LE INTERCETTAZIONI DI LUCA ZAIA CONTRO ANDREA CRISANTI - VIDEO REPORT
1. ZAIA, CI SONO 4 MIE INTERCETTAZIONI, MA IO PARLO VENETO
(ANSA) - "Ho scoperto ci sono quattro telefonate mie, io non ero intercettato, mi hanno detto che non potevano essere pubblicate, ma non importa, sono responsabile di quello che dico, e lo confermo. ma la roba straordinaria è che io parlo in veneto e sono tutte in italiano".
Lo ha rivelato stasera Luca Zaia, a proposito delle intercettazioni diffuse da Report, intervenendo a un incontro a Cortina D'Ampezzo. "Non è una battuta - ha aggiunto - perché toni e modalità sono diverse. Al di là delle battute dico al mio dirigente che è un po' che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti. Non è vero".
anticipazione del servizio di report su zaia e crisanti 2
Ricordando quindi la polemica e le prese di posizione accademiche contro una presunta censura della ricerca accademica, Zaia ha sottolineato: "Scopro che i miei, senza confrontarsi, fanno due righe e dicono al Senato accademico 'non è vero niente', e la polemica sparisce. Mi son preso settimane di polemiche, insulti, ti fermano da tutte le parti... noi non abbiamo denunciato nessuno, non abbiamo fatto neanche esposti, non sto giocando con le parole.
ANDREA CRISANTI A PALAZZO MADAMA
Semplicemente dal primo giorno del Covid, 21 febbraio 2020, da un lato abbiamo cercato di 'cristallizzare' la storia di una vicenda che non sapevamo che decorso avrebbe avuto, e soprattutto che esiti avrebbe avuto. Io ho detto subito ai miei 'notificate alle Procure con cadenza regolare la storia di quello che stiamo facendo', perché è tutta una prova sul campo.
Noi avevamo avevano le mani nude. Io penso che abbiamo mandato bancali di carte in Procura. Tutto quello che veniva fuori, che so, una contestazione, i miei tecnici provvedevano a prendere le dichiarazioni, argomentare scientificamente e mandare alla Procura".
anticipazione del servizio di report su zaia e crisanti 1
Riguardo all'intercettazione con il direttore di Azienda Zero Roberto Toniolo, Zaia ha precisato che "stavo parlando non con un sicario ma col direttore generale, il quale dipende da me, e gli chiedo perché mandare una lettera nel momento in cui andiamo al 'vedo', perché mi han dato del bugiardo per settimane. Io - ha notato in conclusione - resto lì a far la figura del bugiardo per settimane".
2. ZAIA E L’INTERCETTAZIONE SU CRISANTI: «CREDEVO IN LUI. HO USATO UN LINGUAGGIO FORTE, MA LE CARTE DAVANO RAGIONE A NOI»
Marco Cremonesi per www.corriere.it
Presidente, ci aiuti a capire partendo dall’inizio. Quando ha conosciuto Crisanti?
«Direi sette o dieci giorni dopo il 21 febbraio 2020, il giorno in cui è partito il focolaio di Vo’ euganeo. Prima di allora non l’avevo mai incontrato, sentito o conosciuto».
anticipazione del servizio di report su zaia e crisanti 3
Luca Zaia interviene sulla polemica con il microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd, ma dal settembre del 2019 direttore del laboratorio di microbiologia di Padova. Una polemica che vede sotto inchiesta i dirigenti regionali Patrizia Simionato e Roberto Rigoli per un esposto dello stesso Crisanti.
Ma quindi Crisanti a Vo’ euganeo c’era o non c’era?
«Alla riunione del 21 febbraio 2020, no»».
Ma chi ha deciso, allora in quel caso?
«Io quella sera, sulla base di quel paziente, poi diventato il primo morto in Italia, ho deciso in totale autonomia e contro le linee guida dell’Oms che prevedevano il tampone solo per i sintomatici, di fare il tampone a tutti e 3500 abitanti di Vo’e di chiudere il Comune con la zona rossa».
Se Crisanti allora non c’era, come entra nella vicenda?
«Il professor Crisanti mi chiama dopo una settimana circa, si presenta e mi dice, testuale: “Lei ha creato le condizioni per qualcosa che non esisteva, la chiusura del Comune e i tamponi. Mi finanzierebbe i tamponi a fine quarantena, allora di quindici giorni, che così ci faccio uno studio?”. E io così ho fatto».
E allora, come mai il rapporto si è degradato?
«Parlo con dispiacere di questa vicenda, perché io il professor Crisanti l’ho coinvolto e ci ho creduto, è indubbio che sia un professionista. Il problema è che si sono susseguite polemiche, problemi, una dichiarazioni forti... Il tutto, puntualmente, sui giornali. Il che, piano piano ha deteriorato la serenità nella squadra. Ha anche distribuito ai giornalisti dei messaggi tra me e lui».
Cosa avrebbe dovuto fare?
«Guardi che lui è stato nominato fin da subito nel Comitato tecnico scientifico per il Covid che riunisce i più autorevoli esponenti della sanità, accademici e non. Lui avrebbe potuto benissimo parlare in quella sede. Anche come luogo di confronto».
Crisanti però in più occasioni vi ha accusato di aver fatto troppi tamponi rapidi...
«Mi perdoni. Noi siamo la comunità che più ha fatto tamponi nella storia. Certo, i tamponi molecolari sono il gold standard. Siamo arrivati a farne 23 o 24 mila al giorno, con uno stress altissimo per tutta la macchina».
Ma perché allora avete usato i tamponi rapidi?
«Ora, io dico... Avessimo avuto la possibilità di fare i molecolari per tutti, non c’era questione. In un giorno che prendo a caso, abbiamo fatto 24.832 test molecolari e 164.189 tamponi rapidi. E abbiamo trovato 13.094 positivi. Io dico: se tu hai 10 persone in acqua e solo tre salvagenti, agli altri butti una tanica, una corda, quello che hai... Che poi, attenzione: è quello che hanno fatto tutti».
Mi scusi: ma i tamponi rapidi erano certificati?
«Assolutamente sì, dalle autorità nazionali e internazionali. E sono peraltro quelli che in Italia abbiamo usato tutti».
E la vostra mortalità rispetto alle altre regioni?
«Le rispondo con un articolo del marzo scorso pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet. Ha valutato la mortalità da Covid sul 2020 e 2021: per l’Italia pari 227,4 morti ogni 100mila abitanti. Per il Veneto, 177,5 morti su 100mila, tra i valori più bassi di tutte le Regioni italiane».
Resta che l’intercettazione che la riguarda è antipatica. O no?
«Guardi, io non ho nulla da nascondere e mi rendo responsabile di ogni cosa che dico. Purché contestualizzata. Tra l’altro, io non ero l’intercettato. A noi tutto è stato notificato come eventuale parte offesa».
E non si è arrabbiato perché le conversazioni sono state rese pubbliche?
«Con rassegnazione, devo prendere atto che sono state diffuse intercettazioni che non potevano esser diffuse. In questo paese, ormai la normalità».
Ma quel «stiamo per portarlo allo schianto» che cosa significa?
«Significa che lui sosteneva di essere stato denunciato dalla Regione. Ne è partito un dibattito sui giornali molto importante, che ha coinvolto anche il Senato accademico di Padova. Nonostante noi avessimo detto che non era vero, la polemica proseguiva. E dunque, il linguaggio in una conversazione privata può essere stato un po’ forte, ma significa semplicemente quello: che andando a vedere le carte, il professor Crisanti ci avrebbe dovuto dar ragione. Non era una denuncia».
E perché si è arrabbiato con i dirigenti che hanno precisato che non c’era alcuna denuncia nei confronti di Crisanti?
«Per lo stesso motivo. Se lui andava avanti con il dire che noi lo avevamo denunciato, veniva fuori il problema e si sarebbe visto che non c’era niente. Ma i miei han detto di no, che la denuncia non c’era e dunque tutto si è chiuso».
Alla procura, dunque, avete mandato un esposto?
«Alla procura non abbiamo mandato un esposto, ma credo bancali interi di materiali. Ovviamente non sul professor Crisanti: ogni volta che sorgevano contestazioni o perplessità sulle scelte dei tecnici di sanità pubblica, abbiamo provveduto a informare l’autorità giudiziaria delle fonti scientifiche a supporto delle scelte. E questo è accaduto sin dal febbraio 2020».
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