Federico Novella per “la Verità”
«Prepariamoci: potrebbero arrivare altri pesanti attacchi al centrodestra, se adotteranno lo stesso copione degli ultimi 28 anni». Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni, vede una strada in salita. La faccenda del report americano sui finanziamenti russi ai partiti europei potrebbe non essere che l'inizio.
Che cosa intende dire?
«Mi aspetto altri interventi "esterni". C'è una parte rilevante della magistratura che si è apertamente schierata nelle liste, ed è sostenuta da molti colleghi in carica e in piena attività. Mi parrebbe strano arrivare al voto senza un intervento di chi ha determinato la maggior parte delle fortune e sfortune politiche degli ultimi decenni. Anche se non escludo che questa volta le ostilità possano iniziare dopo le elezioni. Ma Giorgia Meloni e il centrodestra sono pronti anche a questo».
E il carteggio statunitense sui putiniani d'Europa?
Una notizia che spunta fuori come un fungo, smentita anche dall'attuale governo, senza uno straccio di documenti, che tira in ballo 20 Paesi senza fare un solo nome. Solo in Italia ne stiamo parlando».
Perché questa storia esce proprio adesso?
«È un chiaro tentativo di condizionare le elezioni politiche. Ma la mente di questa operazione non è in America, bensì in Italia. Scopriremo molto, se non tutto, tra qualche mese, a bocce ferme».
guido crosetto giorgia meloni atreju
È il centrosinistra il «mandante»?
«Queste cose passano spesso attraverso canali grigi, persone che formalmente rappresentano le istituzioni ma spesso usano i loro poteri e la loro conoscenza a servizio di una parte e non della nazione. Sarebbe utile archiviare certa mentalità per cui pezzi dello Stato si sentono asserviti e in necessità di collaborare con i partiti. Tutti devono capire che, per essere sicuri, devono dimostrare di saper lavorare bene per il Paese e non dimostrarsi fedeli di qualcuno».
Mario Draghi ha detto che c'è gente in Italia che parla di nascosto con i russi riguardo alle sanzioni.
«La discussione su cosa fare o non fare sulle sanzioni non è un tema di politica interna, ma riguarda tavoli internazionali sui quali ci si confronta con altre nazioni e alla fine, quando si decide una linea comune, la si mantiene. Anche se in passato se ne era sostenuta un'altra».
Il premier ha parlato di «pupazzi prezzolati» collegati al nemico.
«Il termine che ha usato, "pupazzi", mi ha molto colpito. E detto da lui ha molta rilevanza.
Vorrei sapere di chi parla, perché lui non è una persona che usa i termini a vanvera».
Ha anche detto che non ci sarà un secondo governo Draghi.
«Ha escluso un suo nuovo impegno perché penso sia stufo di essere stato troppo strumentalizzato».
GUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONI
Che senso ha proporre, come fa il terzo polo, un Draghi bis senza la disponibilità dell'interessato?
«È una strategia elettorale per recuperare consenso. Ognuno usa la sua. Peccato che solo la Meloni dica cose realizzabili».
Il razionamento energetico rischia di diventare la scorciatoia imposta da chi non trova soluzioni strutturali?
«Il problema è che il gas non c'è e non ci sarà a breve. Non voglio prendermi dei meriti fuori tempo, ma vorrei ricordare che, al tempo della guerra in Libia, ero quasi l'unico esponente politico a opporsi all'intervento militare, mentre tutti erano inginocchiati alla corte di Nicolas Sarkozy (Crosetto, all'epoca in Forza Italia, era sottosegretario nel IV governo Berlusconi, ndr).
E se non ci fosse stata quella guerra?
«Oggi avremmo un decimo dei problemi di approvvigionamento. Il cosiddetto "filoputinismo", di cui oggi qualcuno è accusato, nasce anche dalla guerra in Libia, cioè da quelli che hanno regalato a Vladimir Putin la supremazia del gas dopo aver fatto fuori Muammar Gheddafi».
Quanto ai rapporti con Putin, chi può scagliare la prima pietra?
«Tra i leader politici, tutti hanno coltivato rapporti con Putin, fino a ieri: tranne Giorgia Meloni. Intensi legami commerciali con Mosca sono stati portati avanti da tutti i presidenti del Consiglio italiani degli ultimi dieci anni: Enrico Letta, Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Paolo Gentiloni, e prima di loro Silvio Berlusconi e Romano Prodi. E molti di questi, eccetto Berlusconi, hanno avuto rapporti ancor più forti con la Cina, la nazione che sta scrivendo la sceneggiatura di molti degli accadimenti di questi anni».
mario draghi al meeting di rimini 4
L'ultimo decreto del governo da 14 miliardi è una prima scialuppa nella tempesta?
«È vero che serve il tetto al prezzo del gas europeo (anche se non ne vedo la volontà politica) e la separazione del prezzo del metano da quello dell'elettricità. Ma, a fronte delle discussioni oziose in sede Ue, l'unica verità è che il Paese sta morendo adesso. Le aziende stanno chiudendo oggi. L'intervento non può essere scaricato sul prossimo governo: non si aspetta che arrivi un altro medico domani, quando in pronto soccorso arriva una persona con l'infarto».
Escludendo scostamenti di bilancio?
«Fare adesso nuovo debito significa mettersi in mano agli speculatori internazionali, pronti ad arricchirsi sulla nostra pelle. Io mi dedicherei piuttosto ai 90 miliardi di fondi strutturali ricevuti grazie al Pnrr, che dovevano essere spesi entro il 2020. Di questi, più di 40 sono inutilizzati. Sono soldi disponibili, sufficienti per proteggere le aziende almeno per l'inverno. Questo sblocco non andrebbe fatto oggi: andava già fatto ieri. È da giugno che tuono contro l'aumento del prezzo del gas, ma non mi risulta di essere stato ascoltato».
Nelle ultime settimane ha notato una certa inerzia del governo?
le bollette al ristorante casa vissani
«Sì, e non va bene. Ricordiamoci che Draghi resterà in carica ancora almeno un mese e mezzo e che un pezzo rilevante dell'economia italiana non dura un mese e mezzo, ve lo assicuro. Non ce la fa».
Teme una reazione a catena?
«Sì. Molti imprenditori stanno fermando le aziende. Il rischio è che i lavoratori si ritrovino un reddito ridotto agli ammortizzatori sociali e falcidiato dall'inflazione. A spaventarmi è il crollo del sistema: i fornitori si bloccano, l'azienda non produce e non riesce a ripagare i finanziamenti con le banche, decollano i crediti deteriorati che mandano in tilt anche il sistema bancario e finanziario. Il problema degli economisti, come Roberto Giavazzi, di cui pure ho stima, è che loro spesso si accorgono delle cose solo quando gli arriva a casa il report dell'Istat o di Bankitalia. Ma in quel momento, sarà già tardi».
Il Pnrr va tenuto così com' è?
«Riflettiamo. Non esiste un solo materiale che non sia aumentato negli ultimi due anni e i progetti del Pnrr non ne tengono conto. Dovremmo finire le opere in cinque anni, ma in Italia la media dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche oltre i 100 milioni è 15,7 anni. Auguri».
mario draghi al meeting di rimini 6
Qual è la previsione di consensi per Fratelli d'Italia?
«Credo che arriveranno vicino al 30%. L'unico ostacolo per il raggiungimento di questo obiettivo è il voto di scambio in una parte del Paese. C'è chi chiede il voto per lasciare il reddito di cittadinanza così com' è, e per dare tutto "gratuitamente"».
Si riferisce a Giuseppe Conte?
«"Gratis" è la parola che campeggia sulla porta dell'inferno. Questo è un modo di fare politica che mi spaventa perché alimenta speranze impossibili da sostenere per lungo tempo. Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia hanno invece scelto di rappresentare un modello culturale diverso: una nazione dev' essere una comunità in cui ognuno si carica sulle spalle il peso che può. Nessuna delle persone che cerca e trova un lavoro può sottrarsi alla responsabilità collettiva».
il video di giorgia meloni contro il reddito di cittadinanza 4
Dunque?
«Quando un ragazzo di 22 anni percettore di reddito di cittadinanza rifiuta dieci offerte di lavoro, e gli viene consentito di farlo, lui sbatte la porta in faccia non solo al suo futuro, ma anche a quello del Paese. I soldi che do a quel ragazzo, sono gli stessi che tolgo a un disabile che non può lavorare, e che al massimo percepisce 300 euro».
Pensa che Fdi prenderà più voti di Forza Italia e Lega messe insieme?
«Io mi auguro che anche gli alleati di Fdi crescano. Non sono così stupido da pensare che Forza Italia e Lega non debbano mantenere il loro bacino di consenso. Non basta solo la Meloni ma serve tutto il centrodestra».
Una volta al governo, su quali temi ci sarà dialogo con il centrosinistra?
«Ci aspetta il peggior periodo economico dal dopoguerra. La politica deve capire che non occorre altra benzina sul fuoco. Non ci saranno inciuci, ma tavoli aperti a tutti per affrontare la crisi e scongiurare l'isteria collettiva. Quando si parla di spegnere le luci in città, ho il terrore di vedere le metropoli italiane trasformate in una Gotham city postmoderna: povere, spaventate, al buio, e in preda alla criminalità».