttura della Farnesina a cui affidare il compito di stilare la lista di Paesi sicuri. Su entrambe le soluzioni, però, resta il fortissimo dubbio che non possano costituire un argine ai tribunali nazionali, dove si prende a riferimento la sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea.

DAL TRAMONTO ALL ALBANIA - MEME BY EMILIANO CARLI DAL TRAMONTO ALL ALBANIA - MEME BY EMILIANO CARLI

 

Per questo, oltre al ricorso ordinario contro la sentenza delle toghe romane già annunciato dal governo, dentro Fratelli d’Italia circola anche la suggestione di portare la sentenza del tribunale di Roma proprio dinanzi alla Corte di Giustizia europea, chiedendo di intervenire su un’interpretazione giudicata «troppo rigida» della sua stessa sentenza pronunciata lo scorso 4 ottobre. Non è detto però che il ricorso venga accolto, perché la Corte si è già pronunciata su un caso simile. E se anche lo fosse, fino al giorno del verdetto non verrebbero sospese le sentenze dei giudici italiani. Non può certo essere la soluzione immediata di cui ha disperatamente bisogno Meloni.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – CHE STRANA COINCIDENZA: CARMELO MIANO, L’HACKER ARRESTATO ALL’INIZIO DI OTTOBRE PER AVER VIOLATO I SISTEMI INFORMATICI DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, "SMANETTAVA" PER “NTT DATA”, LA SOCIETÀ DI CYBERSECURITY SALITA ALLA RIBALTA PER UNA STORIA DI PRESUNTE MAZZETTE A UN SUO DIRIGENTE, CHE AVREBBE CORROTTO UN "PROCURATORE" DELLA TIM – CHE RUOLO AVEVA MIANO IN "NTT DATA"? LO SMANETTONE IN PASSATO AVEVA COLLABORATO UFFICIALMENTE CON LE AUTORITÀ ITALIANE: POLIZIA, POSTALE, INTELLIGENCE - FORSE SPERAVA DI GODERE DI UNA ''COPERTURA'', MA POI HA INFILATO IL NASINO DOVE NON DOVEVA: LE QUESTIONI PRIVATE DELLE TOGHE…

DAGOREPORT – AIUTO! LA FIAMMA MAGICA VA A FUOCO! IL CAOS SPANO-GIULI ACCENDE LE PRIME SCINTILLE DI TENSIONE TRA GIORGIA MELONI E IL SUO “GENIO” DI PALAZZO CHIGI: FAZZOLARI ERA INFATTI CONTRARISSIMO ALLA NOMINA DI GIULI MINISTRO, CONSIDERANDOLO INAFFIDABILE VISTO IL SUO CAMALEONTISMO DA ZELIG (DAL FRONTE DELLA GIOVENTU' A UN GRUPPUSCOLO NEO-FASCIO FINO A COLLABORATORE DELLA LEGA, COL RITORNO ALL’OVILE DI GIORGIA GRAZIE ALL’OTTIMO RAPPORTO DELLA SORELLA, ANTONELLA GIULI, CON ARIANNA) – NON SOLO FAZZO: ANCHE IL DUPLEX LA RUSSA-GASPARRI SI È INCAZZATO PER LA CACCIATA DEL ''LORO'' GILIOLI. E NON PARLIAMO DEL PIO MANTOVANO QUANDO GIULI NOMINA CAPO DI GABINETTO IL GAYO SPANO…

DAGOREPORT – E URSULA RINCULO': LA SUA “MELONIZZAZIONE” RISCHIAVA DI FARLA FINIRE UCCELLATA DAL QUARTETTO CHE COMANDA IN EUROPA (MACRON, SCHOLZ, TUSK E SANCHEZ): SE NON SMETTE DI FLIRTARE CON LA DUCETTA, ARRIVERÀ UN BEL SILURO SOTTO IL SUO SEDERINO - COME? SOCIALISTI, LIBERALI E UNA PARTE DI POPOLARI SONO PRONTI A FAR VEDERE I SORCI VERDI AI FUTURI COMMISSARI, ATTESI AL TOSTO ESAME DELL’EUROPARLAMENTO (FITTO È AVVISATO) – MACRON E COMPANY CONTRO LE LODI DI URSULA ALLA MELONI: LA DEPORTAZIONE IN ALBANIA INCORAGGIA I SINGOLI PAESI AD ANDARE IN ORDINE SPARSO SULLA GESTIONE MIGRANTI, QUANDO INVECE SERVIREBBE UNA STRATEGIA COMUNE…

DAGOREPORT - ‘’REPUBBLICA” DELLE MIE BRAME! DOPO CHE “IL FATTO” HA SVELATO CHE IL QUOTIDIANO SAREBBE IN VENDITA, CON LA REGIA DEL MANAGER CLAUDIO CALABI, È SCOPPIATA UNA PIEDIGROTTA DI RUMORS E SUPPOSIZIONI - DAGOSPIA CONFERMA L’OPERAZIONE: CALABI HA AVUTO CONTATTI CON UNA DECINA TRA I PIÙ DOVIZIOSI IMPRENDITORI E FINANZIERI D'ITALIA: SIETE PRONTI A SCUCIRE UNA QUOTA DI 10 MILIONI DI EURO PER DARE VITA A UNA CORDATA PER ''REP''?  L’INDISCREZIONE GIRA: CON LO STESSO OBIETTIVO DI CALABI, SPUNTA UN’ALTRA CORDATA ACCREDITATA ALL’AVVOCATO MICHELE BRIAMONTE - LA VERITÀ È CHE IL GIORNALE FONDATO DA SCALFARI RESTA, PER ORA, IN MANO DI JOHN ELKANN – E L’UNICO CHE AVREBBE DISPONIBILITÀ ECONOMICHE E CONVENIENZE POLITICHE A COMPRARE “REPUBBLICA” E' GIANLUIGI APONTE...