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Neanche “Il Male” di Vauro e Vincino, rivista satirica che conobbe un grande successo sul finire degli anni Settanta, avrebbe fatto meglio della “Repubblica” e del “Corriere della Sera” nel metter in pagina due titoli tarocchi dopo la pubblicazione di alcuni documenti segreti della Cia conservati a Washington.
Del tipo: “Tognazzi è il capo delle Br” o “Craxi è figlio di Mussolini”. Il primo scoop (bufala) è del quotidiano diretto da Maurizio Molinari che dopo aver consultato i file degli spioni Usa la spara grossa sul leggendario fondatore dell’Eni, Enrico Mattei: “Era fascista: pagò la Dc per fingersi partigiano”. Boom! Insomma, di “Male” in peggio.
I fedeli lettori della fu “Repubblica” di Eugenio Scalfari e di Mario Pirani, che lavorò a stretto contatto con Mattei, si saranno chiesti se in redazione non avessero uno straccio di Garzantina, un minimo di memoria storica, per controllare le notizie spedite dal corrispondente Paolo Mastrorilli, così da verificarne non solo la credibilità e, magari, sollevare qualche dubbio sulla loro veridicità.
La biografia su Mattei con la morte tragica a Bescapè ha sollevato molti aspetti controversi sulla sua figura di uomo d’azione, imprenditore spregiudicato nonché corruttore dei partiti usati come taxi: “Salgo, pago la corsa e scendo”.
I DOCUMENTI AMERICANI SU ENRICO MATTEI
Nel libro “Mattei, la pecora nera”, Italo Pietra non fa “sconti” al suo amico e compagno partigiano arrestato ben due volte nel 1944: “Sebbene sia chiamato generale - osserva -, è digiuno di esperienza militare (…) e nel movimento partigiano prevaleva la tendenza a muoversi sul piano dell’organizzazione”.
Di qui a comprarsi dalla Dc, (cioè dal suo partito!) la patente di partigiano, insomma, ce ne passa con buona pace della Cia e della “Repubblica” dei somari.
Forse bruciato dalla fake news del quotidiano rivale, il “Corriere della Sera” di Luciano Fontana ne sparava un’altra ancora più improbabile e incredibile: “Quando il giornale del Pci pensò di pubblicare il nudo dell’ambasciatrice Usa”. Il quotidiano è l’”Unita” di Palmiro Togliatti.
Ma forse all’autore della corrispondenza da New York, Massimo Gaggi, sembra sfuggire il suo rigore comunista e moralistico, accomunato nello stesso humus culturale della Dc, pensando soprattutto al grosso del suo elettorato cattolico.
Figuriamoci, allora, se sia mai passata per la testa del Pci e dei redattori dell’”Unità” anni Cinquanta di mettere in pagina un nudo, quello dell’ambasciatrice Luce, che ne avrebbe provocato anche il sequestro e l’arresto del suo direttore responsabile per le leggi bacchettone in vigore ai tempi del centrismo codino democristiano (Scalfaro & Tambroni).
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clare booth luce. 1 clare booth luce. 2 Enrico Mattei con moglie